Le Banche Italiane: solito ostacolo alla ripresa! di Yvan Rettore

di Yvan Rettore. Quando nel DPCM relativo ai prestiti garantiti dallo Stato alle imprese per favorirne il rilancio ho letto che la loro effettiva erogazione sarebbe avvenuta attraverso le banche, confesso di essere rimasto scettico a riguardo.
Non tanto per la burocrazia, male cronico del nostro Paese, quanto piuttosto per come è solito comportarsi il sistema bancario nostrano.
Quest’ultimo è ormai completamente privato ed è stato tenuto su per anni grazie ad una notevole mole di contributi statali onde evitare i fallimenti di non pochi istituti di credito.
Già allora, contrariamente a quanto si sperava, tutto questo denaro non ha mai comportato una maggiore apertura del sistema creditizio italiano nei confronti delle imprese ed è rimasto in gran parte ermetico nel finanziare una reale ripresa dei vari settori economici del nostro Paese.
In sintesi si potrebbe dire che le banche italiane sono sempre state pronte ad incassare denaro pubblico ma quando invece si è trattato di farlo uscire per sostenere gli imprenditori nelle loro rispettive attività una disponibilità analoga non c’è mai stata.
Non è un caso quindi che anche dopo l’entrata in vigore del DPCM “Cura Italia”, questa attitudine prosegua.
Sicuramente la solita burocrazia degli enti pubblici ha le sue colpe ma che ci si metta anche il sistema bancario a creare ulteriori intralci e rallentamenti, questo è davvero il colmo.
Aggiungiamoci poi esperti e giornalisti che puntano il dito contro lo Stato dicendo che non ci saranno abbastanza fondi per poter erogare tali prestiti e il quadro appare completo.
Ovviamente dimenticano lor signori di dire che non sarà lo Stato a dovere fornire le liquidità inerenti tali prestiti ma le banche.
E queste dovranno farlo sulla base di garanzie avanzate dallo Stato stesso, che saranno del 100% per prestiti fino a 25.000 Euro e del 90% per quelli superiori a tale somma.
Detto questo, è un vero peccato che l’intero sistema bancario italiano sia stato privatizzato perché se la Banca Commerciale Italiana, il Credito Italiano e il Banco di Roma (tutte appartenenti al defunto IRI) fossero ancora in mano pubblica gran parte di questi ostacoli non ci sarebbero stati e non si dovrebbe assistere alle ennesime scene di opportunismo degli attuali istituti di credito.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *