La riforma nascosta che cambia l’Italia: diminuisce il potere del Parlamento e dei partiti, cresce quello delle Regioni e dei loro presidenti.

di Francesco Alberoni. Continuiamo a ripeterci che il Parlamento, dove più del 30% dei seggi è occupato dai grillini, non rappresenta più il Paese.

Però continuiamo anche a ripeterci che, visto che non ci saranno nuove elezioni, questa situazione continuerà intatta fino a fine della legislatura, nel 2023.

Infatti non esistono meccanismi per colmare questo vuoto di rappresentanza democratica.

Fanno meglio di noi gli americani che hanno elezioni di medio termine.

Ma cosa succede quando, invece, come qui le istituzioni non prevedono un cambiamento?
Può nascere un nuovo movimento o un nuovo partito, sbriciolarsi il partito grillino. Ma tutto questo non colma il vuoto di rappresentanza.

In questo caso si intravede un possibile sviluppo perché, se il Parlamento non rispecchia più l’orientamento politico del Paese, questo si è già affermato a livello regionale. Dove su 20 Regioni 15 sono del centrodestra e dove, dopo il Covid, è molto cresciuto il loro potere rispetto allo Stato centrale.

Inoltre sono molto aumentati la notorietà, il prestigio e il credito di numerosi presidenti di Regione che, essendo eletti direttamente, appaiono vera espressione del loro elettorato.

In sostanza, mentre il potere del Parlamento e dei partiti diminuisce, cresce quello delle Regioni e dei loro presidenti che chiedono maggiori autonomie, cioè più poteri. E la conferenza Stato-Regioni potrebbe portare al formarsi di coalizioni di Regioni o addirittura diventare una specie di Bundesrat, che compensa lo squilibrio del Parlamento.

Gli italiani sono maestri per inventare novità e una situazione bloccata come quella attuale è l’occasione per una profonda trasformazione della struttura dello Stato e dei partiti.

Forse l’Italia si sta avviando verso un nuovo tipo di stato federale o confederale che può essere molto utile come modello anche per l’Europa, ancora più rigida e bloccata di noi.

You may also like...

2 Responses

  1. Alex ha detto:

    Mi meraviglia la Sua superficialità! Guardi che in italia, ormai da un pezzo, contano meno di niente il parlamento, le province o le regioni o altre fittizie rappresentanze istituzionali. In questa sempre più desolata landa, quelle espressioni pseudoistituzionali, sono al soldo del potere finanziario glebalista. Non lo ha ancora capito? Finquando non si avrà il coraggio di decidere se esser sudditi della finanza internazionale, oppure godere di una propria autonomia, soprattutto monetaria e linguistica, la situazione non è che rimarrà la stessa, ma peggiorerà progressivamente. Le prospettive non sono per niente buone: proprio in questi giorni, l’italico volgo ha riconfermato la sua fiducia al piddino Rometti (la parte iniziale del suo cognome deve essere adeguata alle circostanze per ragioni di orwelliana convenienza), all’illetterato bibitaro scugnizzo partenopeo, allo pseudodemoparaclito dei morti di fame e al clickocratico giullare nostrano. Con questi campioni alla guida, sicuramente si andrà lontano!

  2. Giacomo-TO ha detto:

    La Costituzione in origine, aveva pensato le REGIONI come organo di decentramento e non come Parlamentini&onorevolini.
    Il Centrodestra ha stravolto la Costituzione, pensiamo all’abolizione delle province elettive delle quali nessuno parla. La riforma RENZI non è passata ma le Province, nel silenzio di tutti non tornano elettive.
    Ma di cosa stiamo parlando: Ma non vediamo quello che succede, ci hanno messo la benda sugli occhi:Cosa aspettiamo a togliercela?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *