Libertà per i pescatori sequestrati in Libia.

di Salvatore Falzone. Dal 1° settembre i pescatori della marineria di Mazara del Vallo “Antartide” e “Medea” sono rinchiusi in Libia. L’equipaggio composto da 18 persone – 8 mazaresi, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi- si trova presso il carcere di El Kuefia vicino a Bengasi.

Non è la prima volta che dei pescatori italiani si trovino ad essere fermati e arrestati/sequestrati. Per le autorità libiche i pescatori si trovavano in acque libiche. E’ dal 1973 che la Libia considera il Golfo di Sirte come parte delle sue acque interne. Nonostante la non accettazione dei principali paesi membri dell’Europa, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito, nel 2005 e poi nel 2009 i libici, inoltre, dichiaravano la “zona economica esclusiva”, i cui confini esterni non sono stati ancora tracciati.

Il caso presenta notevoli complessità visto che non esiste uno Stato libico unitario, dove il paese ha due governi, con proprie milizie e la società/comunità è fratturata tra clan, famiglie e tribù. I pescatori sono nelle mani delle milizie del generale Haftar, leader dell’Esercito nazionale libico e uomo forte della cirenaica che guida un governo non riconosciuto ufficialmente, sebbene abbia diversi appoggi (Egitto, Francia, Russia) nei vari giochi politici e concentrici del caos libico.


Sono giorni di angoscia per le famiglie e la società civile, sono stati lanciati appelli per la loro liberazione.
Significativo è stato l’incontro tra il Vescovo Domenico Mogavero e l’Imam Ahmed Tharwa, a fine ottobre, e la veglia di preghiera comunitaria. Le 18 persone sequestrate sono padri di famiglia, sono dei lavoratori che non hanno nulla a che fare con manovre politiche. Si spera e si confida nella ragione, nella fratellanza tra i popoli, nel lavoro dei vari governi e autorità interessate affinchè i pescatori siano liberati presto.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *