Liberi di indebitarci.

di Guido Occelli. La grande notizia di oggi è il successo del Governo nell’aver ottenuto un margine mai ottenuto da altri paesi della Comunità Europea in materia di sforamento del debito pubblico. Questo sforamento permetterà al nostro Paese di avere una disponibilità economica superiore a ciò che diversamente non avremmo potuto avere. Fichissimo potremmo dire. Ma in realtà cosa significa? Molti di noi si ricordano un periodo non molto lontano, in cui si entrava in un Mega Store per fare un giro e si veniva intercettati da un tizio che ti chiedeva i documenti per far si che alla fine del giro, qualsiasi cosa piacerebbe acquistare,
poteva essere finanziato, tanto per indurti a comprarlo e magari cominciare a pagarlo il doppio dopo sei mesi. Insomma, eri incentivato a indebitarti. Non sono contrario all’indebitamento, fa parte del sistema, ma a condizione che l’indebitamento sia sostenibile e non strumentalizzato per impoverirti e sottrarre il tuo avere. Oggi la Comunità Europea ci consente di indebitarci oltremodo. Da sempre distinguo tra economia reale e grande finanza. Sono la più semplice e infantile espressione della “saccoccia” (per i meno fantasiosi “la tasca”). Spesso mi capita di vedere servizi televisivi che espongono i numeri della Borsa, acromi simpatici di cui conosco vagamente il significato, altalenarsi in positivo e in negativo, uno per tutti il prezzo del barile di petrolio, cosa che pochi sanno valere 159 litri, oggi a 48$ al barile, pari a 0,30$ al litro (20centesimi di Euro). Qualcuno potrà obiettare che è petrolio grezzo da raffinare, ma il petrolio è come il maiale, non si butta nulla, neanche il pelo. Quando il prezzo scende troppo, il sistema si sente in crisi e annuncia catastrofi economiche che ci inghiottiranno senza speranze, quando in realtà se dovessi spendere una ventina di euro in meno per un pieno, magari mi comprerei un paio di scarpe in più e muovere un’economia reale e vicina alle realtà più diffuse. Siamo bombardati di dati di economia astratta e lontana dalla nostra realtà e percepita come cosa non inerente alla nostra tasca. Convinti che in ogni caso le perdite in Borsa in qualche modo dovremmo pagarla noi e che gli eventuali guadagni non ne saremmo parte reale. Oggi la Comunità Europea ci ha concesso di indebitarci nei loro confronti, qualcuno esulterà per questo come una vittoria di grande strategia di politica internazionale. La mia domanda è semplice: chi pagherà questo debito e come saranno spesi quei soldi “imprestati” a caro costo?

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