Ibrahimovic, la differenza tra Milan e Juve!

Solo il Milan può permettere a qualcun altro di inserirsi nella lotta scudetto“. Antonio Conte lo ripete pedissequamente dall’inizio della stagione e lo ha sostenuto talmente tante volte e con una tale convinzione, che forse il concetto è entrato nella testa dei giocatori in maniera troppo condizionante. Perchè se è vero che indubbiamente sulla carta il Milan ha qualcosa in più, d’altra parte non si capisce per quale motivo la Juve, brava e fortunata a ottenere 4 punti su 6 disponibili contro la diretta concorrente, debba negarsi la possibilità di credere fino in fondo a un sogno il cui compimento sarebbe interamente nelle proprie mani, non fosse stato per la serie interminabile di pareggi interni contro le “piccole” che rischia di costare assai caro. La corsa al tricolore è ufficialmente entrata nel vivo, e in caso di vittoria questa sera a Bologna, la Juventus avrà comunque la possibilità di affacciarsi alle ultime dodici partite ricominciando da una sorta di 0-0 con i favoriti rossoneri. Favoriti non a caso, ma per una serie di motivi ben individuabili. Il gruppo rossonero sa cosa vuol dire vincere. Perchè lo ha fatto l’anno scorso. Perchè la rosa è piena zeppa di giocatori che non fanno altro da una vita. Allegri ha dimostrato di aver assorbito in pieno il grande salto dall’isola alla metropoli, e adesso che pian piano recupererà tutti i pezzi, il potenziale rossonero godrà di ulteriore linfa per affrontare il rush finale. A differenza della Juve, il Milan continua a dimostrare di fare ben poca fatica nelle partite apparentemente prive di grossi stimoli. Il poker rifilato sabato sera al Palermo è l’esempio più lampante di come l’onda d’urto rossonera sia impossibile da contrastare per le formazioni meno attrezzate. Oltretutto il Milan tende a chiudere queste partite ben prima dello scoccare del 90′. Risultato: più freschezza per tutti. Eppoi eccola la differenza principale tra Milan e Juve: Zlatan Ibrahimovic. Il prototipo del giocatore che farebbe fare ai bianconeri il definitivo salto di qualità. Il fuoriclasse in grado di risolvere partite bloccate contro squadre che si arroccanno in difesa secondo la migliore (o peggiore) tradizione italiana. Alla Juve un top player del genere non c’è: i pareggi interni con le varie Siena, Cagliari, Bologna, Genoa e Chievo non sono certo un caso, e anche nell’ultima uscita contro i veneti è saltato all’occhio come delle quattro palle gol create, nessuna portasse la firma di un attaccante. Se insomma l’Ibrahimovic della Juventus si chiama Mirko Vucinic, i calcoli sono presto fatti. Più si va avanti, e più pare che la parabola dello stato fisico di Milan e Juventus si stia delineando in senso opposto: i bianconeri, partiti fortissimo, stanno ora pagando un calo vistoso dei suoi uomini chiave (vedi Marchisio e Vidal), e per una squadra come quella di Conte, che del pressing alto e della cattiveria agonistica ne ha sempre fatto una vocazione, il periodo di flessione potrebbe risultare fatale. Anche perchè il tecnico leccese ha dimostrato di non essere un amante del turn over, preferendo spremere oltremodo i suoi “aficionados” piuttosto che concedere minuti a giocatori da lui considerati ormai fuori dal progetto (Krasic, Elia, Del Piero). Tutto il contrario del Milan, la cui preparazione ha portato la squadra al top nel momento clou della stagione, con Allegri che ha saputo fare di necessità virtù, riadattando Emanuelson al ruolo di trequartista in assenza di Boateng, e riuscendo a concedere a tutti spazi importanti.

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