Lo streaming del premier!

A pochi giorni dalla prima diretta streaming – in cui Bersani perdeva la faccia, il governo e la segreteria del Pd, umiliandosi in una penosa questua nei confronti dei pentastellati in quelle consultazioni che avrebbero dovuto portare alla improbabile quanto impossibile formazione di un governo “Pd-M5S” – è andata in onda una seconda diretta web, quella di Enrico Letta.
Il neo Presidente del consiglio – ad onor del vero, forte dell’accordo che ha già in tasca con Silvio Berlusconi per un esecutivo praticamente fatto, mancano solo i nomi per la solita questione della spartizione delle poltrone – non si è “piegato” davanti ai 5stelle!
Il premier incaricato ha sì concesso al Movimento5stelle la diretta in streaming della consultazione, ma a differenza di chi ha umiliato se stesso, il suo partito ed i suoi elettori nell’inutile tentativo d’inseguire i grillini per evitare un governo con il centrodestra, stavolta ha condotto lui stesso le danze mantenendo le debite distanze: io sono il premier, voi, per vostra scelta, l’opposizione.
Ha ripetuto con garbo, ma anche con fermezza, il programma di massima che aveva annunciato dopo l’incontro col Presidente della Repubblica. Ha invitato i 5stelle ad uscire dal loro isolamento – “scongelatevi” – ma senza supplicarli!
Comunque, queste le richieste dei pentastellati al neo premier: perché il Pd non ha votato per Rodotà al Quirinale? E’ morale che la Serracchiani sia stata eletta alla presidenza della Regione Friuli pur essendo parlamentare europeo? Ecco qui la nostra proposta di legge per abolire i rimborsi elettorali ai partiti, vuole firmarla?
E qui è venuto fuori il diverso spessore politico di chi è nato e vissuto nelle segreterie di partito, di chi è cresciuto a pane e politica e di chi, invece, è appena approdato in parlamento. Letta ha spiegato le proprie ragioni con l’autorità istituzionale che gli compete e che il mandato gli conferisce, così come un maestro insegna a leggere, scrivere e far di conto alla sua scolaresca, rimanendo in cattedra senza scendere tra i banchi: il Pd aveva il suo candidato, perché avrebbe dovuto votare Rodotà? Chi viene eletto alla Regione deve dimettersi da altre cariche elettive. Infine il Presidente del Consiglio ha preso la proposta di legge che Roberta Lombardi gli ha consegnato, l’ha sfogliata e poi l’ha giustamente messa da parte: i disegni di legge si discutono in Parlamento!

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