La pillola antivirale, un’alternativa al vaccino?

L’ultima arma contro il Covid potrebbe chiamarsi Molnupiravir. Si tratta di un antivirale generico, allo studio da circa 10 anni e sperimentato contro il Covid con risultati molto incoraggianti, al punto che l’autorità americana che sovrintende ai test (la Food and Drug Administration – FDA) ha deciso di interrompere la sperimentazione in anticipo. Allo stesso tempo, il governo Usa ha pagato 700 dollari l’uno 1,7 milioni di cicli, equivalenti a 2 pillole al giorno per un totale di 5 giorni.

Nello specifico, il farmaco della Merck, che fuori dagli Stati Uniti è conosciuta come MSD, ha dimezzato i rischi di ricovero tra i positivi che hanno preso parte alla sperimentazione. Inoltre, se tra coloro chi ha assunto il placebo si sono registrati 8 morti, nessuno è deceduto per il Covid tra coloro che hanno affrontato il percorso di cura con il promettente antivirale.

Non soltanto Merck, anche altre case farmaceutiche si stanno muovendo con le proprie pillole contro il Covid.

Dovrebbero arrivare nella prima metà del 2022 altre due pillole, da Pfizer e Roche, che insieme a Molnupiravir, atteso negli Usa per il prossimo mese, completano i tre antivirali, su circa 250 allo studio, che hanno raggiunto la fase di sperimentazione avanzata. I test consistono nella somministrazione dei farmaci ai positivi ed eventualmente, ma non è ancora deciso, ai contatti stretti dei positivi. In questo secondo caso si tratterebbe di verificare l’utilità di una somministrazione dell’antivirale a chi ancora non ha manifestato nessun sintomo.

Per il momento, gli antivirali non rappresentano un’alternativa al vaccino. È chiaro infatti che, non avendo ricevuto l’approvazione, è impossibile trovarli in commercio e assumerli al di fuori dei programmi di sperimentazione.

Inoltre hanno pregi e difetti: la sperimentazione deve rispettare un iter più complesso rispetto ai preparati e, anche dal punto di vista chimico, i farmaci anti Covid risultano più difficili da preparare. Inoltre vanno assunti ai primi sintomi, pena la loro inefficacia nel trattamento contro l’infezione.

A differenza dei vaccini, tuttavia, funzionano anche su persone immunodepresse perché attaccano direttamente il virus invece che addestrare il sistema immunitario a riconoscere il Covid.

You may also like...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *