L’Europa decide le tasse che devono pagare gli italiani. Oggi l’Imu, domani pensioni e sanità!

di Luca Telese.Merkel più Macron, nasce il “Merkelon”, ecco perché l’Italia si deve preoccupare Macron più Merkel, uguale Merkelon. Attenti al nuovo vento che soffia sull’Europa, al nuovo fantasma che si aggira per i palazzi dei governi e per le cancellerie. I segnali che accendono l’attenzione su questo nuovo accordo sono diversi, e arrivano da diversi fronti, ma non sono affatto buoni per gli altri paesi dell’Unione. Cominciamo dal primo.
“L’Italia – chiede l’Europa per bocca del commissario Pierre Moscovici – deve reintrodurre la tassa sulla casa per i più ricchi”. Questa parole, che possono essere più o meno condivisibili nel merito (a seconda di che opinione si ha sulla progressività delle imposte) segnano un precedente assolutamente non condivisibile nel metodo. Siamo un paese sovrano, che attraversa un momento di drammatica debolezza sul piano dei conti pubblici: il nostro Pil langue, il nostro debito pubblico è schizzato alle stelle, e la Commissione europea immagina di poterci dettare la linea, da Bruxelles, su scelte delicate e strategiche che riguardano la sovranità fiscale dello Stato. Oggi riappare davanti a noi lo spettro del 2011, quando al governo Berlusconi arrivó la famosa lettera con cui l’Europa dettava quella che sarebbe diventata l’agenda economica del governo Monti. Il ragionamento che mi preoccupa è semplice: se oggi l’Italia viene spinta ad accettare un “suggerimento” sull’Imu, cosa mai può impedire che domani le stesse prescrizioni arrivino anche sulle pensioni, sulla spesa sociale e sul lavoro, sulla sanità, su qualsiasi tema che preveda la variazione di politiche di bilancio? Nei giorni in cui si anima questo dibattito tra Roma e Bruxelles – ed ecco il secondo motivo di inquietudine – si stringono proprio sul fisco le maglie di un muovo accordo bilaterale tra la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Angela Merkel. Le agenzie rilanciano le immagini di due uomini sorridenti: si tratta del ministro dell’Economia tedesco Wolfgang Schauble e di quello francese Bruno Le Madre. I due, rappresentazione plastica del nuovo accordo Franco-Tedesco e hanno deciso di costituire un patto bilaterale per concertare le loro politiche economiche sull’Eurozona. Schauble spiega che Parigi e Berlino potrebbero creare un sistema di tasse unitario. E di nuovo, per la seconda volta, il metodo preoccupa più del contenuto: se passa questo metodo, grazie al “Merkelon” non ci sarà più un vero governo unitario dell’Europa, ma una cabina di regia separata dove i due grandi concertano le scelte tra di loro prima di comunicarle agli altri. Terzo elemento inquietante: nelle stesse ore in cui si stringono in questi rapporti, in Germania due uomini del governo litigano sulla Grecia. Si tratta del vice cancelliere Sigmar Gabriel e – di nuovo – del ministro Wolfgang Schauble. Il primo favorevole ad alleggerire il debito greco per mantenere la parola data ad Atene quando si approvó il piano dei tagli e delle riforme presentato dal governo geco. Il secondo assolutamente contrario a qualsiasi concessione. In questo caso è a Berlino, addirittura in uno scontro tra falchi e colombe, che si decidono le sorti di un altro paese dell’Unione. Secondo Schauble, non si possono decidere nuove misure di alleggerimento senza un voto del parlamento tedesco. Il parlamento tedesco, dunque, per giunta alla vigilia del voto, viene trasformato in un soggetto decisore su di un paese terzo. Finché il Merkelon rafforza la Germania, e finché la Germania della Merkel continuerà ad essere la capitale del rigore, tirerà un cattiva aria per i paesi con i tassi di crescita più bassi e con i tassi di indebitamento più alti, primo fra tutti – ovviamente – l’Italia.

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