L’Italia è ferma da vent’anni. Ma quando si desta?

Pubblichiamo qui di seguito – per i nostalgici della vecchia £ira e i sostenitori dello “stavamo meglio quando stavamo peggio” – la situazione italiana intorno agli anni 90 fotografata magistralmente da un articolo di Repubblica del 17.02.1995.
TANTO PEGGIO TANTO MEGLIO. In piena bufera monetaria, travolta dal marco sui mercati internazionali e insidiata dalle incertezze politiche interne, la lira in caduta libera ha vissuto ieri una giornata di passione, toccando il minimo storico sulla valuta tedesca. All’origine della ‘débacle’, c’è innanzitutto il rischio che la nuova manovra finanziaria da diciottomila miliardi predisposta dal governo Dini venga bloccata in Parlamento e c’è poi l’incognita sulla data delle prossime elezioni. Agli occhi del mondo, in questo momento il nostro Paese appare più che mai instabile, inaffidabile, vulnerabile. La gravità della situazione, rappresentata dal cambio arrivato alla quota record di 1.078 lire sul marco, richiede interventi drastici e immediati. E va detto purtroppo che quella in cantiere è soltanto una manovra di pronto soccorso, una bombola d’ossigeno per tentare di rianimare un sistema finanziario sull’orlo del collasso. Tutti gli esperti, in Italia e all’estero, convengono quasi unanimemente sulla necessità di ulteriori interventi, ancora più profondi e incisivi, nell’arco dei prossimi mesi. Per individuare le responsabilità più remote, occorre risalire indietro nel tempo a un malgoverno che ha provocato il dissesto nei conti dello Stato, con una miscela esplosiva di incapacità, inefficienza, clientelismo e consociativismo, spingendo il debito pubblico fino al limite dei due milioni di miliardi. Ma le responsabilità più recenti, dopo l’inversione di tendenza che negli ultimi due anni aveva aperto la parentesi virtuosa del governo Amato prima e del governo Ciampi poi, riguardano direttamente la maggioranza di centro-destra uscita vittoriosa dalle urne del 27 marzo. La verità è che, invece di alimentare sogni e illusioni con le sue promesse demagogiche, il governo Berlusconi avrebbe dovuto mettere mano tempestivamente alla crisi, per proseguire già dieci mesi fa quell’opera di risanamento che torna ora a imporsi drammaticamente. Quello che paghiamo oggi non è che il prezzo del ritardo e dell’incertezza, con l’ aggiunta degli interessi. Basta pensare al fatto che lo stesso Dini era ministro del Tesoro nel precedente Gabinetto e che il suo nome è stato indicato al Quirinale proprio dal Polo di centro-destra, per poter valutare e attribuire le colpe. Ancora più grave perciò appare adesso l’atteggiamento di Forza Italia e di Alleanza nazionale, impegnate a “remare contro” il presidente del Consiglio e il suo governo tecnico, nel tentativo di arrivare al voto in una posizione di vantaggio. L’unica logica, in realtà, sembra quella del tanto peggio tanto meglio, allo scopo di far leva sul malcontento popolare e incassare alla fine un profitto politico. Ma un calcolo del genere, laddove fosse confermato dai fatti, sarebbe però quanto mai irresponsabile e risulterebbe comunque pericoloso per tutti. Dalla rovina finanziaria del Paese, si salverebbero in pochi e non certo i più deboli. C’è da augurarsi quindi che, in un soprassalto di consapevolezza, le forze politiche e sindacali sappiano fare ciascuna la propria parte nell’interesse generale, sostenendo dentro e fuori il Parlamento la manovra d’emergenza. Anche la destra, almeno quella più autenticamente popolare, è chiamata qui a dare prova di maturità per dimostrare il proprio senso dello Stato e partecipare a pieno titolo alla vita democratica.”
Dopo circa vent’anni nulla è cambiato, a parte il fatto – gravissimo!!! – di aver scambiato un euro per due mila lire contro il cambio dell’epoca alla quota record di 1.078 lire sul marco tedesco!

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