L’Emilia Romagna e il Pd sospesi tra sardine e capitoni. di Antonio Ferrante

di Antonio Ferrante. Mancano pochi giorni alle elezioni regionali in Emilia Romagna che inevitabilmente segneranno un passaggio fondamentale per il Pd e, probabilmente, per la politica tutta.

Rispetto a qualche mese fa è nato il fenomeno delle sardine che prepotentemente e meravigliosamente si è inserito nel dibattito politico del vecchio centrosinistra e non solo, quelle piazze rappresentano, prima volta nelle storia, un monito per l’intero sistema politico italiano.

Appare chiaro quindi che dall’esito del voto emiliano dipenderà, innanzitutto, il destino del Pd nella regione più rossa d’Italia, motivo che ha spinto il segretario Zingaretti ad annunciare una fase di riflessione la cui entità sarà commisurata ai risultati delle urne.

Tra le combinazioni in campo rispetto al futuro del Pd, oltre la vittoria di Bonaccini e parallelamente quella della lista dem su quelle del centrodestra o, all’opposto, una sconfitta da parte di entrambi, può accadere che il governatore uscente si affermi attraverso il voto d’opinione personale o quello disgiunto proveniente da altre coalizioni a fronte di un Pd sconfitto, nel confronto tra liste, da quella della Lega.

Quest’ultima ipotesi per cosi dire “mediana” è probabilmente quella che crea più dubbi nel popolo dem perchè se da una parte la vittoria di Bonaccini rappresenterebbe comunque una battuta d’arresto all’ascesa delle destre, dall’altra dovrebbe spingere ad una seria riflessione interna sulle ragioni dei diversi risultati, soprattutto se ad essere determinante ai fini della vittoria risultasse il popolo delle piazze prima di quella che lo stesso Zingaretti definisce “politica organizzata” con le sue aree, i suoi Cencelli con il relativo corredo di tatticismi e strategie.

Dovesse finire così quale sarebbe la reazione della classe dirigente dem, dubbio che ogni militante si pone?

Si avrà il coraggio di aprire ad una nuova visione in grado di riconoscere concretamente pari dignità, diritto di tribuna e partecipazione tra “persone” e “politica organizzata” o, all’opposto, si proverà a nascondere la polvere sotto il tappeto rosso della vittoria per garantire, attraverso il consenso rimasto, la sopravvivenza agli attuali timonieri per qualche altro giro?

Da questo coraggio dipenderà non solo il destino del Pd ma quello dell’area progressista e riformista del Paese, se è vero che nessuno oggi può arrogarsi il diritto di stabilire quale possa essere la scelta giusta, lo è altrettanto la consapevolezza che sarebbe un atto di arroganza fatale continuare a condividere foto di piazze stracolme senza quantomeno provare ad aprire loro le porte del Pd.

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1 Response

  1. Hilton ha detto:

    Il popolo delle piazze, io parlerei del Popolo del NON VOTO + il Popolo delle schede bianche!
    C’è un POPOLO che non si riconosce più in Questi partiti, in questi segretari onnipotenti ed onniscenti.
    Il problema è che la p a r t i t o c r a z ia ha massacrato la democrazia a scapito di un gruppo di comando si fa per dire sclerotizzato ed impotente.
    Guardate la droga che scorre nelle nostre città, una miseria sempre più mordace.
    E loro parlano. Chiunque vinca in Emilia Romagna, nulla cambierà fintanto che:
    1) Non si dimezzi il n°di parlamentari.
    2) Si introduca il Referendum propositivo.

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