Il nuovo libro di Geoff Dyer si intitola “Per pura rabbia”. 

di Giovanni Graziano Manca. Un romanzo nato da una concatenazione fortunata di incertezze che, scrive l’autore, vorrebbe essere una serie di annotazioni. Dyer, tra gli scrittori più conosciuti della contemporaneità letteraria britannica, non riesce a decidersi tra l’alternativa di realizzare un saggio critico su David Herbert Lawrence (scrittore “che aveva fatto nascere in me il desiderio di scrivere”) e quella di scrivere un romanzo nell’accezione più classica del termine. Viene fuori, dal travaglio creativo dyeriano, un romanzo “sui generis” lontanissimo, nel tenore della scrittura e nelle intenzioni dell’autore, dai saggi critici e accademici.

Per pura rabbia | Il Saggiatore“Per pura rabbia” (248 pagg., euro 25, Il Saggiatore, Milano 2021) si colloca a metà strada tra due forme di letteratura diversissime tra loro: il Sunday Times descrive il libro in modo del tutto calzante definendolo intrigante e magnetico, opera che sfida i generi letterari. Una (non) trama, peraltro, quella del libro, che raccoglie pensieri in libertà: “Per pura rabbia” potrà anche dare, almeno in parte, l’idea delle condizioni che devono verificarsi perché uno scrittore in fase creativa riesca a concepire e scrivere la propria opera. Tra le pagine, i libri e i pensieri di Lawrence diventano l’occasione per raccontare circostanze che si riferiscono alla personale quotidiana esperienza dell’autore e per parlare di argomenti che con Lawrence sembrerebbero non avere niente a che fare.

Meglio: per Dyer, parlare, per esempio, di libertà personale, di realizzazione del proprio destino o della ricerca del posto in cui vivere offre l’occasione per parlare di Lawrence e viceversa.

È, quello che lega lo scrittore di oggi Dyer ad uno dei capisaldi della letteratura inglese di tutti i tempi, un rapporto vivissimo che è gravido di implicazioni creative rilevantissime e sempre in grado di ispirare. Dyer tiene molto al suo particolarissimo modo di “vivere” l’opera letteraria e di ciò da dimostrazione nelle pagine più interessanti del volume. “Vivere” nel proprio intimo le opere degli scrittori, dunque: tutt’altro che scrivere saggi accademici di critica letteraria,  dal momento che, è il Dyer-pensiero, “È il marchio di garanzia della critica accademica uccidere tutto quello che tocca. Se camminerai in un campus universitario sentirai l’impalpabile odore di morte che vi aleggia, perché li dentro ci sono centinaia di accademici indaffarati a uccidere tutto quello che toccano.”!

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