La Consulta: è lecito l’aiuto al suicidio in casi come quello di dj Fabo.

di Redazione. La sentenza della Suprema Corte sulla liceità dell’aiuto al suicidio, nei casi come quelli del Dj Fabo, ci riporta indietro agli anni delle polemiche quando l’Italia era spaccata in due sulla questione dell’aborto, oggi legge dello Stato.

Infatti così come per l’aborto, anche per il suicidio assistito l’Associazione medici cattolici italiani  (Amci), ha annunciato quale sarà la risposta dei camici bianchi iscritti all’associazione ad una eventuale legge sulla materia: “Almeno 4mila medici cattolici sono pronti a fare obiezione di coscienza nel caso in cui, a seguito della pronuncia della Consulta, il Parlamento italiano legiferasse a favore del suicidio medicalmente assistito”. 

La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), dopo la sentenza della Consulta che apre al suicidio assistito prevede “una forte resistenza da parte del mondo medico” e chiede al Legislatore “che chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico”. 

E non si è fatto attendere neppure il parere dei vescovi italiani sul fine vita che hanno così espresso tutto “il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale. La preoccupazione maggiore – afferma la Conferenza episcopale italiana – è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I vescovi confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati”. 

Ma c’è anche chi ha accolto con entusiasmo la sentenza dei giudici, come Marco Cappato che ha così commentato: “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi anche quelli che non sono d’accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”. 

Sulla stessa linea Beppino Englaro, il padre di Eluana: “Marco Cappato si è esposto, ha avuto coraggio ed è stato un pioniere e quindi merita di essere ringraziato. Tutte le persone che si trovano nelle condizioni simili a quelle in cui era Dj Fabo gli devono un grande grazie. Mi auguro che adesso il parlamento legiferi secondo le indicazioni della Corte Costituzionale”.

Di fatto la sentenza della Consulta sul fine vita, seppure tra le polemiche, è andata a riempire un vuoto legislativo, per cui oggi è lecito l’aiuto al suicidio in casi come quello di dj Fabo.

Pertanto, laddove la politica latita e non legifera, come spesso accade in Italia, ci deve pensare le toghe che nella fattispecie del suicidio assistito hanno ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale – che punisce l’aiuto e l’istigazione al suicidio con la reclusione fino a 12 anni – a determinate condizioni, “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

In attesa di un “indispensabile intervento del legislatore”, la Corte Costituzionale ha “subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Ssn, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”.

La Corte costituzionale ha previsto “specifiche condizioni e modalità procedimentali”, perchè l’aiuto al suicidio rientri nelle ipotesi non punibili, “per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili, come già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018”.

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2 Responses

  1. AntonelloLaiso ha detto:

    La vita e il fine vita in casi stremi non la potranno mai togliere.
    I peccati son ben altro,e da secoli albergano come sappiamo tra quelle mura.

  2. beba ha detto:

    Più liberi di morire con dignità, visto che da vivi ce l’hanno tolta!

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