Livelli di mercurio 7 volte più alti nei pesci.

I cambiamenti climatici, il surriscaldamento del pianeta, l’aumento delle temperature non solo stanno portando allo scioglimento dei nostri ghiacciai e ad un aumento delle precipitazioni, ma potrebbero alzare fino a sette volte i livelli di mercurio presenti nei pesci che mangiamo. E’ la conclusione alla quale sono giunti ricercatori svedesi ed americani che hanno pubblicato uno studio che spiega come con un aumento del deflusso delle acque nei mari del 15%-30%,
previsto nello scenario peggiore dei cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), le concentrazioni di metilmercurio potrebbero aumentare fino al 600% nell’emisfero settentrionale che sarebbe la parte più colpita nel mondo. Mediterraneo, la parte centrale del Nord America e l’Africa meridionale potrebbero invece registrare delle diminuzioni. Il mercurio è l’unico metallo liquido a temperatura ambiente ed è uno dei più tossici per l’uomo.La più comune forma di esposizione è quella di mangiare pesce contaminato e l’Oms lo ha inserito tra le 10 minacce più gravi alla salute, perché può provocare danni al sistema nervoso, digestivo e immunitario, così come a polmoni, reni, pelle e occhi. Sin dall’inizio dell’era industriale la presenza del mercurio nell’ecosistema è cresciuta, secondo gli esperti, dal 200% al 500% soprattutto a causa dell’uso dei carburanti fossili, ma adesso con l’aumento delle temperature – e il conseguente aumento di precipitazioni – soprattutto nell’emisfero settentrionale la concentrazione di mercurio potrebbe crescere di un ulteriore 300%-600% in base a modalità finora non ipotizzate ed emerse dallo studio dell’università di Umea. “Con i cambiamenti climatici – spiegano i ricercatori Usa della Rutgers University – ci aspettiamo un aumento delle precipitazioni in molte aree dell’emisfero settentrionale, con un conseguente aumento del deflusso delle acque nei mari. Questo significa che ci sarà un grande rilascio di mercurio negli ecosistemi costieri che sono i principali luoghi di sostentamento per i pesci che la gente mangia”. In pratica, il deflusso porta in mari e laghi materiale organico che favorisce lo sviluppo di batteri a scapito del fitoplancton.“Quando i batteri diventano abbondanti nelle acque marine e lacustri – spiegano i ricercatori – si verifica la crescita di un nuovo tipo di organismi che si ciba di questi batteri. Il problema è che ad ogni nuovo ‘gradino’ nella catena alimentare l’accumulo di mercurio, nella forma altamente tossica di metilmerucurio, aumenta 10 volte”.

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