Il mito del “Che”: tra storia ed attualità.

di Maddalena Celano. “Che” Guevara a 50 anni della sua morte: è più attuale che mai! La lotta armata rivoluzionaria ha occupato il centro della scena politica mondiale per quasi tre decenni. Dallo scoppio della seconda guerra mondiale ai nostri giorni, abbiamo visto come vari popoli hanno ricorso alla guerra di guerriglieri o altre forme di lotta armata di tipo popolare. Gli episodi più eccezionali, in termini di percorsi da seguire, sono stati guidati dai concetti marxisti. Infatti, per più di un secolo, il ruolo di una tale teoria per il cambiamento rivoluzionario è stata un’ ardua discussione. È evidente che il problema è complesso, soprattutto, tenendo conto i particolari tratti del tempo, del luogo
e delle circostanze che determinano le discrepanze, o meno, tra un movimento armato o un altro, discrepanze che provengono anche da concrete situazioni rivoluzionarie difficili da affrontare a livello teorico e come approccio metodologico. Ora, nel periodo storico caratterizzato dalla ricerca di una trasformazione, di un passaggio da una società capitalista a un socialista, scopriamo che le forme di lotta rivoluzionaria sono state create grazie alle idee e ai metodi di organizzazione dal movimento comunista internazionale. L’ultima proiezione di quel marxismo – l’ultimo in senso cronologico – è la “Nuova Sinistra”. Tra gli ideologi di questa corrente, quattro sono generalmente riconosciuti come principali: Jean-Paul Sartre, Frantz Fanon, Herbert Marcuse e Ronald D. Laing. A loro viene aggiunto il Che Guevara, metà-ideologo e metà-uomo d’azione, che è riuscito a intravedere un percorso di transizione dalla teoria all’azione e dell’ “amore per l’umanità” alla violenza implacabile, elementi che, uniti, portano all’umanesimo rivoluzionario e che è solo il nucleo centrale del pensiero “Che”. Il pensiero di Guevara e la sua teoria del “foquismo”, oltre al suo lavoro politico, ha ispirato almeno due generazioni di giovani che hanno pensato che è necessario cambiare questo mondo in cui sopravviviamo semplicemente chi è più furbo e più scaltro, quest’ultima è l’unica vera possibilità offerta a noi, quella della sopravvivenza. La mia idea, quando affronto questo commento, non è quella di evidenziare una figura alla “moda”, intendo, al contrario, contrastare, per quanto mi riguarda la recente tendenza al consumo che identifica il “Che” come prodotto glamour, cerco di rendere giustizia a uno dei personaggi che hanno maggiormente influenzato il pensiero contemporaneo.Breve BiograficaErnesto Guevara de la Serna, nato a Rosario, in Argentina, il 14 giugno 1928, in seno a una famiglia di classe media. Nel 1953 ha completato gli studi di medicina presso l’Università di Buenos Aires. Durante i suoi viaggi in diversi paesi dell’America Latina, si convinse che la rivoluzione violenta fosse l’unico modo per sradicare la miseria ed il degrado del Continente “latino” e per raggiungere l’unione politica delle nazioni sorelle del continente. Nel 1953 si recò in Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz intraprese un ampio programma di riforme sociali, ma il colpo di stato dell’anno successivo costrinse Guevara a trasferirsi in Messico. In Messico ha incontrato i fratelli Fidel e Raúl Castro che, insieme ad altri esuli cubani, stavano preparando un assalto rivoluzionario contro il governo di Fulgencio Batista. Nel novembre del 1956, il gruppo rivoluzionario guidato da Fidel Castro sbarcò nella provincia cubana d’ Oriente. Durante il primo scontro con le truppe di Batista quasi tutti gli insorti furono uccisi, in pochi riuscirono a sopravvivere. Castro, “Che” (soprannome dato a Guevara a causa dalla sua origine Argentina) e gli altri sopravvissuti si sono rifugiati nella Sierra Maestra, dove comincia la rivoluzione che culminò nel gennaio del 1959 con l’ingresso trionfale all’Avana. Guevara occupò posizioni di grande rilevanza nel governo di Fidel Castro: divenne direttore del Dipartimento dell’ Industria all’Istituto Nazionale di Riforma Agraria, Presidente della Banca Nazionale e Ministro dell’Industria. Rappresentò Cuba in conferenze e forum internazionali ed è stato notato anche per i suoi attacchi costanti all’imperialismo degli Stati Uniti. Considerato per il suo lavoro teorico come marxista eterodosso, Che Guevara ha incarnato gli ideali della gioventù sinistra negli anni ’60. Tra il 1965 e il 1966 è scomparso dalla vita pubblica e si fermò per qualche tempo nel Congo, dove ha collaborato all’organizzazione di un gruppo rivoluzionario. Nell’autunno del 1966, Che Guevara cominciò ad organizzare la guerriglia rivoluzionaria nella regione boliviana di Santa Cruz. L’8 ottobre dell’anno successivo il suo gruppo fu annientato dall’esercito boliviano consigliato dalla CIA. Ernesto Guevara è stato ferito e imprigionato; pochi giorni dopo venne assassinato. Così morì l’uomo che voleva creare l’“uomo-nuovo” con il suo esempio, con la sua vita, con le sue opere; un uomo che ha difeso le sue idee con le armi e con le sue teorie.L’essenza della Filosofia del “Che”. Sarebbe assurdo trascurare le proposte