Intervista esclusiva di Alberto Sigona a Giuseppe Abbagnale.

di Alberto SigonaIl Presidente della Federazione Italiana Canottaggio si concede ai nostri “microfoni”.

D. Presidente, con quali speranze la nostra delegazione di Canottaggio si presenterà ai prossimi Giochi Olimpici? 

R. La nostra Nazionale Olimpica ha lavorato molto per arrivare ben preparati ai Giochi di Tokyo 2020, ma la pandemia da Covid-19 ha bloccato tutto e ci ha costretti a ridisegnare la road map di avviamento alla rassegna olimpica. Le ragazze e i ragazzi hanno voglia di gareggiare e di ben figurare, per questo contiamo di arrivare alle Olimpiadi per giocarci una medaglia importante in una specialità maschile e raggiungere la finale con una delle quattro barche femminili qualificate. Stiamo lavorando, inoltre, per cercare di qualificare anche altre specialità, ma questo potrà avvenire nei prossimi mesi.

D. Quali sono le nostre imbarcazioni di punta, che potranno cioè aspirare al podio a cinque cerchi?

R. Sono quelle che hanno vinto il bronzo ai Giochi di Rio 2016 e cioè il quattro senza e il due senza senior maschile. Due barche di valore alle quali aggiungerei anche il quattro di coppia senior e il doppio pesi leggeri maschile. In sostanza sono quattro armi che, attualmente, stanno lavorando per trovare la formazione migliore per tentare di salire sul podio. In generale però tutte e nove le barche stanno migliorando, solo che ad oggi, non avendo gareggiato nel 2020 a livello mondiale, non sappiamo quanto miglioramento hanno fatto anche gli avversari. 

D. Durante i suoi mandati quali sono le cose migliori che ha realizzato e di cui va maggiormente fiero?

R. I miei mandati sono già due e mi avvio per il terzo. Di cose ne abbiamo fatte tante poiché lavoro sempre condividendo con il Consiglio. Tra queste quelle che più di altre appagano è tutto il grande lavoro svolto e in particolare: la crescita del canottaggio femminile; l’integrazione sviluppata attraverso il canottaggio; aver rasserenato il mondo remiero italiano e, soprattutto, aver riportato l’Italia del canottaggio nel posto che le spettava di diritto tra le grandi potenze remiere. 

D. Le altre federazioni, come quella britannica ed australiana, ci precedono regolarmente ad ogni kermesse internazionale (almeno relativamente alle specialità olimpiche)? Hanno qualche “segreto” particolare? O piuttosto siamo noi a peccare in qualche ambito? Dove dovrà migliorare la FIC?

R. Domanda interessante che merita più di una risposta, ma andiamo per ordine: non sempre ci precedono, perché a volte riusciamo ad essere per loro il terzo incomodo. Certo sono nazioni che meritano tutto il nostro rispetto, ma non abbiamo nessuna sudditanza psicologica nei loro confronti. Per quanto riguarda i segreti questi non sono tali poiché per loro il canottaggio è uno tra gli sport principali per il quale godono di risorse astronomiche, mentre noi abbiamo poche risorse e con queste dobbiamo fare tutto: dall’attività giovanile a quella di vertice. Ci riusciamo comunque abbastanza bene. L’unica nostra pecca è che il canottaggio, come altre discipline sportive, è uno sport dove ci si deve applicare giornalmente e molte volte in silenzio e lontano dai “riflettori”. Oggi i giovani sono attratti dalla chimera della effimera popolarità tanto decantata dai media, in genere, e dai social media in particolare. La Federazione sta cercando di migliorare anche in questi settori, ed anche con buoni frutti se paragonati alle risorse impiegate. Cerchiamo di attrarre la popolazione giovanile salvaguardando sempre i nostri valori fatti di lealtà, tenacia, condivisione, amicizia, e tanto altro ancora. E’ un percorso difficile e lungo, ma noi ci siamo. 

D. Cosa ha rappresentato per Lei il Canottaggio, sia come atleta che come Presidente?

R. Personalmente il canottaggio mi ha dato molto come atleta e io ho dato quello che sono riuscito a fare con i miei fratelli all’Italia. Non riesco a immaginare un’altra vita se non quella che mi ha visto remare in ogni angolo del mondo provando a vincere sempre e portare in alto il nostro tricolore. Come presidente ho voluto ridare ai giovani e al nostro straordinario mondo quanto ho imparato come atleta. La presidenza per me non è una poltrona, ma essere sempre sul campo di gara al fianco di chi rema, suda e fatica cercando di risolvere più problematiche possibili. 

D. Cosa direbbe ad un aspirante canottiere per incoraggiarla ad intraprendere la “strada” remiera?

R. Direi di provare sempre ad essere il migliore e, se non ci si riesce, di continuare poiché il canottaggio è una palestra di vita dove avviene tutto quello che si può incontrare nella vita di tutti i giorni e dove le soluzioni a volte le impari vivendo tra barche ed i remi. Un giovane che entra a far parte del mondo remiero ne esce più ricco e non solo di risultati ottenuti, ma anche di grandi esperienze di vita e di socialità: un equipaggio è forte perché rema in armonia, e se non si rema insieme ci si blocca e non si va avanti. Questa è la metafora anche della vita.

D. Per concludere una domanda un po’…personale. Giuseppe, Carmine o Agostino: scelga il più grande dei tre…

R. Decisamente Agostino perché è il più giovane e ha fatto meglio di me e di Carmine vincendo tre medaglie d’oro olimpiche, e si è dovuto fermare per problemi di salute, altrimenti con tutta probabilità avrebbe potuto aumentare il suo palmares. 

Grazie di cuore al Presidente della FIC per la incomparabile gentilezza e disponibilità.

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