Idv, Donadi lascia Di Pietro: “Porto avanti i valori di sempre”.

di Massimo Donadi. Proprio ora che la nave affonda? Ma non si era accorto di niente? Perché non dimettersi anche da parlamentare? Troppe volte mi sono state rivolte queste domande, a cui ho sempre risposto cercando di chiarire la mia posizione. Tuttavia, c’è ancora qualcuno che continua a chiedermi spiegazioni. Non in molti, devo essere sincero, se paragonati a quanti hanno espresso rispetto per la mia decisione e quanti altri mi hanno rivolto con entusiasmo un “sono con te”. Ma non avendo nulla da nascondere ed essendo in pace con la coscienza, ci tengo a chiarire nuovamente, e una volta per tutte, le ragioni della mia scelta. Una scelta quanto mai sofferta, ma necessaria. La mia uscita, prima dal gruppo e poi dal partito dell’Italia dei valori, non ha niente a che vedere con la puntata di Report. È stata una decisione politica. Dopo otto mesi passati a cercare di trattenere con le unghie e con i denti il partito in cui ho sempre creduto dentro il centrosinistra, mi sono dovuto arrendere: l’Idv è cambiata (anzi, Di Pietro ha cambiato l’Idv) e non possiamo permetterci di investire ancora del tempo prezioso a dare capocciate contro i muri. I valori su cui abbiamo fondato l’Idv devono trovare voce ed espressione in un nuovo progetto politico, democratico, aperto alla partecipazione e saldamente ancorato alla coalizione di centrosinistra. Perché, da aprile ad oggi, l’Italia dei Valori ha distrutto quanto aveva costruito nei dieci anni precedenti. Gli italiani hanno votato un’Italia dei valori alleata del centrosinistra, che con il Pd voleva addirittura fare gruppi unitari a Camera e Senato e che come primo atto politico della legislatura votò Napolitano Presidente della Repubblica, allora definito da Di Pietro “un servitore della Repubblica e uomo fedele alle istituzioni”. Se parliamo di coerenza, non sono io quello che ha cambiato idea rispetto agli impegni presi con gli elettori. Gli attacchi, talora giustificati, ma forsennati nei toni, al Presidente della Repubblica ci hanno isolato da tutti. È stato definitivamente reciso ogni rapporto con il Pd. Si è inseguito Grillo nel tentativo di cavalcare la protesta ed il malumore. Si è addirittura accarezzata (e forse non ancora abbandonata) l’ipotesi di cambiare simbolo per correre da soli alle elezioni con una lista radicale ed antagonista. E nel frattempo si è cercato di spegnere ogni confronto e ogni dissenso, incapaci di superare la dimensione dell’uomo solo al comando. Non è quello per cui ho lavorato ed in cui credo. Per questo ho deciso di uscire da una Idv molto diversa da quella che ho contribuito a fondare. E lo ribadisco: non ho mai messo in dubbio l’onestà di Antonio Di Pietro. Di Pietro è stato l’unico, e ribadisco l’unico, che si è sempre opposto a Berlusconi e alla sua politica. Per questo avrà sempre il mio rispetto e la mia stima. Ma chi fa politica ha il dovere di andare al di là dei sentimenti e delle valutazioni personali. Per questo, da oggi guardo avanti e lavoro, assieme a tante altre persone impegnate, alla costruzione di un nuovo soggetto politico, che porti avanti con orgoglio le battaglie per la legalità che ho sempre condotto e che voglio continuare a portare avanti. Dentro un centrosinistra riformista e di governo. E lasciatemi dire una cosa: potevo starmene zitto e tranquillo, nel mio ruolo di capogruppo alla Camera, e quindi con ogni probabilità candidato eletto nel prossimo Parlamento, ma sentivo che così avrei tradito le mie convinzioni e la mia coscienza. Mi sono dimesso da capogruppo, ho lasciato l’Idv e con essa ogni garanzia. Non entro nel Pd, come qualcuno maliziosamente voleva far pensare, e con questa scelta gioco tutto, rimettendo agli elettori il giudizio sul progetto a cui sto lavorando. In un Paese dove nessuno si dimette mai da nulla, non voglio il plauso di nessuno, ma il rispetto, questo sì, credo di meritarlo.

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