teoriche presentate da Ernesto “Che” Guevara senza prima essere guidati da criteri fondamentalmente marxisti (senza trascurare il leninismo), che hanno influenzato radicalmente la formazione del suo pensiero. Quindi, Che Guevara è considerato, sia dai suoi studiosi così come da se stesso, un “marxista” ei suoi scritti confermano questo. Ma oltre a questa caratteristica c’è un dettaglio fondamentale che è quello che dà una particolare sfumatura al pensiero di Ernesto Guevara: il fatto che la scoperta del marxismo non era per il Che una semplice e semplice operazione intellettuale e bibliografica, ma il risultato di un’esperienza vissuta personalmente, come è stata la scoperta della miseria e dell’oppressione a cui sono sottomessi i popoli latinoamericani e con cui è entrato in contatto durante i suoi viaggi in tutto il continente. Da questa caratteristica, a sua volta, una delle qualità essenziali della sua versione marxista: è il carattere anti-dogmatico. Cioè, ha concepito questo contributo teorico come qualcosa che potrebbe e dovrebbe essere sviluppato in termini di trasformazione della realtà in sé. Guevara si lamenta in diverse occasioni dell’ “ortodossia” che ha trattenuto lo sviluppo della filosofia marxista; riferendosi alle premesse sistematicamente imposte dalla burocrazia; che si basavano su formulazioni e implementazioni di interpretazioni e contraffazioni ogni volta (in realtà) più eterodosse, sia del marxismo originale che del marxismo-leninismo; tutte sono scadute in un sistema di verità eterne, immobili e immutabili di assoluto dogmatismo. Esiste qualcosa di più ostile al marxismo? Una volta esposte approssimativamente le linee base del pensiero politico di “Che” Guevara, è necessario metterlo in relazione con altri elementi teorici che offrono come risultato la proposta del “Che” per quanto riguarda il suo “uomo nuovo” e quello per lui era il significato ultimo di ogni azione teorica e pratica di leader rivoluzionario. In questo senso possiamo osservare come interpreta in modo molto peculiare la filosofia marxista; traendone dall’interno il tocco umanistico che parte dell’inspirazione iniziale di questa teoria e per la cui difesa si basa su un passaggio di un discorso pronunciato da Fidel Castro nel 1961 in cui ha detto: Chi ha detto che il marxismo è non avere anima, non avere sentimenti? Se fu proprio l’amore per l’uomo che generò il marxismo; fu l’amore per l’uomo, per l’umanità, fu il desiderio di combattere l’infelicità del proletariato, il desiderio di combattere la miseria, l’ingiustizia, il calvario e il continuo sfruttamento subìto dal proletariato, che fa sorgere dalla mente di Karl Marx il marxismo, esattamente quando il marxismo poteva sorgere, quando poteva sorgere una possibilità reale e, più che una possibilità reale, la necessità storica della rivoluzione sociale di cui fu interprete Karl Marx. Ma che cosa lo rese interprete della realtà, se non la ricchezza di sentimenti umani di uomini come lui, come Engels, come Lenin?”.
Quell’umanesimo che osserviamo dal paragrafo precedente, può essere ricondotto alla genesi, allo sviluppo obiettivo del pensiero e dell’azione di Ernesto Guevara, aggiungendo un elemento puramente economico, ma senza trascurarlo, poiché ha condotto studi e proposte in questo settore; tuttavia, trascende il piano socio-economico e cerca in esso l’uomo che è considerato l’asse centrale e un fattore essenziale della rivoluzione. Per questo motivo l’umanesimo di Che Guevara è soprattutto un umanesimo rivoluzionario, giacché non si conforma al semplice fatto di interpretare la natura ma cerca di trasformarla.Naturalmente, insieme a questo scenario troviamo un altro concetto legato al materialismo storico. A proposito di questo tema, la visione di Guevara si scontra con una visione meccanicistica, non accetta la storia come meccanicamente determinata dall’accumulo di forze economiche ma piuttosto come un processo in cui le relazioni di produzione che sono un fatto oggettivo che interagiscono attraverso gli uomini che si muovono nel background storico. Si può quindi dire, generalmente, che “Che” Guevara mostra una consapevolezza acuta della necessità di uno sviluppo del marxismo-leninismo, sopratutto per quanto riguarda i nuovi problemi sollevate dalle società in via di sviluppo, per le quali gli scritti di Guevara costituiscono più di un’introduzione, necessaria ma ancora insufficiente.Tuttavia, queste contraddizioni interne esistenti in una società sono quelle che creano senza dubbio le condizioni oggettive necessarie per una situazione rivoluzionaria. Ma Guevara osserva che queste caratteristiche non sono le uniche, né sono sufficiente a svolgere una rivoluzione che richiede azioni consapevoli da parte dell’avanguardia (intesa come gruppo guerrigliero) e, di conseguenza, delle masse popolari. Senza di esse la rivoluzione non può essere realizzata. Tutto questo è chiarito dalla famosa frase marxista che “non è la coscienza degli uomini che ne determina l’esistenza ma, al contrario, è l’ esistenza sociale che determina la coscienza”. 

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