La balla del partito di Conte.

di Gaetano Pedullà. n politica ci sono molti modi per far fuori un nemico. Lo si può accusare di tutte le colpe del mondo, attaccarlo nelle piazze e nelle trasmissioni televisive, presentarlo come incapace e avido poltronista. Pensate solamente a cosa dicono le destre di Giuseppe Conte già da prima che avvenisse lo strappo del Papeete con la Lega. Oppure questo nemico lo si può blandire con racconti fantasmagorici, ottimi per spingere i suoi stessi alleati a prendere le distanze e a indebolirlo dall’interno. Un piano B che da ieri sta dispiegando i primi effetti attorno al premier, con voci di un crescente nervosismo nel Pd.
A dar fuoco alle polveri è stato un sondaggio di SkyTg24 secondo cui un ipotetico partito del Presidente del Consiglio partirebbe dal 14%, attingendo dal bacino elettorale di Renzi, Berlusconi e soprattutto M5S e dem. Inutile ricordare che Conte ha sempre smentito questa ipotesi, non per altro perché a conoscenza della fine che ha fatto Mario Monti, altro capo dell’Esecutivo privo di una forza politica personale. Ma la politica italiana non ha limiti al cinismo, e dunque tutto fa brodo per inquinare i pozzi di un Governo che già fatica di suo nel portare il fardello del disastro economico lasciato dal Covid.
Conte è possibile che un domani corra alle elezioni, ma non con un nuovo partito di cui non ha mai parlato e di cui non si sente il bisogno, quanto piuttosto come espressione di un fronte unitario e progressista – semmai ce ne saranno le condizioni quando si voterà – da contrapporre all’armata Brancaleone sovranista, ad oggi con Salvini leader. Due idee completamente opposte di Italia e di futuro, che si misurerebbero con uguali chance di successo, capovolgendo l’esito scontato a favore delle destre che si può prefigurare con gli attuali numeri dei singoli partiti.
Tutto questo è comunque lontano e ad oggi pura fantascienza, vista la velocità con cui in questa epoca la politica cambia corso. Un esercizio per retroscenisti e politologi, che non interessa affatto ai cittadini in attesa degli aiuti promessi dal Governo. E senza questi sostegni adesso, subito, un domani alle urne non ci sarà partito del premier che tenga.

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