L’oro di Napoli. di Luciana Piddiu

di Luciana Piddiu. Nell’articolo di Roberto Saviano dedicato alle ‘vite bruciate nei vicoli di Napoli’ (La repubblica del 3 Marzo ) emerge tra le righe non troppo malcelato l’orgoglio per una città definita speciale, unica nel suo genere. A Napoli – scrive l’autore – l’alchimia della città costringe a vivere vicini ricchi e poveri, onesti e disonesti, e questo stare insieme gomito a gomito a tifare la squadra di calcio negli stessi bar denoterebbe la superiorità morale della città che ha mantenuto vivo il senso dell’origine comune del proprio sentire.

Lo stesso orgoglio fu manifestato dal sindaco De Magistris nel saluto inaugurale ai partecipanti della Conferenza internazionale sulla costruzione dei tunnel, svoltosi nella Fiera d’oltremare nel maggio dello scorso anno. In quell’occasione il sindaco disse ad una platea attonita che la vera ricchezza di Napoli, il suo petrolio sono i suoi giovani, omettendo di dire che gran parte di essi abbandona prematuramente la scuola (il 34% a Napoli) senza aver conseguito alcuna conoscenza o competenza per non parlare di quelle frange di devianza giovanile che fanno le stese in pieno centro.

Alla voce di Saviano che ripropone per l’ennesima volta il suo schema ideologico secondo cui della morte del giovane Ugo Russo siamo tutti responsabili (e quindi nessuno lo è in effetti) fa eco quella del garante dei diritti dei detenuti del comune di Napoli Pietro Ioia il quale nel commentare la notizia della morte del giovane Ugo Russo ha affermato che egli è una vittima e che niente di tutto cio’ sarebbe successo se il giovane carabiniere di 23 anni avesse lasciato a casa il suo Rolex e la pistola d’ordinanza: avrebbe dovuto sapere che a Napoli non si puo’ girare con oggetti di valore. Parole stupefacenti!

In altri termini se non tieni conto di questo, quasi quasi te la cerchi la rapina mi par di capire.

Insomma alla fine della fiera è colpevole non chi punta la pistola alla tempia di un suo quasi coetaneo che amoreggia con la fidanzata ma chi – vittima di rapina a mano armata – cerca di difendere la sua vita e quella della compagna.

Il ‘povero’ Ugo era in fondo un bravissimo ragazzo che – come scrive l’ottimo Saviano – si era solo travestito da cattivo con tanto di casco e pistola. In questa fantasiosa ricostruzione dei fatti che mescola le carte, che intorbida le acque immagino che anche coloro che hanno devastato il pronto soccorso dell’ospedale vadano ‘compresi’ e ‘giustificati’ nella loro furia. Del resto hanno tutti abbandonato la scuola considerata una perdita di tempo. Non una parola da parte del giornalista sul brodo di cultura che continua ad alimentare questa realtà miserrima. Saviano invoca la mancanza di investimenti ed io mi chiedo chi puo’ aver voglia di investire capitali in una città dove l’estorsione organizzata è cosi diffusa e la qualità della vita è spesso messa a dura prova dalla mancanza di sicurezza per le strade.

Nessuno dei parenti che rilasciano interviste a destra e a manca si è preoccupato dell’abbandono scolastico da parte del ragazzo che era regolarmente iscritto ad un istituto tecnico. Saviano lamenta che non ci sono risorse per riportare a scuola i minorenni che gettano la spugna. Ci mancherebbe altro che si monetizzasse la frequenza scolastica!

Lo studio va perseguito non perché si viene pagati ma per essere liberi e consapevoli dei propri diritti e doveri e perché nel 2020 senza istruzione non si va da nessuna parte. Non sono tanto le risorse o le opportunità materiali che difettano, quanto una visione del mondo che abbia al suo centro il valore del rispetto dei propri simili, della solidarietà, della responsabilità verso se stessi e gli altri, dell‘impegno quotidiano: di vita ne abbiamo una sola e va ben spesa e non buttata via come uno straccio.

Se Ugo invece di studiare andava in giro a far rapine non per necessità materiali di sopravvivenza ma per garantirsi qualche bene di lusso o uno status di piccolo capo di quartiere non cerchiamo ancora una volta di non vedere cosa c’è dietro questi comportamenti.

E’ la vecchia cultura della guapparia che con la modernizzazione e l’avvento della società dei consumi si è saldata con la mentalità e i comportamenti camorristici.

L’esercizio della forza e la prepotenza nei comportamenti per assicurarsi un ‘potere’ o meglio un surrogato del potere: triste supremazia nei confronti degli altri quella di incutere paura. Per un attimo l’arroganza e la sopraffazione possono farti credere di essere qualcuno, di valere piu’ del poveretto che se se la fa addosso quando lo minacci. Allora, caro Saviano e caro garante, piantatela con questo vittimismo da 4 soldi per cui le responsabilità son sempre degli altri e non si centra il vero obiettivo da colpire: la cultura profondamente radicata in quella meravigliosa città che è Napoli, culla di grande civiltà, per cui è lo stato che ti deve assistere, farti da balia e tu devi solo tendere la mano per prendere. In caso contrario sei autorizzato ad esercitare la forza contro i tuoi simili.

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