Il falso conflitto tra Renzi e l’Unione Europea.

di Gerardo Lisco. Il 4 dicembre si avvicina e gli interessi in gioco rispetto al referendum costituzionale appaiono sempre più chiari. Sono giorni che leggiamo del falso conflitto con l’U.E. del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale spera in questo modo di conquistare alla propria causa quegli elettori che non reggono più questa U.E.
Il dato è che la Legge di Stabilità della quale si discute, al di là della propaganda, è in linea proprio con quanto imposto dall’U.E.. Se Renzi vincerà il referendum la sua leadership si consoliderà al punto tale che, in mancanza di qualsiasi rinegoziazione dei trattati in materia di vincoli di bilancio, agli italiani toccheranno ulteriori sacrifici. Non è un caso che le clausole di salvaguardia utili per il rispetto dei vincoli di bilancio sono state di nuovo reintrodotte nella Legge Stabilità. Siamo in presenza di un falso conflitto tra Renzi e U.E., semplicemente perché è la stessa U.E. ad averci imposto la riscrittura di una nuova costituzione che sia più funzionale alla costruzione di un sistema politico, liberista sul piano economico e oligarchico su quello politico. Non è un caso che tutti coloro che, a diverso titolo, sostengono questo modello di Europa sono schierati a favore del Sì alla controriforma costituzionale. La prova di ciò che sostengo è la pedissequa applicazione della lettera della BCE a firma Trichet/Draghi inviata il 5 agosto 2011 all’allora Presidente del Consiglio Berlusconi. La riduzione del numero dei senatori e l’abrogazione del CNEL, sono lo specchietto per le allodole che nasconde i veri obiettivi dei burattinai che muovono le fila del Governo facendo leva sulla smodata ambizione del Presidente del Consiglio. Per capire gli obiettivi del nuovo testo costituzionale bisogna contestualizzarlo partendo dall’opera di smantellamento dei partiti politici fatta in questi anni. Oggi la politica e con essa l’organizzazione del consenso non avviene più attraverso i partiti politici ma attraverso istituzioni quali Fondazioni, liste personali, ecc. Lo stesso PD che si vanta di essere l’unico partito ancora in vita ad una attenta analisi risulta ne più e ne meno che un cartello elettorale dove i vari capi corrente sono solo punti di riferimento per lobbies e stakolder. Il ruolo dei capi corrente è stato ufficializzato con l’“Italicum” che prevede capilista bloccati. Parlamentari cioè che ricopriranno la carica di Deputato non perché eletti, ma perché nominati dal capo del partito politico/lista elettorale personale, e i quali dovranno garantire al “capo” la possibilità di “comandare” in modo indisturbato. Soltanto partendo da questo dato, eminentemente politico, è possibile capire il senso della nuova Costituzione partorita dal DDl Boschi/Verdini/JP Morgan. Gli articoli più significativi della nuova Costituzione dai quali evinco il disegno restauratore in senso oligarchico sono i seguenti: artt. 70 e 72 che riguardano l’approvazione delle leggi; art. 83 elezione del presidente della Repubblica e art. 135 nomina dei giudici della Corte Costituzionale. Ai sensi di quanto previsto dagli artt.70 e 72,di fatto, per come è stato complicato e reso conflittuale l’iter legislativo per l’approvazione delle leggi, l’Esecutivo è posto nelle condizioni di far approvare le sole leggi funzionali al mandato ricevuto dalle lobbies che hanno concorso a farlo eleggere. Questo è il senso dell’introduzione del c.d. “voto a data certa”. Per far si che la figura del Presidente del Consiglio possa diventare preminente rispetto agli altri organi dello Stato l’introduzione di questo solo istituto non è sufficiente. Gli altri due interventi riguardano l’elezione del Presidente della Repubblica il quale dal settimo scrutinio in poi, visti gli artt. 64 e 83, potrà essere eletto dai 3/5 dei presenti dell’assemblea ossia da non più di 220 parlamentari. Un Presidente della Repubblica così eletto è del tutto evidente che perde la funzione di garante della Costituzione in quanto espressione della sola lista che, grazie allo spropositato premio di maggioranza previsto dall’Italicum, si aggiudica ben 340 Deputati su 630 senza contare i senatori. Questo dato ha un’ulteriore implicazione rispetto alla nomina dei componenti della Corte Costituzionale. Ai sensi dell’art. 135 i 15 componenti vengono nominati 5 dalle supreme magistrature ordinarie, 5 dal Presidente della Repubblica, nel caso della nuova Costituzione da un Presidente espressione di una sola parte e non più garante della Costituzione, i 5 restanti 3 dalla Camera dei Deputati e 2 dal Senato. Diventa plausibile di fronte ad un tale contesto la trasformazione della Corte Costituzionale da organo indipendente di controllo di legittimità costituzionale ad organo funzionale al Governo, e diventa concreto il rischio che attraverso la Giurisprudenza Costituzionale possa modificare il senso della Prima Parte della Costituzione. Come ho cercato di dimostrare, il disegno di trasformare il nostro sistema da Democratico – sociale in oligarchico e neoliberista passa attraverso il combinato disposto degli articoli della Costituzione che regolano le funzioni: del Parlamento, del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale. Fino a quando il Parlamento, la Corte Costituzionale e il Presidente della Repubblica hanno potuto svolgere in modo autonomo le proprie funzioni, per l’Esecutivo è stato difficile poter mettere mano alla ristrutturazione del nostro sistema finalizzandolo agli interessi del capitalismo finanziario. Con la nuova Costituzione contenuta nel DDL Boschi/Verdini/JP Morgan ciò sarà possibile. Per questi ragioni il 4 dicembre gli italiani dovranno pronunciarsi su quale modello di Stato e di Società vogliono per i prossimi decenni ed è per questa ragione che dire No equivale a dire si alla costruzione di un sistema più democratico, inclusivo e socialmente più giusto.

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