Le madri penalizzate sul lavoro, l’11% rinuncia ad averne uno!

di Redazione. A differenza delle nostre nonne, la cui occupazione principale era quella di fare figli prendendosi cura di loro, delle faccende domestiche e del marito, dacchè era l’uomo a portare i soldi a casa, le donne di oggi che studiano e lavorano al pari dei maschi, devono farsi in quattro se vogliono portare avanti lavoro e famiglia. E hai voglia a dire che anche il marito fa la sua parte, aiuta in casa e si adopera con i figli. Sì l’uomo dà una mano come meglio può, ma poi chi porta avanti la famiglia è sempre lei, la donna!

Essere madre al giorno d’oggi ripropone il dilemma di come conciliare il lavoro con la famiglia, specie quando i bambini sono ancora troppo piccoli per essere indipendenti.

E’ vero che c’è la parità di genere tra uomo e donna, ma questa parità non potrà mai pareggiare la bilancia di madre natura che poggia quasi sempre sulle spalle delle donne che oltre al peso del lavoro devono sopportare pure quello della maternità, della gestione della casa e della cura dei figli.

Il problema riguarda più di un terzo dei genitori italiani occupati che hanno il “coraggio” di mettere sù famiglia e ancor di più le donne che – quando non possono disporre di entrate tali da garantirsi badanti, colf, asili nido privati e baby sitter – fanno un’enorme fatica per tirare avanti la ‘baracca’.

Secondo il report Istat sull’anno 2018, il tasso di occupazione delle madri tra 25 e 54 anni alle prese con i figli piccoli, fino a 14 anni, è del 57% a fronte dell’89,3% dei padri.

L’interruzione lavorativa per chi è occupato o la mancata partecipazione al mercato del lavoro per motivi legati alla cura dei figli riguardano quasi esclusivamente le donne: l’11,1% delle donne con almeno un figlio non ha mai lavorato per prendersene cura, un valore superiore alla media europea (3,7%).

E nel Mezzogiorno, una donna su 5 con almeno un figlio dichiara di non aver mai lavorato per prendersene cura. In generale, la conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare risulta difficoltosa per più di un terzo degli occupati (35,1%) con responsabilità di cura nei confronti di figli.

Ma sono soprattutto le donne ad aver modificato qualche aspetto della propria attività lavorativa per meglio combinare il lavoro con le esigenze di cura dei figli: il 38,3% delle madri occupate, oltre un milione, ha dichiarato di aver apportato un cambiamento, contro poco più di mezzo milione di padri (11,9%).

Poco meno di un terzo delle famiglie con figli minori usa i servizi pubblici o privati, come asili nido, scuole materne, ludoteche, baby-sitter o altro.

Mentre il 38% conta sull’aiuto di familiari, soprattutto dei nonni, oppure di amici.  In generale, i servizi sono considerati costosi da chi spesso per questo motivo non li utilizza. Tra le madri di figli piccoli che dicono di non utilizzare i servizi, il 15% ne avrebbe bisogno (una quota che sale al 23,2% per chi ha figli fino a 5 anni). Le motivazioni per le quali non si ricorre all’utilizzo dei servizi sono perché troppo costosi (9,6%) oppure assenti o senza posti disponibili (4,4%).

Le lavoratrici del Mezzogiorno sono quelle che ricorrono meno ai servizi. Il 31% dei nuclei familiari con figli fino a 14 anni si avvale regolarmente di servizi pubblici o privati: al Nord il 34,5%, al Centro il 33,3% e nel Mezzogiorno il 24,9%.

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1 Response

  1. Wanda ha detto:

    Il calo demografico della popolazione Italiana, è dovuto ai pochi aiuti che lo Stato da alle donne che lavorano. In altri Paesi le mamme lavoratrici sono aiutate, da noi parole in occasioni delle Elezioni eppoi tutto torna come prima

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