I limiti della ‘sinistra’ Pd sono i suoi dirigenti.

di Gerardo Lisco. I limiti della sinistra PD sono il suo gruppo dirigente. I vari esponenti della sinistra PD fanno fatica a capire che, dopo aver assecondato la nascita del Governo Monti, dopo aver fatto una campagna elettorale nella quale l’unica cosa certa è che avrebbero continuato con le stesse politiche, dopo aver consentito la scalata di Renzi modificando lo Statuto, non sono più credibili. Tanto Bersani quanto D’Alema dicono cose condivisibili il problema è che hanno perso la credibilità di un tempo.
Come posso io, persona di sinistra, non condividere l’intervista rilasciata da D’Alema su il Mattino di qualche giorno fa sul Jobs Act? E’ del tutto evidente che, il Jobs Act, senza politiche redistributive, di investimenti e senza poste finanziarie tali da garantire i necessari ammortizzatori sociali produrrà solo precari indebolendo, nel contempo, le basi del sistema democratico. Il problema è che queste cose le dica D’Alema. Stesso ragionamento vale per Fassina. Pur apprezzando le cose che dice diventa difficile per pezzi consistenti di elettorato dimenticare che è stato Sottosegretario all’economia del Governo Monti. In Gran Bretagna perché un rappresentante della sinistra tornasse a guidare il Labour Party, dopo la stagione di Tony Blair, ci sono voluti circa quindici anni . Ed Milliband attuale segretario del Labour Party non è riconducibile alla vecchia sinistra labourista sconfitta, appunto, da Blair. Gli esponenti della Sinistra Pd non hanno ancora metabolizzato l’idea che il mutamento del PD in PdR (Partito di Renzi) è stato favorito proprio da loro. Il mutamento genetico del Pd non è altro che la conclusione del processo di cambiamento della classe politica proveniente dall’ex PCI. Questa classe politica non ha colto, fino in fondo, il senso del mutamento della società italiana che veniva dalla sua modernizzazione elaborando una cultura politica di sinistra autonoma e alternativa a quella Liberale. Diventata classe di Governo si è limitata ad assecondare il pensiero Liberale (lo stesso Bersani ha dichiarato di essere un Liberale anche se di sinistra). A nulla sono serviti i continui richiami a Berlinguer o al Socialismo Europeo. Questi richiami non sono serviti a nulla di fronte all’azione concreta di Governo. L’incomprensione della realtà è stata tale che è stato sufficiente che il PD si trasformasse in PdR perché l’adesione al Partito del Socialismo Europeo fosse possibile. Adesso la domanda è: si intravede all’orizzonte un gruppo dirigente in grado di interpretare e di guidare i processi di cambiamento in atto da Sinistra? Penso proprio di no. Ciò che manca non sono la cultura politica o i riferimenti sociali, ciò che manca è appunto una classe dirigente in grado di far propria la cultura politica alternativa a quella liberale e di offrirla all’elettorato di riferimento. Nell’attuale contesto la costruzione di un’alternativa a Renzi, pur in presenza di vuoto politico, progettuale e di contradizioni enormi, mi sembra che sia al di là da venire.

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