M5S allo sbando: subalterno al PD e a Conte. Beppe Grillo? Non pervenuto.

di Francesco Maria Del Vigo. Alla fine, dopo giorni di insulti, minacce, promesse, ricatti e chat infuocate, i Cinque Stelle hanno capitolato. Una resa totale e incondizionata che fotografa, con grande nitidezza, la subalternità dei grillini al Partito Democratico e a Giuseppe Conte.

La sanatoria per immigrati, braccianti e colf è passata così come era stata anticipata nelle bozze di domenica scorsa. Nulla è cambiato. Anzi, a dire il vero, qualcosa è cambiato: il parere dei grillini. Prima assolutamente contrari e ora, con una giravolta circense, pronti ad approvare e giustificare lo stesso documento che avevano criticato. «Una sanatoria di questo tipo avrebbe effetti morali devastanti sul Paese», ha tuonato due giorni fa il reggente Vito Crimi. Ma ora le conseguenze devastanti rischiano di precipitare proprio sul suo Movimento.

La sanatoria, di fatto, estingue il reato di lavoro in nero per chi regolarizza braccianti o badanti. Una norma che, al di là delle opinioni politiche, può anche avere senso, ma che cozza con i principi di un Movimento che ha sempre fatto del giustizialismo estremo la sua bandiera. Lo stesso Crimi, tre giorni fa, in un momento di ritrovata coerenza, scriveva in una chat riportata dall’Adnkronos: «Più leggo la norma più mi rendo conto che qualcosa non quadra far emergere il nero abbuonando sanzioni penali significa dire ai nostri imprenditori onesti siete dei coglioni, potevate fare come noi e guadagnare di più e ora ci abbuonano tutto». Col senno di poi i Cinque Stelle rischiano proprio di passare alle cronache come gli imprenditori onesti…

La spaccatura sulla regolarizzazione è solo la cartina di tornasole di tutte le spaccature che frammentano il Movimento. Fico contro Crimi, Di Maio contro Conte, Di Battista e Paragone contro tutti.

La capitolazione sul decreto è solo un piccolo smottamento che precede una valanga. Mentre i papaveri grillini si prodigano in spettacolari arrampicate sugli specchi per giustificare l’improvvisa virata, c’è chi pensa già al passaggio successivo: «Come riusciremo a fare ingoiare agli elettori anche il rospo del Mes?». Perché, ormai è evidente, i pentastellati si genufletteranno al Partito Democratico e al premier anche sul Meccanismo Europeo di Stabilità.

Ma, a quel punto, cosa rimarrà di grillino nei Cinque Stelle? Poco.

Mai come ora il Movimento è stato così allo sbando: senza un leader riconosciuto e con un reggente costantemente sotto fuoco amico, con Luigi Di Maio che combina pasticci nazionali e internazionali e Giuseppe Conte che – arciconvinto di aver pagato abbondantemente la corsa – scalpita per mollare il taxi giallo-grillino che lo ha portato a palazzo Chigi.

Beppe Grillo? Non pervenuto. L’ex comico ormai ha raggiunto la pace politica dei sensi, blatera sul suo blog di ecologia, medicina alternativa e mobilità ma si guarda bene dal dirimere le beghe della sua creatura. Persino l’iperattivo Davide Casaleggio sembra aver perso il telecomando con il quale da Milano, in remoto, governava i suoi parlamentari. E Rousseau? L’incarnazione in terra della democrazia digitale è ferma in garage, utilizzata solo per le quisquilie. Troppo pericoloso chiedere agli iscritti cosa pensano del decretone, del Mes o della sanatoria.

Oggi, giusto per rendere l’idea, sulla piattaforma inizia una nuova, decisiva, consultazione per decidere a quali progetti assegnare tre milioni di euro nell’ambito del progetto «Ecoscuola». Progetto meritevole, ma che ci restituisce perfettamente l’idea di un movimento allo sbando che ha perso i contatti con la realtà.

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