L’organizzazione sociale tra il XX° e il XXI° secolo.

di Pompeo Maritati. In un tempo molto lontano, quando l’uomo barcollava indeciso ed insicuro tra i vari continenti di questo mondo, cercando altri spazi nella profondità del nostro sistema solare, pur avendo fatto straordinari passi in avanti nella conoscenza scientifica e del pensiero, nel corso del XX e XXI secolo, avvenne qualcosa di strano, di inconcepibile che dettò le basi per la formazione di una società materialistica, dove ideali, quali solidarietà e democrazia, furono soggiogati e sottomessi dai potentati economici quali le oramai scomparse lobbie delle armi e della finanza.
Gruppi di pochissime persone che insindacabilmente decidevano la sorte di decine di milioni di persone, incuranti delle sofferenze e delle atrocità loro procurate. Sulla terra, in quei tempi, l’uomo trovava alquanto gradevole e gratificante trascorrere il proprio tempo a farsi la guerra. Da una parte la biasimava, poi, girato l’angolo, approfittava di ogni piccola occasione per cercare il pretesto per guerreggiare. Le numerose manifestazione pacifiste, contro le armi, le guerre, le povertà e a favore ed i diritti civili, apparivano come delle ipocrite mesce in scena, il più delle volte manipolate proprio da coloro il cui interesse era esattamente l’opposto. Uno squallido sistema per mettere le coscienze in lavatrice. Le guerre nei secoli passati ci sono sempre state, ma in quel periodo, nonostante l’uomo avesse fatto dei grandi passi avanti nei settori delle scienze e soprattutto aveva cominciato ad attuare un vero sistema di coesione civile e democratica tra i vari popoli, iniziò a giustificare la sua innata indole belligerante, quale tutela del proprio credo spirituale. Cominciò a far prevalere non più una eventuale dottrina politica, diventate tutte obsolete, ma assecondare una visione fanatica di una fede manipolata ad uso e consumo del manovratore di turno. Alcune grandi religioni si schierarono una contro l’altra armata, rinfacciandosi e rispolverando vecchi rancori, spacciati come risolutori e propiziatori di un mondo migliore. Mai bestialità come queste furono proferite dall’uomo, addomesticando i propri credi religiosi a fini di vera mercanzia. Al precedente fenomeno che altro non era che una guerra a tutti gli effetti, per la supremazia su un territorio, per meri fini di vantaggio economico, si aggiunse un altro subdolo modo per fare la guerra, giustificato o meglio spacciato al mondo intero come missioni atte ad esportare la pace e la democrazia. Allora il mondo si convinse, attraverso la manipolazione mediatica della comunicazione, che la pace, il rispetto della dignità dell’uomo, doveva essere esportata attraverso l’utilizzo delle famigerate missioni di pace. Non erano stuoli di saggi che invadevano un territorio per convincere con le parole e le buone azioni gli indigeni ad un nuovo stile di vita, oppure favorire massicci investimenti finalizzati alla realizzazione di nuove scuole, ospedali, via di comunicazione. Assolutamente no. Le missioni di pace consistevano nel mandare nelle aree contese centinaia di migliaia di militari in assetto di guerra, procedendo poi al bombardamento di interi villaggi, con mostruosa indifferenza e cinica consapevolezza che avrebbero trovato morte certa, non solo gli eventuali oppositori di un eventuale regime ritenuto blasfemo e pertanto ostativo all’allargamento della propria egemonia economica, ma anche numerosi ignari e innocenti civili. Si proprio così, in quegli anni l’uomo aveva perso il lume della ragione. Una ragione soggiogata dall’avidità di possedere sempre più potere, rappresentato dalla gestione esclusiva di alcuni dei beni a disposizione, costringendo intere popolazioni a inumani disagi. Dilagava la fame, le malattie e la morte in molte aree della terra per assenza di cibo e di farmaci. Fenomeno sotto gli occhi di popoli che godevano indifferenti