In ricordo di Mauro Rostagno, contro l’attacco alla libertà di essere come lui. di Antonio Ferrante

di Antonio Ferrante. Mauro Rostagno è stato uno di coloro che sin da piccoli si innamorano della verità e decidono, per la propria vita, la professione più adatta a ricercarla quanto più in profondità. Poteva essere un politico, un uomo delle forze dell’ordine o un magistrato ma scelse di diventare giornalista. Condivise le proprie idee ed ebbe il coraggio di scavare tra le piaghe della sua terra, scegliendo una delle tante piccole emittenti locali, mai abbastanza ringraziate per aver aperto le prime crepe nei muri di omertà e accondiscendenza che il potere e la malavita creano intorno a loro. Alla verità Mauro Rostagno dedicò tutta la vita e come pochi arrivò a sfiorarla, pagando quella carezza con il sacrificio più alto quel 26 Settembre 1988. Onorare oggi il sacrificio di un uomo coraggioso in una terra di silenzi e paure e, con esso, la via che scelse significa lottare ogni giorno affinché tanti possano seguire il suo esempio contro chi, oggi come allora, vorrebbe una stampa “mediata” se non asservita, quale che ne sia la forma di espressione senza pensare alle conseguenze non tanto sul piano della critica politica ma, più in generale, sulla ricerca delle verità. In particolare la politica attuale, nella sua progressiva degenerazione, sembra convincersi ogni giorno di più che il consenso equivalga ad un mandato divino che pone gli eletti al di sopra di ogni cosa. Primi destinatari, come nella migliore tradizione orwelliana, sono proprio quelle categorie di cui parlavamo prima, magistrati, forze dell’ordine e naturalmente giornalisti. Che il rapporto sia da sempre complesso è un fatto tanto connaturato ai rispettivi ruoli come lo è la consapevolezza che ci sono giornalisti pronti a dar voce solo ai potenti come politici che parlano solo con i “giornalisti importanti”, certamente distorsioni ma che non hanno mai tolto il diritto di scegliere la strada della libertà e diventare Mauro Rostagno o Pio la Torre. Ciò che invece oggi sembra accadere è il tentativo di cancellare la stessa libertà di scelta tanto attraverso minacce di cancellare le istituzioni che garantiscono la professionalità e la serietà di un mestiere importante quanto, in modo subdolo, provando a soffocare le voci di dissenso nell’oceano della rete inondandola di “fake news” per poter poi gettare fango su un’intera categoria. È quindi tempo, nel ricordo di Mauro Rostagno e dei tanti giornalisti martiri come lui in nome della verità, contrastare insieme l’ennesimo e forse più violento attacco non a tutela di una categoria professionale ma del valore che essa rappresenta e della libertà di chi intraprende quella strada di scegliere come portarla avanti.

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