La politica non si taglia. Affossato il riordino delle Province!

Quel che resta di questa traumatica “parentesi tecnica” è solo un vecchio loden e l’Imu: il più grande salasso perpetrato nella storia della Repubblica ai danni dei cittadini, rei di possedere quattro mura!!! Per il resto nulla è cambiato! Tutto è come prima… Bersani, Berlusconi, Fini, Casini, i mercati, lo spread, le solite chiacchiere di giornali e televisioni, e tanti, tanti ‘grillini’ pronti a saltare sugli scranni di Montecitorio! Ma la politica non ci pensa affatto a tagliarsi, anzi rafforza benefit e privilegi: la poltrona non si tocca! E così chi credeva che almeno i tecnici riuscissero laddove la politica neppure osa, deve ammainare mestamente ogni speranza di cambiamento. Alla fine vincono sempre “loro”! E anche ciò che sembrava cosa fatta come il “taglio” delle Province è stato affossato da una valanga di emendamenti e dai tempi stretti imposti dalla crisi di governo. Di questo hanno preso atto i senatori della Commissione Affari Costituzionali del Senato, dopo una riunione ‘notturna’ a cui hanno preso parte anche il ministro per la P.A. Filippo Patroni Griffi e il suo collega per i Rapporti col Parlamento Piero Giarda. Deluso il presidente dell’Upi Antonio Saitta, secondo il quale sulla mancata conversione del decreto 188 hanno pesato i localismi e “chi vuole conservare così com’é l’organizzazione attuale dello Stato“. Intanto oggi si terrà a Palazzo Madama una riunione dei capigruppo per studiare il da farsi, anche se le speranze di far cambiare rotta al dl sono pochissime. Che la riunione di ieri potesse portare a un nulla di fatto lo si era già capito nel fine settimana dai discorsi della maggior parte dei componenti della 1ª Commissione del Senato, che dall’annuncio del premier Monti dell’inizio della crisi non riuscivano più a vedere possibili approdi utili, soprattutto alla luce dell’inserimento delle pregiudiziali di incostituzionalità in aula, annunciata oggi dal Pdl Oreste Tofani, e dalle minacce, sempre in questo senso, lanciate dalla Lega Nord. Sulla mancata conversione del decreto hanno quindi pesato gli oltre 140 subemendamenti (a fronte dei 5-6 maxiemendamenti messi insieme dai relatori Bianco e Saltamartini), arrivati in Commissione, la cui discussione avrebbe procrastinato oltre misura i tempi per una possibile approvazione. Deluso il ministro per la P.A. Filippo Patroni Griffi: “Il governo ha fatto ciò che doveva fare, ma la situazione non si poteva sbrogliare come del resto hanno confermato questa sera i capigruppo in Commissione”, ha spiegato all’uscita dalla Commissione. “Il governo ha fatto insieme al Parlamento un buon lavoro fino alla spending review – ha riconosciuto il ministro – ma poi si sono imposti alcuni ‘giochi’ in Parlamento”. …che tristezza!

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *