Italia impiccata al debito pubblico. Perché lavoriamo di più rispetto al resto d’Europa, ma non abbiamo la stessa crescita?

di Redazione. Bankitalia rivede il debito pubblico al rialzo di 5,3 miliardi nel 2018. Secondo le stime di Via Nazionale il nostro debito è al 132,2% del Pil e a febbraio 2019 ha stabilito un nuovo record negativo, toccando quota 2.363,6 miliardi. Nello stesso mese le entrate tributarie hanno registrato un calo dell’1,7%. 

In definitiva, il Belpaese non cresce e la crisi resta tutta sulle spalle di lavoratori e imprese, che devono sopportarne le drammatiche conseguenze soprattutto quando vengono chiamati a pagare le tasse anche per chi le evade e a finanziare redditi e pensioni di cittadinanza per coloro che non lavorano o che hanno sempre lavorato in nero non versando neppure un centesimo di contributi all’Inps!

Cosicchè – secondo gli ultimi dati forniti dall’Ocse sul numero di ore lavorate in Europa – i lavoratori italiani sono quelli che lavorano più ore. Ma paradossalmente, lavoriamo tante ore, troppe, ma guadagnano poco, troppo poco!

Tant’è che insieme a Grecia ed Estonia siamo il Paese dell’eurozona dove si lavora per più ore a settimana. Sarebbero 33,3 le ore di lavoro in media in Italia, contro una media dell’area euro pari a 30. Ancor più larga diventa la forbice se confrontata con la Germania, che in media lavora sette ore in meno rispetto all’Italia, sconfessando quel luogo comune che vorrebbe i tedeschi ‘iper-stakanovisti’ contrapposti agli italiani ‘fannulloni’.

Ma se in Italia si lavora di più rispetto al resto d’Europa, come mai non c’è la stessa crescita? Per due ragioni.

La prima, lo scellerato passaggio dalla Lira all’Euro che ha di fatto dimezzato salari e pensioni e di conseguenza il potere d’acquisto degli italiani che contnuano a gudagnare il Lire e a spendere in Euro!

La seconda ragione, è che in Italia le persone lavorano tantissimo per produrre beni e servizi che sempre meno gente si può permettere di comprare. Questo per il semplice fatto che le tasse sul lavoro sono esageratamente alte, al punto tale che quello che resta in busta paga al netto del fisco è appena un 69% dello stipendio lordo!

Un quadro che viene confermato anche da Confindustria, nel cui rapporto si legge con chiarezza come la stessa produzione industriale sia in leggero aumento, ma non è adeguatamente supportata dalla “domanda interna”. Insomma, siamo un’economia leader per dedizione al lavoro, ma frenata da una stagnazione degli stipendi che non permette di allocare la produzione.

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