della loro opulenza, senza mai porre in essere una seria politica di solidarietà. L’uomo, in quel tempo, fu capace di scatenare un vero e proprio conflitto, coinvolgendo in quella scellerata guerra, camuffata anch’essa quale missione di pace, inventandosi, di sana pianta che la parte avversa possedeva e utilizzava armi chimiche, successivamente mai rinvenute. Tutto ciò favorì in modo plateale e soprattutto finanziariamente, le lobbie delle armi. Uno scenario tra il XX ed il XXI secolo che avrebbe fatto inorridire l’uomo delle caverne. Si, proprio così, l’uomo attraverso la sua intelligenza e dopo aver cominciato ad addomesticare e controllare molte delle forze della natura, sembrò, sotto il profilo sociale ed etico aver fatto dei grandi passi indietro verso l’inciviltà e la barbarie.Fu snaturato, svilito anche il mondo del lavoro. Nel giro di qualche anno tutte le conquiste sindacali ottenute dopo decenni di lotte, furono abolite. Lo statuto dei lavoratori fu stravolto. I contratti di categoria furono ignorati. S’inventarono nuove forme contrattuali dove milioni di giovani furono costretti a lavorare sino a 12/14 ore al giorno per una misera retribuzione che non consentiva di poter guardare al futuro. Contratti di lavoro dai nomi più assurdi: interinali, a progetto, co.co.co, partite IVA. Pare che esistessero più di 60 tipi di contratti diversi, tutti senza coperture assicurative e contributive. Intere giovani generazioni, sottopagate, senza alcun ammortizzatore sociale. Nel contempo per continuare a salvaguardare meglio gli interessi della classe al potere, allungarono la durata della vita lavorativa, per cui l’aspettativa di godere di una eventuale pensione, falcidiata anch’essa, fu portata alle soglie dei settanta anni. Elementi questi che produssero una enorme massa di disoccupati, da sfruttare e manipolare a proprio piacere. Fu sostenuto a spada tratta un principio iniquo: quello del diritto acquisito. Furono approvate delle leggi che oggi definiremmo carogna, deliberate solo per puro consenso elettorale, che con la giustizia sociale non avevano nulla a che fare. Norme che prevedevano condizioni di favore per certe determinate categorie, guarda caso sempre quelle più vicine ed utili al mantenimento del consenso, sostenute con imposizioni fiscali sempre più pesanti a carico dei ceti sociali meno abbienti. Norme queste che anche nei periodi di maggior crisi economica non venivano assolutamente modificate. Un diritto acquisito tale era e non lo si poteva toccare e nulla importava se all’iniquità politica si poneva rimedio con l’esasperata imposizione fiscale sui più deboli. Pur in presenza di grandi strati sociali che vivevano nell’indigenza, nulla fecero per rivedere situazioni di macroscopica disuguaglianza. Politici e dirigenti dello stato percepivano stipendi, pensioni e vitalizi da decine e decine di migliaia di euro, mentre una gran parte della popolazione era costretta a sopravvivere con redditi che spesso non superavano i 500 euro al mese. Una situazione raccapricciante, indegna dell’uomo che tanti progressi aveva fatto nel secolo precedente. Una vera e propria schizofrenia finanziaria, una corsa all’arricchimento veloce e a qualsiasi costo aveva fatto assumere all’uomo una dimensione di inaspettata malvagità. Cercarono addirittura di metter mano anche alla storia, modificandola a loro piacimento. Nel ripensare a quei tempi lontani, ci fa molto riflettere su come tanta gente in quel periodo deve aver sofferto non poco. Allora non ci si sposava più. Mettere su famiglia era improponibile. Due stipendi non erano più sufficienti per arrivare a fine mese e la precarietà del posto di lavoro, costituito solo da contratti a tempo determinato, non consentiva ai giovani di allora, ad accedere ad un mutuo. A loro volta le banche avevano stretto le redini del credito, prese come erano per raccapezzarsi dalla marea di sofferenze che le stavano