L’atomizzazione della società italiana.

di Gerardo Lisco. Ciò che appare evidente dal Rapporto Istat sulle condizioni socio – economiche dell’Italia è che le oligarchie hanno portato a compimento il processo di riorganizzazione sociale finalizzato all’affermazione della loro egemonia. Come viene riportato nel “Rapporto” la classe operaia è la piccola borghesia, ossia le classi sociali che per decenni hanno costituito la base della Democrazia, sono scomparse sostituite da una massa di individui incapaci di costruire un blocco sociale alternativo a quello dominante.
Ciò che mi colpisce del “Rapporto Istat”, a parte il numero dei poveri in forte crescita e tutta una serie di altri indicatori che descrivono una Società in sofferenza che ha di fronte a se un futuro a tinte fosche, è appunto il dato relativo alla fine della classe operaia e della piccola borghesia. Siamo in presenza della totale “disorganizzazione”sociale. Una Società fatta di individui soli, con una esistenza precaria, ha fatto si che essa coincidesse con il Mercato. Della solitudine esistenziale, vera “malattia mortale”, del secolo ne sono prova i giovani che continuano a vivere in famiglia; relazioni sociali “liquefatte”; la crisi dei tradizionali luoghi di socializzazione. La stessa famiglia, società naturale, è sotto attacco. L’introduzione di tecniche riproduttive “altre” rispetto a quelle naturali mirano a ridurre l’atto riproduttivo da un fatto sociale all’acquisto di un bene sul mercato ad opera di un consumatore. L’utero in affitto cos’è se non acquisto di un servizio sul mercato? Con la fine della famiglia cessa anche l’ultimo luogo di protezione sociale dell’individuo. Per raggiungere il fine dell’atomizzazione sociale i ceti egemoni hanno fatto leva sull’idea di libertà. Non è un caso che il dibattito sui diritti individuali prevalga su quello dei diritti sociali. La Sinistra stessa baratta i primi con i secondi. Peccato solo che la libertà così intesa è il diritto dei pochi contro la deprivazione della moltitudine. La sovrapposizione di Società e Mercato ha fatto si che le classi sociali si diluissero in una indistinta moltitudine che diventa, di volta in volta: opinione pubblica, consumatori, produttori o semplicemente, sul piano più strettamente politico, “popolo”. Altro indicatore dell’atomizzazione sociale è la crisi dei corpi sociali intermedi. In primis sindacati e partiti politici. I primi ridotti a burocrazie, i secondi a lobby attraverso le quali le oligarchie organizzano la rappresentanza politica. Gli unici che ancora si iscrivono ai sindacati sono i pensionati. Memori di un’altra epoca. I lavoratori, data la fisionomia assunta dal lavoro, non si sentono più rappresentati. Percepiscono il sindacato come parte dell’establishment. I partiti politici non sono più un’ organizzazione strutturata con una propria cultura politica in grado di portare a sintesi la pluralità degli interessi in nome della coesione sociale e dell’appartenenza alla comunità più vasta rappresentata dallo Stato – Nazione. I partiti sono liste personali, privi di regole democratiche, con il militante sostituito dal consulente di comunicazione, dal pubblicitario e dall’esperto di marketing. Tutto questo coerente con un sistema politico nel quale le elezioni sono un mercato oligopolistico, i prodotti offerti sono uguali, l’impacchettamento conta più del contenuto. Non è un caso che l’astensione interessa circa la metà del corpo elettorale. Dal “Rapporto Istat” emerge in modo chiaro la disaffezione verso la partecipazione politica e il ripiegamento verso il volontariato. Esempio anche questo della fine del “politico”. Macron nel suo programma elettorale ha posto grande attenzione al volontariato. Dato questo da cui si evince una trasformazione sociale che valica i confini nazionali. Questo è uno dei tanti indicatori del superamento della concezione del welfare pubblico e universale a favore dell’intervento caritatevole e quindi del mercato. Nell’incontro a Bari dei Ministri Economici dei G7 Padoan ha parlato di uno sviluppo centrato sulla coesione sociale. Il pensiero di Padoan esprime una contraddizione in termini. Il mercato, nell’accezione liberista, non ha nulla a che vedere con la coesione sociale. La logica del mercato è quella dell’homo homini lupus. La coesione sociale viene favorita da una forte identità comunitaria. I gloriosi trent’anni socialdemocratici del XX secolo sono stati tali perché i fondamenti erano nell’identità di classe, nella Democrazia, nello Stato – Nazione, nella Comunità di appartenenza. Nella Resistenza italiana e più in generale europea al nazifascismo, era il patriottismo, il valore più forte di appartenenza a una comunità, il vero collante capace di favorire la coesione sociale. Oggi una forza politica anti establishment, in aggiunta a valori quali: lavoro, giustizia sociale, uguaglianza, democrazia deve far proprio anche quello di patriottismo. Può esistere una forza politica di Sinistra Patriottica? Ricordando i discorsi di Sandro Pertini penso proprio di si.

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