Il buono, il brutto, il cattivo.

I tre maggiori leader politici del Belpaese, Renzi, Grillo e Berlusconi, i tre maggiori trascinatori di quel poco che rimane dell’italico corpo elettorale che ancora si ostina ad andare a votare, illudendosi che basti una delega a chicchessia per cambiare l’Italia ancor prima di cambiare se stessi, stanno tutti e tre fuori dal Parlamento Italiano.
La cacciata di Silvio Berlusconi da Palazzo Madama così come è stata architettata a Largo del Nazzareno sotto l’egida del Quirinale, senza passare per le urne, ma attraverso le aule di tribunale e a colpi d’acceleratore, quando invece bastava semplicemente attendere sulla sponda del fiume che prima o poi passasse il cadavere del “nemico”, è stato l’ennesimo, tragico, irreparabile, errore commesso dalla sinistra che ha di fatto spianato la strada a Forza Italia consentendo a quella parte politica di riciclarsi, mantenendo un piede nel governo e uno sulla pancia della gente.
Ma il Pd, neanche a dirlo, è da sempre il miglior collante per la coalizione di centro destra, il peggior nemico di se stesso e il miglior disaggregante per il centro sinistra. Tant’è che per rimanere fedele al suo atavico ruolo, pure stavolta, nel gestire la decadenza del Cavaliere, ha dato riprova di essere il miglior interprete di quel copione che vuole la sinistra perdere pure quando vince!
E il risultato sarà palese già alle prossime elezioni europee e poi alle successive elezioni politiche, quando gli elettori, sopravvissuti alle disgustose vicende della politica nostrana, inietteranno nel cuore dell’Europa un’overdose di 5stelle e consegneranno l’Italia a sicura ingovernabilità, con tre forze politiche di pari peso, ma antitetiche.
Ingovernabilità che potrebbe essere scongiurata solo se l’attuale governo di “strette intese” saprà e vorrà varare una riforma elettorale in grado di consegnare il governo del Paese ad una di quelle tre forze che saprà prendere un solo voto in più delle altre due. Ma la paura  di consegnare l’Italia ai 5stelle fa novanta, e quindi scordiamoci pure una siffatta legge elettorale!
E’ così, le colpe dei padri ricadranno rovinosamente sui figli, soprattutto se quei figli sono capitanati da un figliol prodigo, di mestiere sindaco e di professione rottamatore, del calibro mediatico di Matteo Renzi, oggi alle prese con il giochino delle primarie del Pd (… ma che le fanno a fare poi ‘ste primarie se già si conosce nome e cognome del vincitore!?), e domani con il più grosso problema del pianeta terra: l’Italia!
Comunque sia, le primarie s’han da fare.  E il vincitore ante suffragium, Matteo Renzi, sfrutta il gioco di sponda che gli offre Angelino Alfano. E se il “diversamente berlusoniano” lo invita a non tirare troppo la corda sul Governo, lui risponde: “Non tiriamo la corda, sono gli italiani che stanno tirando la cinghia”. Poi in merito alle primarie, ribadisce: “Se vinco io faccio due passi indietro, andiamo avanti con Letta fino al 2015, ma si devono fare le cose. E lo diremo già l’11 dicembre. Per me ci sono delle cose da fare subito: legge elettorale, risparmio di un miliardo dei costi della politica, riforme e interventi per il lavoro. Se vogliamo che il Governo vada avanti, e lo vogliamo perché serve un esecutivo stabile, allora le cose vanno fatte subito”.
Insomma, il sindaco di Firenze insiste sul particolare che dopo l’8 dicembre l’esecutivo dovrà fare quello che dice il Pd: “Di me dicono che io voglio fregare la seggiola a Letta. Io la mia ambizione la metto da parte. Ma io voglio che il Partito democratico faccia le cose sul serio. Se il partito non sfrutta questo momento, sarà spazzato via”. Matteo Renzi vuole la golden share sul governo Letta: “Il Pd ha ora la maggioranza per fare le cose: o ora o mai più” avverte il sindaco di Firenze che mette bene in chiaro: “Se Grillo e Berlusconi vedono un governo che tentenna ci portano via di peso. Io voglio che il Pd faccia le cose sul serio”. Pd e governo, insomma, dovranno prendere atto che se vince Renzi vince un programma che gli italiani si aspettano venga rispettato. Il programma con cui pensa di vincere le primarie. E che vede al primo posto una “riforma seria della politica” che porti ad un risparmio di 1 miliardo di euro da destinare al territorio e al sociale. Poi un grande Job Act, un piano sull’occupazione destinato a creare nuovi posti “non un milione come diceva per slogan Berlusconi”) e sfoltire le migliaia di norme che ingessano il mercato del lavoro. E infine Renzi lancia anche lui il suo slogan: “E’ di sinistra chi abbassa le tasse non chi le alza”.

Dopo il Cavaliere nero, il Cavaliere rosso… tanto alla fine paga sempre pantalone!

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