strozzando. Governi che trascorrevano il loro tempo ad inventare nuove promesse, generalmente proferite da soggetti con scarsa esperienza e professionalità. Si toccò l’apice dell’imbecillità ritenendo che rottamare la gente adulta, o anziana, avesse potuto dare un nuovo impulso. Furono nominati ministri giovani rampanti, appena trentenni. Lascio a voi immaginare quali furono le conseguenze. Improvvisazione, ma soprattutto l’arroganza fu il segnale più negativo in un contesto dove l’esperienza, la gavetta, l’aver dedicato una intera vita alla formazione non serviva più a niente. Bastava saper gridare e battere i pugni sul tavolo più degli altri ed ecco che si aprivano orizzonti di potere. Come avrete chiaramente capito, fu un periodo nero, che resterà quale testimonianza di quanto l’uomo possa essere stupido. Il nuovo Dio che sovrastava ed imperava indiscusso, alla cui corte tutti miravano di farne parte, era il Denaro. Il potere era proporzionale alla quantità di denaro posseduto. Il Dio dei cieli, e tutte le varie divinità sparse per il mondo, avevano oramai abdicato e rassegnato il loro potere al Dio denaro. Forse proprio per questo motivo, da molti secoli questi dei avevano abbandonato la terra, visto che non si erano fatti più vedere, mentre prima erano soliti frequentare i nostri villaggi. Così mi pare di aver letto in alcuni vecchi testi. O eravamo degli ottimi e fantasiosi scrittori prima, oppure veramente gli dei di una volta, constatata la brutta china intrapresa dall’uomo, hanno preferito lasciare questa terra ed abbandonarla al suo squallido destino. Verso la fine del XX secolo e a cavallo del XXI prese corpo una serie di fenomeni tragici, scatenati dalla miopia politica di tanti governanti, tutti al soldo delle lobbie della finanza e delle armi. Le scelte politiche scellerate, generarono grandi instabilità in varie aree dell’Africa e del Medio Oriente. Persecuzioni e guerre intestine, propiziate, volute e sostenute dai governi civili dell’occidente, esclusivamente per favorire i propri interessi economici, scatenarono una grande disordine politico nell’area medio orientale ed in molti stati dell’Africa. Numerose le persecuzioni dove milioni di uomini, donne, bambini furono ammazzati, il tutto sotto l’sguardo apatico ed indifferente di una umanità che aveva perso la propria dignità. Tutto ciò dette vita ad una biblica emigrazione di milioni di persone che cercarono nell’occidente la loro speranza di vita. Milioni di persone furono costrette a lasciare le proprie terre, le proprie case, intraprendere estenuanti quanto massacranti viaggi della speranza verso un occidente, che in qualche caso ipotizzò di prender a cannonate i mezzi di fortuna che tentavano di entrare nell’Europa Unita. (In quei tempi si chiamava Europa Unita, un’altra formulazione riveniente da una politica ipocrita di quei tempi, in quanto quell’ Europa di Unito non aveva proprio niente. Non era stata adottata nessuna politica unitaria, l’unica convergenza degli stati, che allora vi aderirono, era solo monetaria. In poche parole escogitarono il modo come meglio tutelare gli interessi delle lobbie della finanza a scapito dei cittadini, riducendo giorno dopo giorno le loro capacità economiche per affrontare la quotidianità. Non pochi furono i casi di paesi messi alla fame, pur di far prevalere il rispetto di un indice finanziario. Non aveva alcuna importanza che milioni di persone tutto ad un tratto, solo per una decisione di ordine monetario si ritrovassero senza cibo, farmaci, servizi sociali. L’importante è far quadrare i conti delle banche e delle società finanziarie che detenevano le redini dello sviluppo e della qualità del vita sociale ed economica.) L’ipocrisia in quegli anni era da manuale delle giovani marmotte. Politici, scienziati, sociologi, economisti, giornalisti, tutti intorno ad un tavolo per discutere di questi fenomeni. E mentre questi discutevano