Il bonus del “premier senza voto” è una questua! Per adeguare salari e pensioni al costo della vita c’è la contrattazione e la perequazione.

Palazzo Chigi sta pensando di aumentare il bonus di 80 euro per dipendenti e pensionati e di portarlo a 100 euro. C’è chi la vede come la solita boutade di Matteo Renzi, l’ennesimo spot elettorale per illudere ancora una volta gli elettori. Ma per chi crede nella democrazia, nei diritti dei cittadini e nel rispetto delle regole, questa mossa appare come l’ennesimo
strappo autoritario di chi si crede il padrone del mondo e pensa di tenersi buona la gente di questo Paese lasciando cadere, di tanto in tanto, qualche briciola dalla grande mangiatoia dove la casta e gli amici degli amici non finiscono mai di abbuffarsi! Ma non è così che funziona in un Paese libero e democratico. Per rivalutare gli stipendi ci sono i “tavoli contrattuali” e per adeguare le pensioni al caro vita esiste il meccanismo della “perequazione automatica”. Sarebbe sufficiente rispettare e applicare questi meccanismi istituzionali per ristabilire il giusto potere d’acquisto di lavoratori e pensionati che reclamano da anni giusti e legittimi adeguamenti reddituali al costo della vita. Stipendio e Pensione sono un sacrosanto diritto, altrettanto lo sono i relativi adeguamenti reddituali all’inflazione. I lavoratori italiani hanno ottenuto questi diritti dopo anni di lotte e rivendicazioni sindacali, e oggi quei diritti non possono e non devono passare come una questua concessa dal padrone al servo, solo perché il padrone ha così deciso! Per adeguare salari e pensioni al costo della vita esistono i contratti collettivi e gli istituti previdenziali e non certo il bonus di un “premier senza voto”!

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