L’obiettivo del governo Renzi è la salvaguardia del sistema bancario!

di Gerardo Lisco. Il referendum costituzionale sul ‘ddl Boschi/Verdini’ attiene proprio il modello che il Governo Renzi persegue attraverso le politiche economiche. Non è un caso che il Financial Time, JP Morgan, Fitch, tutta una serie di agenzie finanziarie, di opinion makers e di testate giornalistiche terrorizzano l’opinione pubblica minacciando tutte le piaghe d’Egitto nel caso di vittoria del No. All’indomani del referendum sulla Brexit si è potuto leggere e ascoltare di tutto di più. Riporto di seguito alcune delle sciocchezze di quei giorni: la Scozia si preparava alla secessione, stessa cosa Galles e Irlanda del Nord. Addirittura il Sindaco di Londra si apprestava a rivendicare l’autonomia fino a trasformare Londra in una città – stato.
Nulla di tutto questo è successo. L’unica cosa concreta sono state le dimissioni di Cameron e la sua sostituzione. Il nuovo premier ha avviato la trattativa per la fuori uscita, o meglio per regolare meglio i rapporti con l’U.E., trattando con la Germania. A volerla dire tutta, e fino in fondo, la Brexit qualcosa di positivo lo ha portato anche a noi. Il primo beneficio è stato il calo dei tassi di interesse che rende conveniente, ad esempio rinegoziare i mutui in essere. Dopo la Brexit si avverte, da parte dell’UE, un certo allentamento della stretta sul rispetto dei vincoli di bilancio; infatti non è stata applicata alcuna sanzione a Portogallo e Spagna, pur avendo essi sforato il parametro del 3% del rapporto deficit/Pil. Tecnocrati e oligarchie finanziarie percepiscono che questa U.E. potrebbe non reggere più e i costi per il mantenimento dell’attuale sistema potrebbero essere di gran lunga superiori ai benefici. Eppure di fronte a tutti questi segnali, Renzi continua imperterrito con l’applicazione pedissequa di politiche economiche neoliberiste. Paradigmi economici che perfino il Fmi segnala come inadeguati e fallimentari. In un’ intervista di circa un mese fa, il vice ministro dell’economia Morando ha dichiarato che con la prossima Legge di Stabilità il Governo avrebbe proseguito con le riforme strutturali richieste dall’Ue in cambio di un’ulteriore flessibilità. Leggendo l’ultimo bollettino di Bankitalia scopriamo che grazie alle riforme strutturali di cui sopra il debito pubblico continua a crescere, la produzione industriale ristagna, altrettanto la domanda, non solo interna, ma anche per l’export e la povertà continua a crescere. Evinco perciò che sono fallimentari sia le riforme strutturali dettate dai tecnocrati Ue che l’uso che il Governo Renzi fa della flessibilità. La flessibilità viene infatti utilizzata per ristrutturare il sistema in chiave liberista e clientelare e per alimentare il blocco sociale che consente a Renzi di stare a galla. I provvedimenti che verranno portati nella prossima Legge di Stabilità, stando almeno alle indiscrezione dei giornali, hanno come obiettivo la salvaguardia del sistema bancario attraverso operazioni che mirano a redistribuire la ricchezza a favore di imprese, banche, assicurazioni e società finanziarie. Questo è il senso dell’Ape, dei tagli alla spesa pubblica per il sociale, sanità in testa, a forme di autofinanziamento dei cittadini interessati a servizi come l’istruzione, la privatizzazione e la messa sul mercato di servizi pubblici di interesse economico. L’idea di fondo che sta alla base di questa politica economica è la creazione di mercati anche dove non ce ne sarebbe alcun bisogno, né per interesse sociale, né per gli investitori privati. Secondo il Governo un sistema bancario solido agevolerebbe il credito favorendo gli investimenti. Il Governo con la privatizzazione dei servizi pubblici di interesse economico opera creando occasioni per gli investimenti privati. Contestualmente il Governo ha operato con tutta una serie di provvedimenti con i quali ha stravolto la legislazione del lavoro portando oltre ogni limite di sopportabilità sociale la flessibilità del lavoro. Tutti questi provvedimenti di politica economica sono in linea con quanto i governi hanno fatto in questi anni, in modo particolare a partire dalla crisi finanziaria scatenata nel 2007-2008. La conclusione dopo anni di ottuse politiche neoliberiste è che dalla crisi non si è ancora usciti. A meno che non sia la crisi perenne il sistema immaginato dal neoliberismo come fuoriuscita dalla crisi. Le politiche economiche che ho succintamente indicato non determinano automatismi tali per cui alla messa sul mercato di servizi pubblici economici corrisponda il pronto interessamento degli imprenditori. Chi investe lo fa perché deve realizzare un profitto e non certamente per beneficenza. Come dichiarato dalla Corte dei Conti in merito alla ristrutturazione del Colosseo da parte di Della Valle, l’intervento del privato ha prodotti costi maggiori per l’erario che se l’intervento fosse stato fatto direttamente dal pubblico. Per ritornare al punto di partenza è del tutto evidente che la “deforma” della Costituzione voluta dai “pupari” che muovono le fila di questo Governo ha il solo fine di conferire un potere praticamente assoluto a Renzi per consentirgli di operare in modo indisturbato nella ristrutturazione del sistema economico in senso neoliberista ed antidemocratico. La vittoria del No al referendum sulla Costituzione non solo impedirebbe questo disegno restauratore e classista ma creerebbe le condizioni, a maggior ragione dopo la Brexit, per rinegoziare i vincoli di bilancio, e non solo, che stanno alla base di questa Ue.

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