La Raggi si ricandida per far sprofondare Roma.

di Francesco Giubilei.Vado avanti”, non poteva esserci slogan peggiore da parte di Virginia Raggi per annunciare la propria ricandidatura alle comunali di Roma del prossimo anno. Già ci immaginiamo i commenti nelle borgate alla notizia della nuova discesa in campo della sindaca grillina: Ah Virgì no, tutto ma nun andà avanti”. Saggezza popolare, si direbbe in questi casi.

Già, perché a giudicare dai quattro anni di amministrazione pentastellata, ci sarebbe bisogno di tutto tranne che di continuità. Non solo la Raggi non è riuscita a risolvere gli atavici problemi di Roma ma ha aumentato il divario tra la capitale italiana e le omologhe europee in modo drammatico.

D’altro canto il confronto è impietoso anche con le altre grandi città italiane, Milano in primis che negli ultimi anni è vistosamente migliorata mentre Roma non solo con ha compiuto significativi passi in avanti ma è sprofondata sempre più in basso.

Tra cumuli di rifiuti, gincane tra le buche nelle strade, quartieri in preda alla criminalità organizzata con negozi dati a fuoco, trasporti pubblici sempre più inadeguati, avere il coraggio di ripresentare la propria candidatura significa essere scollegati dalla realtà.

In effetti, a giudicare dalla comunicazione della Raggi, in particolare sui social, il sindaco grillino sembra non essersi resa conto del ruolo che ricopre con post autocelebrativi per sottolineare interventi di ordinaria amministrazione che in qualsiasi città di provincia passerebbero sotto silenzio ma che a Roma vengono elogiati come grandi opere.

Parla di anello verde quando numerosi parchi della città sono in condizioni pessime tra erbacce, sporcizia e degrado, sottolinea la necessità della mobilità sostenibile ma, invece di costruire piste ciclabili sicure e con continuità, ritiene sia sufficiente tracciare linee con vernice gialla (con gravi pericoli per i ciclisti). Senza contare lo scellerato “piano sampietrini” con cui si sostituiscono i tradizionali sampietrini con colate di cemento che – facile previsione – tra pochi anni lasceranno spazio alle buche.

Incapace di risolvere i problemi di Roma, Virginia Raggi è invece ossessionata dalla toponomastica e dal pericolo fascista, ultime prese di posizione in ordine di tempo sono il no al museo sul fascismo e la volontà di cambiare nome alla fermata della metropolitana di Amba Aradam.

Votata da un elettorato trasversale e postideologico ma anche da molti scontenti di centrodestra, il suo mandato ha avuto un preciso orientamento politico che l’ha resa a tutti gli effetti un sindaco di sinistra.

Ma il vero problema è un altro: oggi a Roma manca una visione per i prossimi anni e la consapevolezza del proprio ruolo di capitale d’Italia e della cristianità mondiale, governata da una classe dirigente che vive alla giornata (e di cui Virginia Raggi è il degno rappresentante), non esiste un progetto di rilancio per una città che è incapace di pensare in grande tra cattiva amministrazione, criminalità e corruzione ancora troppo diffuse. 

Più che andare avanti sarebbe stato un gesto di buon senso fare un passo indietro.

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