Il fantasma della dracma a braccetto con la lira!

La Borsa scende, lo spread sale, il debito pubblico aumenta, la benzina pure, l’inflazione idem, gli stipendi e le pensioni – quando e se si percepiscono – sono quelli, giusti giusti, per non morire di fame! Su tutto questo incombono due provvedimenti presi dal governo tecnico che porteranno al collasso finale le famiglie italiane: l’IMU e l’aumento dell’IVA. E tutto questo per restare nell’euro! Ma qualora dovessimo riuscire nell’impresa impossibile di saldare il nostro debito pubblico con l’Europa, l’Europa ci sarà ancora? Un fatto è certo: oggi sono in tanti a volere uscire dall’euro per tornare alla vecchia Lira! L’eurozona trema dopo il terremoto elettorale che ha spezzato l’asse Berlino-Parigi! L’aggravarsi della crisi greca e i mutati scenari europei – non da ultimo quello italiano che alle recentissime amministrative ha tolto consensi ai partiti che appoggiano l’attuale esecutivo – riaprono la partita sulla crisi dell’eurozona. La Cancelliera tedesca Angela Merkel, indebolita dal tracollo elettorale alle regionali in Nord Reno Westfalia, deve anche affrontare la svolta francese. Con il socialista François Hollande all’Eliseo è probabile che la linea del rigore nella finanza pubblica venga messa in discussione. Potrebbe passare l’idea della creazione di un debito pubblico europeo, cui Berlino si è sempre opposta! Ma se non si agisce in fretta e bene sul debito sovrano c’è il rischio che la Germania rimanga l’unico stato membro della Ue! La Grecia, infatti, è ad un passo dal default e la sua imminente uscita dall’euro potrebbe innescare una crisi ancor più profonda, che avrebbe reazioni a catena sugli altri paesi in difficoltà, come Spagna e Italia. Il ripristino delle monete nazionali è pertanto un fantasma che sta prendendo sempre più corpo e che aleggia su tutti gli stati membri. La Grecia è ormai un paese ingovernabile, incapace sia di dare vita a maggioranze effettive di governo, sia ad un esecutivo in grado di applicare le misure di austerità e di rigore finanziario richieste dall’Unione Europea. Se saranno indette nuove elezioni non è affatto detto che saranno in grado di produrre un risultato diverso da quello attuale: l’ingovernabilità! Priva di un governo tale da garantire le condizioni imposte dalle istituzioni comunitarie, la Grecia non riceverà gli aiuti finanziari europei, necessari per onorare, almeno parzialmente, il debito pubblico. Ciò comporterebbe un default incontrollato e, di conseguenza l’uscita dall’euro. Ma il ripristino della dracma aprirebbe uno scenario di inflazione generalizzata e di isolamento economico, dalle conseguenze imprevedibili. Nessuno può oggi sapere con precisione quale sarebbe l’effetto domino del default totale di Atene. Ne sarebbero toccati il delicato funzionamento della moneta unica, le sue quotazioni internazionali, mentre molti istituti di credito dovrebbero azzerare nei loro bilanci i titoli greci. Insomma, già la Grecia da sola può pregiudicare il sistema dell’euro, figurarsi dunque cosa potrebbe succedere se il contagio investisse paesi come l’Italia e la Spagna? Sarebbe la fine dell’euro! Ma il ripristino delle monete nazionali sarebbe un problema di gravità immane per tutte le nazioni e l’Italia ovviamente rischierebbe di ritrovarsi con i guai maggiori avendo uno debito pubblico che è secondo solo alla Grecia. E comunque, il ritorno alla lira sarebbe un’operazione tanto complessa, quanto fallimentare. In principio, occorrerebbe restaurare il valore di conversione stabilito al momento della nascita dell’euro, pari a circa 1937 lire (…lo stipendio raddoppierebbe in un sol colpo!!!). Ma nell’istante in cui la conversione dovesse avvenire inizierebbe l’immediato deprezzamento della nostra moneta (…lo stipendio crollerebbe della metà di quello percepito oggi in euro!!!) con un’inflazione tanto devastante da far rimpiangere anche al più accanito degli anti-europeisti quello stesso istante!

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