La Juve va in gita a Zagabria e rifila 4 pappine alla Dinamo.

Se tutto fila liscia, se tutto va come deve andare, i bianconeri quest’anno non li ferma più nessuno! Ma lo sport non è matematica, dipende da una serie infinita di fattori tra i quali anche la fortuna. Per cui i bianconeri fanno bene a tenere le dita incrociate e a
toccare ferro quando s’intonano cori trionfalistici. Prima bisogna vincere e solo dopo ci si bea e si festeggia! Comunque, la Juve travolge la Dinamo Zagabria 4-0 e svetta in testa al girone, al Maksimir decidono tre campioni arrivati in estate (Pjanic, Higuain e Dani Alves) e si sblocca Dybala, al primo timbro in stagione. Tutto facile per i bianconeri che impiegano poco più di 20 minuti ad abbattere il fortino della Dinamo. Sopic prende spunto dal Siviglia per provare a imbrigliare i bianconeri: in campo è di fatto un 4-5-1 con dieci giocatori a difendere la porta di Semper. Ma non fa i conti con Pjanic, che anticipa il portiere Semper su lancio di Bonucci che si tramuta in assist dopo il doppio liscio dei centrali della Dinamo. E poco più tardi arriva il raddoppio, Pjanic inventa per Higuain (prima rete in trasferta) che stoppa di petto e infila la Dinamo d’autorità. Il tasso tecnico pende clamorosamente dalla parte dei bianconeri, costantemente in controllo e in possesso di palla, la Juve domina, pronta a colpire appena si presenta l’occasione. La Dinamo fa paura a Buffon solo con un colpo di testa che si infrange sulla traversa di Schildenfeld, e i bianconeri la chiudono a inizio ripresa con Dybala. Paulo da fuori area scarica in rete tutta la sua rabbia per il 3-0, Allegri – dopo aver avuto le risposte che voleva – nel secondo tempo risparmia Pjanic (toccato duro da Soudani alla caviglia a inizio partita), e sperimenta: Cuadrado interno di centrocampo, e Pjaca in campo al posto di Barzagli. La Juve passa a quattro in difesa ma continua ad attaccare. Dani Alves (tre reti nelle ultime tre partite considerando l’autogol a Palermo) cala il poker con una punizione deviata a 5 minuti dalla fine. 

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