Il virus del sovranismo. di Clemente Luciano

di Clemente Luciano. All’alba del secondo decennio del Secolo XXI appare, all’orizzonte dell’Umanità, un nuovo Male, una malattia infettiva, nome tecnico Coronavirus 2019-nCoV, la Peste del Terzo Millennio, come ha detto qualcuno. Essa sta coinvolgendo ed impaurendo tutta la popolazione mondiale. Ma è proprio la globalità e la complessità del problema e la capacità, da parte delle varie governance mondiali (scientifiche, politiche, economiche e sociali) di affrontarlo e gestirlo, a far capire come non si può, anche volendo, risolvere i problemi stando chiusi in casa propria, all’interno dei propri confini nazionali, isolarsi dal resto del mondo, credere di poter far prima gli interessi di “casa nostra”, quando poi questi interessi si tutelano davvero con la connessione reale e non solo virtuale, col resto del mondo.

Ragionare, insomma, attraverso le modalità di gestione del coronavirus, su quel filone di pensiero che, in Europa come negli USA, cerca di affermare un sovranismo divisivo, incapace, in realtà, di comprendere e dare risposte alla problematicità di una società globalizzata. Guardando alle modalità di approccio al coronavirus da parte degli organismi competenti, si ha,infatti, l’impressione che la gestione globale di questa emergenza politico-sanitaria (sì, perchè c’è anche tanta politica e tanta economia in questa vicenda) rifletta l’efficienza di un sistema di intervento e controllo coordinato su base multilaterale e di forme di collaborazione tra stati e istituzioni scientifiche.

In questo contesto è anzitutto il regime comunista cinese a dover ammettere uno smacco mondiale. La Cina, nell’ultimo decennio, ha sviluppato una enorme potenza economica, tecnologica, informatica e militare su base globale, con un peso strategico crescente e un’attitudine imperialistica tutt’altro che dissimulata (è appena il caso di ricordare il disegno del regime comunista cinese degli ultimi 2-3 anni di “comprarsi” vaste aree del Continente africano e di aprirsi una nuova “Via della Seta” nel cuore dell’Europa).

Eppure adesso è proprio la Cina, per colpa dei suoi silenzi di regime, che non solo chiede aiuto medico-scientifico alla comunità internazionale, ma che è costretta a giustificare i ritardi colpevoli nella denuncia dell’emergenza e ad assicurare il massimo della trasparenza nell’evoluzione del contagio, proprio per prevenire rischi di isolamento disastrosi. Neppure i Paesi dittatoriali come la Cina, che non hanno alcuno scrupolo a sacrificare i diritti e le libertà fondamentali, possono sfidare la fiducia del mondo senza finire in ginocchio anche da un punto di vista economico (proprio in questi giorni gli istituti di rating stanno tagliando le stime del PIL cinese).

Dalla vicenda del coronavirus viene poi una lezione a chi, come Salvini in Italia, chiede “pieni poteri”, per assicurare ordine sicurezza. Perchè se anche le folle adesso osannanti attribuissero a qualcuno i pieni poteri, non c’è alcuna garanzia di sicurezza per chi a quel potere verrebbe poi sottoposto.

La principale ragione della propagazione del contagio in Cina è legata ai ritardi con cui le autorità locali hanno ammesso la gravità della situazione, dopo avere proibito la diffusione di informazioni sgradite da parte del personale sanitario. In una società aperta, in cui la libertà di parola degli scienziati, come quella dei cittadini, non è sottoposta al controllo delle autorità politiche, sarebbe stato impossibile impedire per settimane il controllo di quella denuncia.

