Il reggiseno compie 100 anni!

Ce ne sono in commercio di ogni tipo, per tutti i gusti e per ogni occasione: per lo sport, per l’ufficio, per una serata importante o un incontro galante! Accessorio intimo che esalta il seno, sostenendolo e mettendolo in bella mostra, a volte aiuta ad apparire più sexy, a volte a portarlo con maggiore leggerezza e disinvoltura. Il reggiseno ha segnato una tappa fondamentale nell’evoluzione dell’intimo. Non che nell’antichità la donna non abbia provveduto a contenere il seno, ma si è trattato, per secoli, di espedienti che non hanno rappresentato mai una soluzione definitiva. Il reggiseno, per come lo conosciamo oggi, fatta salva l’evoluzione tecnologica che non ha risparmiato neppure questo classicissimo indumento femminile, nasce un secolo fa, nel 1912, anche se un ‘prototipo’ era apparso già nel 1907 su Vogue: una dichiarazione di guerra allo scomodissimo corpetto consegnata da sarti innovatori al conservatorismo dell’intimo. La svolta, però, si ha nel 1912. Le cronache del tempo raccontano dell’exploit di una giovane ereditiera americana, Mary Phelps Jacob, con l’invenzione nel sangue, evidentemente, dal momento che era nipote di Robert Fulton, ‘padre’ del battello a vapore. Si racconta che Mari Phelps, di fronte alla meraviglia suscitata dalla sua creatura, commentò “non posso dire che il reggiseno cambierà il mondo come il battello a vapore del mio antenato, ma quasi…”. Un’invenzione non certo da Nobel, ma che di sicuro ha rivoluzionato la moda e la storia dell’intimo. Il reggiseno di Mary Phleps era in pratica una specie di tracolla in grado di separare il seno servendosi di due fazzoletti e di fasce per neonato. Niente a che vedere con il Wonderbra o con il reggipetto ‘intelligente’ di recente invenzione, ma comunque un passo decisivo verso il futuro, anche se l’idea della giovane americana non ebbe subito un gran successo. Dopo la Grande Guerra il mix tra emancipazione femminile e moda riduce le differenze fisiche tra uomo e donna. Negli anni ’20 le donne portano i capelli corti, fumano sigarette e indossano pantaloni, fino a quel momento esclusiva maschile. Il reggiseno appiattisce il petto: è la moda ‘alla garconne’, portata sul grande schermo dalla ‘divina’ Greta Garbo. Negli anni Trenta ancora un passo avanti con l’arrivo di tessuti elastici, come la batista o la mussolina in latex, ma soprattutto il nylon e il rayon, prime fibre sintetiche della storia, simili alla seta ma alla portata di tutte le tasche. Dopo la seconda Guerra mondiale trionfano le pin-up, maggiorate made in Usa dal senso prosperoso. E nasce il reggiseno ‘Very Secret’, due cuscini d’aria che aumentano il decolletè anche alle più magre. Sempre negli anni 50 un’altro tessuto, la Lycra, viene in aiuto dell’industria dell’intimo: sottile e morbido, quasi una seconda pelle. L’ideale per un reggiseno confortevole. Negli anni 60 spopolano le modelle pelle e ossa, come la britannica Twiggy. Per il reggiseno sono tempi bui. Peggio ancora nel ’68, quando il femminismo dichiara guerra al reggiseno, bruciandolo in piazza in nome dell’emancipazione. Gli anni 70 segnano però il ritorno del reggipetto in grade stile. In Francia viene lanciato sul mercato il primo reggiseno modellato e senza cuciture, saldato ed impunturato in tutte le sue parti con gli ultrasuoni. È il primo passo verso un’evoluzione che d’ora in poi non conoscerà soste. Nel 1981 il vero big-bang dell’intimo, il mercato è invaso da una raffica di modelli, colori e stampe, con la barra del timone sempre fissa sul comfort. La metà degli anni ’90 è ricordata per la straordinaria invenzione che ha permesso alle donne di tutto il mondo di esibire un dècolletè sfrontato, anche in mancanza di curve abbondanti: il Wonderbra, il ‘reggiseno delle meravigliè, che grazie al sistema push-up regala quasi una taglia in più. Nel 2007 dall’Australia arriva il reggiseno ‘intelligentè, con sensori che assecondano il movimento sussultorio del seno nei movimenti. È l’addio al fastidioso su e giù che magari rapisce lo sguardo degli uomini che incrociano una ragazza che fa jogging, ma che per la donna è un vero tormento.

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