Internet. Pubblichi le tue idee, ma nessuno le legge se non paghi l’algoritmo giusto!

di Pier Giorgio Tomatis. Internet è morto/a. Chiariamoci, non intendo sostenere che la connessione sia sparita, che i famosi giga non ci siano più, che le tastiere e i pc non siano più usati. Tutto è esattamente come (e forse anche più di) prima.
Tuttavia, qualcosa di importante è cambiato. Il World Wide Web, quello che si sosteneva che non potesse essere imbavagliato perché nato dal basso per la pancia delle nazioni, che non poteva essere cambiato in quanto i super ricchi e potenti non lo comprendevano è ufficialmente morto. Defunto. Al suo posto c’è il suo clone che, come in una nuova riedizione del Dr. Jekyll e Mr. Hide, è l’esatto opposto del suo predecessore. Tanto era popolare e aggregante il primo, tanto è uniformato e commerciale il secondo.
La differenza tra il web di oggi e la televisione è minima se non addirittura nulla. Se vuoi pubblicare il tuo sdegno, il tuo atto di ribellione per quanto sta accadendo, lo puoi “liberamente” fare. Nessuno te lo impedisce. Solo che non lo leggerà nessuno perché per fare i numeri che servono e convincere qualche algoritmo ad accorgersi di te devi pagare.
Poco importa se l’azienda che riceverà i soldi sarà Google o Amazon o Facebook (non cito Youtube perché è una piattaforma e perché dal 2006 è diventata proprietà della grande G).
Il web è nato con la gratuità per aggregare il popolo. Una volta ottenuti i numeri necessari, l’Economia e la Politica ne sono entrati in possesso. A questo punto, il flusso di informazioni che dal basso partiva e che sembrava travolgere anche i potenti della Terra ha invertito il suo corso.
Oggi i movimenti si sono fatti più complessi e redditizi per (i soliti) pochi. Le informazioni partono sempre dal basso, arrivano ad un algoritmo che le valuta, le studia e le trasforma in “consigli per gli acquisti”. Che ritornano al mittente. Come per la tv, anzi… meglio. Il tubo catodico deve “interpretare” le informazioni con i dati di ascolto e i sondaggi. Il web fatica di meno ed è assai più veloce.
Internet, dunque, almeno per come lo si conosceva e usava ai suoi esordi è uno strumento diventato un fenomeno di massa controllato dal potere come tutti gli altri e, chissà, forse un giorno andrà in crisi perché una generazione si stuferà di essere controllata e spiata in ogni luogo e in ogni momento della giornata. Internet è morto/a.

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