Le elezioni in Russia secondo l’osservatorio Ispi.

di Attilio Runello. L’Ispi, il centro di studi internazionali di cui è direttore Paolo Magri, spesso intervistato su affari internazionali, aveva commentato il clima elettorale in Russia il 17 settembre.
La vittoria del partito Russia Unità il 20 settembre è avvenuta a seguito di elezioni che si sono svolte in assenza di osservatori internazionali, in un clima in cui non sono mancate le intimidazioni.
Il timore maggiore è dato dalle manifestazioni di piazza che non ci sono state.
Il partito di Putin ha vinto con il 49 % e con un partito comunista che ha quasi toccato il 20%.
Dai commenti dell’Ispi appare chiaro che il ruolo del partito comunista è quello di una opposizione di facciata e che sino ad oggi nella Duma ha quasi sempre votato insieme e Russia Unita.
Un certo malcontento per il partito di Putin dipende principalmente dal sistema pensionistico che peggiora le condizioni per i lavoratori, ma anche per una economia stagnante forse anche a causa delle sanzioni internazionali e del rublo debole.
Per Putin votano militari, dipendenti pubblici, pensionati.
“Le fondamenta del progetto sono state gettate lo scorso anno, quando il parlamento uscente aveva approvato con il 79% dei consensi la modifica alla Costituzione che permetterà a Putin di restare al potere fino al 2036. Troppo rilevante, dunque, la posta in gioco per potersi permettere un insuccesso. Ecco che per evitare ‘intoppi’, le elezioni per il rinnovo dei 450 seggi del parlamento russo sono state le meno libere mai tenutesi negli ultimi anni: esclusione di aspiranti candidati, restrizioni ai media, pressioni sull’elettorato e prevedibili brogli facilitati da nuovo sistema di voto da remoto, (su pc e da cellulare).” commenta l’articolo dell’Ispi.
I Liberaldemocratici al 7,55. Il Partito di Russia Giusta al 7,3 per cento e Nuovo popolo, il quinto partito entrato alla Duma, al 5,37.
Il sistema elettorale prevede uno sbarramento del 5%.

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