Lavorare meno, lavorare tutti: il sogno degli italiani.

Esiste un paese dove si vive bene, dove la qualità della vita è migliore perchè si lavora meno e si guadagna di più, dove c’è più tempo libero da poter spendere per se stessi, per la famiglia e per gli altri, senza dover affrontare grosse rinunce da scontare poi in busta paga. E questo paese non è molto lontano da noi. Stiamo parlando dell’Olanda, dove la settimana lavorativa è cortissima, appena 29 ore (grosso modo 4 giorni, poco più di un part-time italiano), e la paga ottima: 35mila euro di reddito medio all’anno. L’Ocse ha stilato una singolare classifica dove sono riportati i primi 10 Paesi per rapporto tra orario di lavoro e retribuzione. L’Italia, per la verità, sulla carta non se la passa malissimo: è decima, con 36 ore settimanali e un reddito medio di 25.500 euro. Dati che, forse, fanno a pugni con la realtà di tutti i giorni, una realtà fatta di disoccupazione e precariato, di stipendi troppo bassi se rapportati al caro vita e al livello di pressione fiscale tra i più alti al mondo. 
In Olanda, come detto, la media è di 29 ore di lavoro a settimana e un salario di 35mila euro all’anno. Numeri che riguardano l’86% degli impiegati, mentre il 12% dei maschi che vivono ad Amsterdam lavorano a part-time (ma con stipendi decisamente più alti della media italiana). “Obbligatori” i congedi parentali per padri e madri e le vacanze pagate, con assistenza medica e benefit garantiti. Il welfare che tutta Europa sogna. 
La Danimarca segue a ruota: si lavora di più (33 ore a settimana) ma si guadagna tanto (35mila euro il salario medio), all’insegna della cosiddetta flexsecurity e del ricambio generazionale. Il Nord Europa si conferma all’avanguardia per i diritti dei lavoratori, con la Norvegia terza nella classifica Ocse: 33 ore di lavoro a settimana e 33mila euro all’anno di salario, con 21 giorni di ferie pagate e addirittura 43 settimane di congedo parentale (53 se si rinuncia allo stipendio pieno). L’Irlanda dal punto di vista finanziario non ha passato bei momenti, ma sul lavoro è decisamente blindata: settimana da 34 ore e reddito medio di 38mila dollari, che le garantiscono il quarto posto. Anche se qui la settimana corta è più un segno della crisi economica che non uno “stile di vita”. E la locomotiva d’Europa? Solo quinta: la Germania con 35 ore a settimana e 30mila euro di reddito medio ha incentivato la settimana corta con 5 miliardi di fondi. Anche grazie a queste misure il tasso di disoccupazione è appena del 5 per cento. Seguono in classifica la Svizzera (35 ore, reddito medio di 37.500 euro l’anno), il Belgio (35 ore e33mila euro), la Svezia (36 ore e 28mila euro), l’Australia considerato il Paese guida al mondo per qualità della vita (36 ore e39mila euro). E, decima, come preannunciato, ecco l’Italia: alla settimana lavoriamo (chi è fortunato) 36 ore mentre il reddito medio è di 25.500 euro l’anno, con quattro settimane di vacanza ma senza benefit e garanzie sempre più comuni nel resto del Vecchio Continente.
Lavorare meno, lavorare tutti. Avere più soldi in busta paga e più tempo libero a disposizione. Questo chiedono tutti gli italiani che campano di stipendio, e questa è la strada da seguire per rilanciare l’economia e i consumi interni. Ma la politica, la buona politica, è sorda a questo appello. E così accade che nel Belpaese c’è chi si abbuffa e chi muore di fame, chi lavora troppo e troppi che lavorano poco, o addirittura mai. Stiamo sprofondando nella crisi più nera dal dopoguerra ad oggi, da quando, almeno allora, si riuscì a distribuire lavoro e ricchezza in maniera più equa per tutti. Ma quella era l’epoca del ceto medio. Oggi il ceto medio rischia di scomparire per sempre sotto i violenti colpi di una crisi senza precedenti e la buona politica non fa nulla per salvarlo, forse proprio perché l’attuale politica non ha più niente di “buono” da offrire ai cittadini!

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