La Costituzione 2.0

Siamo un Paese vecchio, un Paese da riformare e tutto da reinventare! Anche la Carta Costituzionale ha fatto il suo tempo e andrebbe opportunamente rivisitata e adeguata ai nostri giorni, almeno per evitare certi anacronismi.
Detto, ma non fatto. Nei programmi dei partiti e soprattutto nei talk show, quasi tutti i politici, ad onor del vero, si erano pronunciati per una riduzione del numero di deputati e senatori che affollano numerosissimi gli scranni di Montecitorio e di Palazzo Madama con sempre maggiore dedizione al perseguimento dei propri affari e ben più scarsi risultati nella direzione del bene comune.
Tant’è che nella recentissima campagna elettorale, cavalcando l’onda del malcontento e dell’anti-politica, si era invocata da molte parti la necessità di una drastica cura dimagrante, ma più che per ridurre effettivamente il numero dei parlamentari e i loro stipendi, magari in un prossimo futuro, vieppiù per accaparrarsi il maggior numero di voti nell’imperativo categorico quanto impellente delle urne.
Sappiamo tutti qual’è la realtà dei fatti e quanti degli eletti, una volta conquistata la poltrona e spartita la torta, si siano poi messi a dieta.
E proprio oggi – ai sensi dell’articolo 59, secondo comma, della Costituzione – il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha creduto, bene ed opportuno, stigmatizzare l’ennesimo fallimento della politica italiana, nominando a vita natural durante altri quattro senatori: il maestro Claudio Abbado, la professoressa Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano e il professor Carlo Rubbia, che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico, artistico e sociale.
Per carità di Dio – ma anche per scarsissima volontà di una Nazione ormai in ginocchio e di un popolo sempre meno sovrano e messo sul lastrico da un debito pubblico senza precedenti – tanto di cappello a coloro che sì grande lustro hanno conferito alla Patria con il loro ingegno e la loro opera. Ai neo senatori porgiamo, unitamente al Capo dello Stato, il nostro grazie per ciò che hanno fatto e i nostri migliori auguri per ciò che potranno mai fare in Senato.
Ma forse la criticità dell’attuale situazione politica, sociale ed economica del Paese avrebbe imposto di soprassedere, almeno per questo giro di legislatura.

IL COMMENTO. di Daniela Santanchè. Complimenti e congratulazioni ai quattro nominati. Ma sono molto rammaricata e profondamente dispiaciuta per l’unico che doveva essere nominato senatore a vita e non lo è stato, ovvero Silvio Berlusconi. Sarebbe stato il migliore e la persona con più titoli e più meriti. Senza nulla togliere ai quattro nuovi senatori a vita, credo però non siano paragonabili a Berlusconi.

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