su motivazioni e strategie, fornivano ipocritamente armi e sostegni finanziari proprio a quella parte di oppositori che pubblicamente combattevano e che spacciavano per fanatici. Reportage, video, foto ritraevano truppe di ribelli in mezzo ai più assolati deserti, armati di tutto punto. Non mi pare che allora in quella parte medio orientale del mondo esistessero delle grandi fabbriche di armi. Queste erano prodotte dall’occidente opulento e mascalzone, che attraverso canali secondari, riforniva, per meri interessi finanziari, questi ribelli, che nel contempo combatteva con le proprie armi sotto copertura ONU e mascherate da “missioni di pace”. Uno scenario così deleterio, privo di ogni elemento minimale di etica, non si era mai visto nella storia dell’uomo. Ulteriore elemento negativo che caratterizzò quel periodo fu un continuo degrado etico. Corruzione, clientelismo, appropriazioni indebite, falsi in bilancio, aggiotaggio dei mercati finanziari, erano la base su cui si fondava la quotidiana attività della stragrande maggioranza della gente. Un ingranaggio di malcostume che pian piano investì tutti i settori del pubblico e del privato. Nessuna attività economica, sociale e sportiva aveva luogo senza essere inficiata da corruzione. Qualsiasi esigenza della propria vita quotidiana poteva trovare eventuale soluzione solo se incanalata nei soliti rivoli della raccomandazione, corruzione, concussione e abuso d’ufficio. Ci si raccomandava anche per la sola richiesta di una mera e semplice certificazione. Era il tempo in cui la globalizzazione cambiò molte cose nella vita quotidiana delle società. Una globalizzazione che ha avuto quale punto caratterizzante e dequalificante il continuo accentramento delle ricchezze del pianeta in mano a poche persone senza scrupoli. Si cercarono di sviluppare attività commerciali e mercantili nelle aree più sottosviluppate, sfruttando la locale mano d’opera. Uno sfruttamento paritetico a quello dei tempi dello schiavismo più becero, con la differenza che da allora erano passati decine di secoli. L’uomo nell’era della globalizzazione, non dimentichiamo che era il XX ed il XXI secolo, fece un grande passo indietro. Democrazia, libertà, per la quale furono combattute tante ideologiche battaglie, erano diventate due parole quasi insignificanti, forse addirittura fuori luogo. Lo stesso uomo cominciò ad adattarsi ed a convivere con la rassegnazione che le cose dovevano andare così, arrivando al punto di ritenere che era anche giusto quel sistema. In poche parole l’uomo aveva perso veramente il “senno”. Il martellamento mediatico contribuì a massificare i cervelli, privandoli della capacità di intendere e volere. La cosa più importante era riuscire a soddisfare di tanto in tanto qualche bisogno materiale e poi, per tutto il resto non importava nulla. Il concetto di solidarietà era stato relegato nell’ambito dei vocaboli non più in uso. Se uno stava male, era per colpa sua e pertanto alla gente non importava nulla delle sue eventuali necessità, il concetto prevalente era: chi è causa del suo male pianga se stesso. Il materialismo aveva sclerotizzato gli animi. Il cuore era veramente tornato ad essere solo uno stupido muscolo, come stupido era diventato il cervello privo di una sua autonomia pensante. 
Nota conclusiva. Queste pagine, rappresentano in termini realistici quello che, tra qualche secolo, potrebbe essere il contenuto dello studio di qualche studente, che volesse prendere in esame la qualità e l’organizzazione sociale della vita degli anni a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Se veramente riuscissimo a leggere in modo distaccato il contenuto di questa radiografia sociale, forse ci renderemmo conto di quanto in effetti la nostra attuale società, sia scivolata nel profondo degrado etico, probabilmente mai riscontrato nella storia dell’umanità.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *