“Il modello Riace serviva al Sindaco per fare carriera politica. Voti, denaro, milioni spariti, delirio di onnipotenza e migranti trattati come numeri”.

di Claudio Cordova. Voti, denaro, calcoli elettorali. Il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria consegna un quadro devastante del “Modello Riace” e del suo ideatore e promotore.

Quel Mimmo Lucano, attualmente sospeso dalla carica di sindaco dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta “Xenia”. Alcune settimane fa, i giudici reggini hanno attenuato la misura cautelare nei confronti dell’uomo, sostituendo gli arresti domiciliari con il divieto di dimora a Riace. Ma dalle motivazioni, fin qui rimaste ignote, emerge un giudizio duro sul simbolo dell’accoglienza e dell’integrazione: “In tutto questo non manca ed anzi la fa da padrone il tornaconto politico-elettorale del Lucano che in più di un’occasione fa la conta dei voti che gli sarebbero derivati dalle persone impiegate presso le associazioni e-o destinatarie di borse lavoro e prestazioni occasionali, persone molte delle quali inutili a fini lavorativi o addirittura non espletanti l’incarico loro affidato, sovrabbondanti rispetto ai bisogni eppure assunte o remunerate anche in via occasionale per il ritorno politico-elettorale”.
“Totalmente incapace di gestire la cosa pubblica”.
Lucano è accusato di aver combinato matrimoni falsi tra immigrati e di aver affidato illecitamente il servizio di raccolta rifiuti e pulizia urbana a due cooperative. Ma il Riesame più volte, nelle quasi 200 pagine di motivazione, va oltre, sottolineando che Lucano “non può gestire la cosa pubblica (…) egli è totalmente incapace di farlo, e quel che ancora più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti”. Sono state analizzate infatti, una serie di intercettazioni in cui Lucano ragionava sulla sua situazione elettorale e quindi sulla permanenza o meno della sua forza politica in seno al comune. “Le cifre sciorinate dal Lucano – è scritto nelle motivazioni – come corrisposte ai dipendenti delle associazioni sono elevate, ma egli (Lucano) non fa mistero della necessità del mantenimento di questo ingranaggio per potere ancora gestire la cosa pubblica e mantenere così quel modello Riace, o meglio i numeri per Riace che avrebbe dovuto continuare a essere modello nella immagine restituita al mondo intero”. Ed ecco che viene proposta all’attenzione del Collegio un’intercettazione in cui il primo cittadino si interroga così: “A Fernanda l’unica cosa è che si trasferisca la residenza a Riace con il marito per poter prendere qualche voto, però non lo vuole fare. Per quello voglio numeri alti, hai capito? Sennò come le gestisco queste cose?”.
I meccanismi elettorali.
Lucano si rende conto, in alcuni passaggi, che i vari dipendenti e assunti dalle cooperative fanno tutt’altro che lavorare, ma di fatto si sarebbe piegato ai meccanismi elettorali. “Egli vorrebbe mandare via quei parassiti, sottolinea il Riesame, da lui stesso assunti e remunerati ma la politica intesa certo, non nella sua accezione pure, glielo impediva così come il pacchetto di voti che a lui sarebbe derivato da quel sistema parassitario che gli consentiva di mantenere quel modello Riace, viziato ab origine“. Intercettazioni fin qui inedite tratteggiano la figura di un sindaco che pensa a soldi, voti e alla propria carriera. Per il Tdl, Lucano trattava gli immigrati residenti a Riace non come persone, ma come numeri: “La sua preoccupazione non era quella di mandare via da Riace gli immigrati non più legittimati, lasciandoli in balia della loro sorte, ma che venissero a mancare i numeri, anche in ragione del fatto che i nuovi rifugiati stavano diminuendo, con la conseguenza che la Prefettura non avrebbe più corrisposto finanziamenti. Ed ecco che le persone, la cui sofferenza e il cui terribile vissuto verrebbero da Lucano portate a vessillo del suo agire, si trasformano contraddittoriamente in freddi numeri”.
“Mi sono fatto un conto”.
Un’altra intercettazione è indicativa sul punto. Lucano: “La politica mi tiene a me, sennò un minuto ci stavo a mandare a casa, la politica di merda mi tiene non pensare… perché soltanto di Città Futura (una delle associazioni estranea però, dall’inchiesta della Procura ndr) sono 100 voti, mi sono fatto un conto, tutti quelli che lavorano”. Lapidarie sono sul punto le parole dei giudici: “Così continuava scientemente a mantenere (Lucano) tra gli altri, quali presidenti delle associazioni tali Capone o Maria Taverniti che erodevano e distraevano soldi pubblici destinati a quelle finalità di accoglienza ed integrazione in nome di un pacchetto di voti”. Un ragionamento arrivato dopo la disanima di un’altra intercettazione captata dalla Guardia di Finanza in cui il sindaco sospeso diceva così: “ti spiego perché… approfitta perché sa che mi servono i voti per mandare avanti la baracca altrimenti io la mandavo a fare…”.
Tra gli uomini più influenti del mondo.
Per il Collegio presieduto da Tommasina Cotroneo il “Modello Riace” sarebbe esistito quasi esclusivamente per permettere a Lucano di continuare la propria ascesa, dopo gli anni dell’inserimento da parte della rivista “Fortune” tra gli uomini più influenti del pianeta. Verrebbe così smontata l’immagine romantica del sindaco dell’accoglienza che ha commosso mezzo mondo. Si parla di “delirio di onnipotenza” e di “volontà pervicace e inarrestabile di mantenere quel sistema (da notare che il Tdl non parla di “modello”, ndr) rilucente all’esterno, ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno”. E questo non riguarda quanto già conosciuto con l’ordinanza di alcuni mesi fa: la celebrazione di matrimoni fasulli per evitare l’espulsione dei migranti e l’assegnazione diretta dell’appalto per la raccolta dei rifiuti da svolgere con gli asinelli furono giudicati da molti peccati veniali.
I fondi comunitari.
Adesso prendono forma anche le accuse relative alla cattiva gestione dei fondi comunitari per i progetti ministeriali di accoglienza ai migranti. “Egli era controllore – motiva il Tdl – di se stesso e ha garantito il mantenimento ed il nascondimento di quelle opacità e dello sciupio di fiumi di denaro pubblico (lo stesso Gip da contezza della “mancanza” nelle casse di due milioni di euro”) destinato in origine solo al raggiungimento di quei progetti di accoglienza e integrazione. “I voti a me servano per mantenere questa situazione… loro giocano su questo”, dirà sempre Lucano intercettato. Il Tdl mette anche in dubbio la tesi sostenuta fortemente da Lucano e dai suoi fan. Quella, cioè, di non aver intascato nemmeno un centesimo, che per il Tdl è “suscettiva di rigoroso accertamento”.
Ma c’è di più.
E l’immagine impavida e portavoce di un agire cristallino si allontana sempre di più per il sindaco del modello Riace. “Con callida freddezza – è riportato nelle motivazioni – una volta appurato di essere oggetto di indagini giudiziarie oltre che amministrative, progettava la sua candidatura alle politiche come capolista al fine di arginare l’azione giudiziaria nei suoi confronti”. I giudici stigmatizzano i freddi calcoli politici del sindaco dell’integrazione e dell’accoglienza, che progettava una candidatura alle Politiche come capolista, al fine di arginare l’azione giudiziaria nei suoi confronti: “Per quanto riguarda gli aspetti giudiziari così a me conviene… ma intanto ovviamente accetto solo se sono primo della lista…” direbbe in una conversazione intercettata. I riferimenti a Piero Grasso, Laura Boldrini e alla allora nuova formazione politica Liberi e uguali (nel frattempo già morta) tradiscono le ambizioni di Lucano: “Liberi e uguali riesce a prendere solo uno (posto) in tutta la Calabria al proporzionale”.
Claudio Cordova, giornalista d’inchiestaFondatore e Direttore del quotidiano online di Reggio Calabria Il Dispaccio.

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