Quindi, ad avere innescato il contagio è stato proprio l’esercizio dei “pieni poteri”, che pretendendo di superare gli intralci e i “fastidi” della Democrazia e dello stato di diritto, finiscono per sacrificare pure i diritti fondamentali delle persone. Ed ancora. La “litania” di ogni “sovranista” che si rispetti, si sa, è quella di voler essere “padroni a casa propria”, contro le interferenze di qualsivoglia organismo internazionale. Ed invece questa vicenda dimostra che proprio un sistema internazionale, multicentrico, cooperativo e coordinato da una istituzione internazionale come l’Organizzazione Mondiale della Sanità fondato su regole negoziate su base multilaterale sta dimostrando come protocolli e procedure operative condivise a livello mondiale siano capaci di gestire un problema di dimensione globale. La narrazione sovranista potrà scrivere sui social quello che vuole, ma è indubitabile che risorse, responsabilità e saperi utili a contrastare un problema globale non possono non essere globalmente diffuse e non soltanto nel luogo in cui si verifica un problema. Dai temi della salute pubblica a quelli ambientali ed economici, non c’è area del mondo che abbia in sé tutti gli strumenti, scientifici, politici od economici, necessari per muoversi e difendersi autonomamente e singolarmente nel Villaggio Globale.

Ed insomma, da tutta questa vicenda ne vien fuori un insegnamento culturale e politico. Occorre cioè, riscoprire una politica che finalmente cominci ad aggredire le cause strutturali della crisi sistemica di questo inizio del XXI secolo. Ma per questo bisogna mettere mano alla madre di tutte le crisi e cioè alla crisi dello Stato. I problemi del Villaggio Globale non possono essere affrontati dalle vecchie nazioni. Servono stati sovranazionali con istituti economici, politici e militari comuni, e un nuovo ordine internazionale. Certo. Ci troviamo difronte a un problema enorme e complesso ma non per questo esso può essere eluso. L’effetto dell’epidemia di coronavirus sarà certo contenuta dalla grande collaborazione che stiamo verificando tra i governi su questa emergenza sanitaria e dal ruolo importante svolto dall’OMS. Molto più difficile da prevedere e da contenere è il rischio politico perché, di fronte al riemergere del virus del nazionalismo e del sovranismo, che tanti disastri ha prodotto nel secolo scorso, e che tanti ancora potrebbe produrne ai giorni nostri, non si intravede ancora un nuovo pensiero politico globale e una cultura di un nuovo Umanesimo all’altezza delle sfide del nuovo secolo.

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2 Responses

  1. TiLT ha detto:

    Da che mondo è mondo esistono ricchi e poveri. La differenza è che un tempo tra queste due categorie c’era il ceto medio a fare da cuscinetto assorbi-urti. Adesso che il ceto medio è stato ammazzato, le due categorie vanno in conflitto!

  2. Giacomo-TO ha detto:

    Nella Bibbia c’è uno splendido testo La Torre di Babele. Secondo alcuni teologi l’insegnamento è il seguente:L’Onnipotente non vuole un ordine mondiale.
    Il problema che non si vuole vedere è che una minoranza del mondo vive bene, la maggioranza vive male, grazie anche alle guerre che si scatenano grazie alla vendita delle armi dell industrie che con le armi fanno i miliardi.
    AFRICA: un territorio ricchissimo e fecondo, peccato che le sue risorse fanno gola alle multinazionali. Idem per molti altri Paesi.
    Nel mondo ci sono risorse per TUTTI purtroppo pochi se ne appropriano ed ecco LE MIGRAZIONI PER IL MONDO che fanno comodo a pochi ma provocano problemi a moltissimi.
    Se l’Africa non fosse sfruttata sarebbe un continente ricco e non ci sarebbero tutte queste Migrazioni. E’ inutile negarlo questi spostamenti sono rischiosi e non può essere altrimenti.
    Ci vogliono fare credere che non c’è altra via:NON E’VERO!!!
    La via c’è non portare via le risorse all’Africa,… se questo avvenisse non ci sarebbero queste fughe in Europa.
    Le migrazioni sono un conto, le migrazioni per disperazione e riduzioni in schiavitù sono altra cosa. Basta ipocrisia dei finti buonisti miliardari, che ci scaricano addossomilioni di Poveri Disperati e derubati delle loro ricchezze.
    Questa globalizzazione è stata fatta ad uso e consumo di una ristrettissima Elite di banchieri e finanzieri int.li

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