Letta resiste, ma il governo Renzi è già pronto!

“La batteria del governo è scarica, dobbiamo decidere se va ricaricata o cambiata”. Così Matteo Renzi di fronte all’assemblea dei deputati Pd. “Se avessimo uno smartphone è come se avessimo consumato il 19% della batteria. Ora dobbiamo decidere se ricaricarla oppure cambiarla”. Il sentiero di Enrico Letta si fa stretto e la ‘staffetta-Letta-Renzi’ a Palazzo Chigil, dopo la cena di ieri al Quirinale del segretario Pd, è un’ipotesi che va rafforzandosi di ora in ora. La palla adesso rimbalza dal Quirinale al Nazareno, sul tavolo della direzione Pd, anticipata a domani dal sindaco di Firenze. Sono in tanti a chiedere, nel Pd e in Scelta Civica, che il premier lasci e si apra una nuova fase con Renzi al comando. Ma Letta non molla la poltrona e rilancia: sale a sua volta al Colle – pochi minuti rispetto alla cena di due ore tra Renzi e Napolitano – per dire al Presidente della Repubblica che lui non si dimette e punta ad andare avanti con la fiducia del Parlamento su una nuova squadra e un nuovo programma, del quale annuncia a breve la presentazione. Troppo tardi, si mormora al Nazzareno. E il Capo dello Stato, dal Portogallo, sembra voler mollare Letta: sul governo ora la parola spetta al Partito democratico. Insomma, per il governo Letta è iniziato lo show down! E per Repubblica e Corsera il governo-Renzi sarebbe cosa già fatta! E così da oggi impazza il toto-ministri.
Graziano Delrio, il ministro più “renziano” del governo Letta, dovrebbe essere piazzato agli Interni. All’Economia sarebbe certa la sostituzione di Fabrizio Saccomanni, così come allo Sviluppo, Zanonato dovrebbe lasciare. I nomi che circolano per gli incarichi sono diversi: c’è Andrea Guerra, l’Ad di Luxottica; Tito Boeri, professore all’Economia e editorialista de “La Repubblica”; è ritornato in auge anche il nome di Fabrizio Barca, che nel governo Monti aveva ricoperto l’incarico di ministro per la Coesione territoriale. Due tecnici di profilo sarebbero comunque in campo: sono Pier Carlo Padoan e Lorenzo Bini Smaghi. L’ex banchiere centrale della Bce è da tempo molto legato a Renzi. La pattuglia dei fedelissimi renziani, oltre alla promozione di Del Rio ed al controllo dell’Economia, sarà guidata da Maria Elena Boschi, per la quale si profila la promozione a ministro delle Riforme, dopo aver svolto la stessa mansione nella segreteria del Partito Democratico. Dall’esecutivo del PD arriverebbe anche Federica Mogherini alla Difesa. Dario Nardella potrebbe ricevere un incarico importante, anche se il suo nome circola anche per l’eventuale successione di Renzi a Firenze. Roberto Giachetti, altro super renziano, andrebbe al ministero dei Rapporti col Parlamento. Dario Franceschini sarà allo stesso modo ripagato con una promozione secondo i quotidiani, visto che alla fine è stato l’uomo decisivo per alterare gli equilibri di potere all’interno del Partito Democratico. Allo stesso modo verrà ripagato anche Andrea Orlando, il capo dei “Giovani Turchi” che ha scaricato Letta ed il resto della compagine fu bersaniana. Orlando dovrebbe essere confermato nel suo incarico all’Ambiente. La presenza di Nuovo Centrodestra sarà ridotta, e dovrebbero essere confermati nei loro incarichi Lupi e la Lorenzin. Al ministero degli Esteri dovrebbe essere confermata la Bonino, mentre due storici sponsor di Renzi come Alessandro Baricco ed Oscar Farinetti potrebbero trovare spazi nella nuova compagine. Su “Repubblica” si cita anche Pippo Civati come possibile new entry, mentre per la Giustizia il favorito sarebbe Michele Vietti, attuale vice presidente del Csm ed ex deputato Udc.

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