Il ritocchino resiste alla crisi!

Ogni giorno gli italiani si confrontano con la crisi economica più grave dal secondo dopoguerra. Eppure, nonostante le impennate dello spread, il crollo dei titoli a Piazza Affari e l’aumento vertiginoso del tasso di disoccupazione, gli stipendi più bassi e le tasse più alte d’Europa, nel Belpaese rinunciare alla chirurgia estetica è sempre più difficile! Secondo i dati diffusi dal prestigioso settimanale inglese «The Economist», che ha ripreso una ricerca condotta dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, il nostro Paese si piazza al terzo posto nella classifica mondiale di chi fa ricorso al bisturi, superata soltanto da Corea del Sud e Grecia. L’indagine, che si basa sul numero degli interventi in rapporto al totale della popolazione, evidenzia che in Italia nel 2011 sono stati eseguiti 820 mila interventi, in pratica più di 13 ogni mille abitanti. Se la Corea del Sud con 16 interventi ogni mille abitanti e, a sorpresa, la derelitta Grecia con 14 precedono in nostro Paese, la classifica del ritocchino vede fuori dal podio nazioni come il Giappone con 12 interventi, il Brasile con 11, il Canada e la Francia con 8, la Germania con 6. Gli interventi più richiesti dagli italiani riguardano le protesi del seno; i greci si piazzano al primo posto nelle operazioni di allungamento del pene; i brasiliani in quelle riguardanti il fondoschiena; i sudcoreani nel ritocco degli occhi. Di fatto la chirurgia estetica, che secondo uno studio condotto da Duepuntozero Research e DoxaPharma è percepita positivamente da una fascia sempre maggiore degli italiani, rappresenta uno dei settori più vivaci dell’economia nazionale provata dalla recessione.

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