I conti di Conte: il conto non quadra. di Enzo Sanna

di Enzo Sanna. La nozione di “partita doppia”, cioè delle tecniche basilari di contabilità, rifilata a noi allora giovani studenti del Tecnico Commerciale dal professore di Ragioneria tra uno sbuffo di fumo e l’altro di una aromatica Muratti (non stupitevi, allora era consentito agli insegnanti di fumare in classe!) lasciò chi scrive in serie difficoltà nell’assimilazione del concetto tanto che, durante l’ora di ricreazione, sbuffando il fumo di una orrenda quanto economica Alfa senza filtro prelevata da una bustina di carta (allora si potevano acquistare dal tabaccaio le sigarette sfuse) confidai al mio compagno di banco di non aver capito un piffero circa la trattazione dell’argomento “partita doppia”, scoprendo di non essere il solo tardo di comprendonio.

Col tempo, la nozione divenne via via meno ostica almeno sino quando fu seguita, purtroppo, da un altro ancora più arduo elemento: la quadratura di bilancio. La disquisizione professorale fu, in pillole, la seguente: in un bilancio, il dare e l’avere devono infine quadrare, pertanto l’utile, il surplus, l’avanzo andrà collocato nel ‘dare’, mentre il disavanzo, il minus verrà iscritto nell”avere’. Apriti cielo! Fu il buio. Nell’ora di ricreazione, il mio compagno di banco inspirò tanto profondamente la boccata di Alfa senza filtro da procurarsi giramento di testa mentre io tossii per tutto il tempo. L’arcano non fu mai svelato dal professore. Ci volle l’università e qualche docente più chiaro nell’esposizione per dissipare il mistero per cui il “dare” doveva ospitare l’utile, mentre nell’avere “quadravano” i conti del disavanzo.

Confesso, nel tentare oggi di farmi un’idea circa il documento programmatico di bilancio appena liquidato dal Consiglio dei ministri ho provato la medesima sensazione procurata tanto tempo fa dall’Alfa senza filtro aspirata fino nei più profondi alveoli polmonari. La lettura dei conti del Governo Conte somiglia in maniera impressionante al compito in classe svolto da un compagno di allora (non il mio amico secchione col quale condividevo il banco) il quale, assimilata a suo modo la nozione di quadratura di bilancio, cioè “dare” uguale infine ad “avere”, depositò per primo il foglio formato protocollo sulla scrivania del professore, tra lo stupore generale dato che il tizio era considerato unanimemente tra i meno dotati in materia. Dopo due giorni arrivò il verdetto del professore: “Sono stato tentato di dare al vostro compagno un bel 10 per la fantasia con cui ha svolto il compito, senza averne azzeccato una, ma riuscendo comunque a ingegnarsi nel far quadrare i conti in maniera inverosimile, immaginifica. Purtroppo, sono costretto a dargli uno zero spaccato perché la contabilità non è inventiva, né opinione, né fantascienza.”
Cavoli! Vuoi vedere che questi signori al governo dell’Italia ne capiscono di contabilità quanto ne capiva quel compagno di classe di allora? Macché! Costoro, o meglio, quelli che li coadiuvano ne capiscono, eccome! Sanno come falsare i conti, sanno come imbrogliare la partita doppia, sanno come abbindolare il “popolo bue” tanto da farlo illudere di essere destinatario di una “Manovra del Popolo”, espressione che se non fosse troppo comica apparirebbe imbecille, a dir poco.
Costoro concepiscono un condono (definito “pace fiscale” per i gonzi che ci cascano) che neppure il peggior Berlusconi ebbe il coraggio di ipotizzare in tale forma. Gli imbroglioni, i profittatori, gli sfruttatori, i furbetti di qualsiasi quartierino saranno “sanati” e, come ovvio, i cittadini onesti sborseranno per loro. Questi ultimi si rechino a ringraziare i grillini, lasciando perdere i leghisti che in quanto a imbroglio esercitano solo il loro atavico apostolato. I grillini, poi, trasformano il “reddito di cittadinanza”, in linea teorica una forma più che opportuna di redistribuzione della ricchezza, in un esproprio ai pensionati non d’oro, né d’argento, né di bronzo visto che sono già arrivati a voler intaccare il limite dei 2.500 euro imbrogliando ancora sulle cifre del “tantum”. Insomma, già solo questi due provvedimenti costeranno agli italiani onesti, e solo a loro, un buon 8-12% del proprio reddito, senza contare annessi e connessi. E poi vadano a raccontare la favola per la quale il governo grillino-leghista non metterà le mani nelle tasche degli italiani! A ben vedere i dati, oltre alle mani ci stanno mettendo persino i piedi, peggio del governo Monti!
Qualcuno a questo punto, magari un grillino o un Fassina di turno, obietterà che ne può valere la pena se i sacrifici richiesti risulteranno indirizzati a fin di bene. Ma quale “fin di bene” si potrà anche solo ipotizzare con la “flat tax” che incombe? Chi verrà chiamato a coprire le minori entrate fiscali, oltre a quelle del condono? Con i milioni di tagli alla sanita? Con i milioni di tagli all’istruzione? Con i milioni di tagli alla ricerca scientifica? Con i milioni di tagli alla… (continui il lettore-elettore il lungo elenco; quando lo avrà terminato, magari sarà troppo tardi), sorvolando sull’aggiunta di miliardi d’interessi sui titoli di Stato. E come si incentiveranno i consumi istituendo la riedizione di mussoliniana memoria della tessera annonaria, rinominata reddito di cittadinanza, togliendo i soldi ai pensionati per finanziarla?
Torniamo alla partita doppia. Il compagno di classe che al compito di ragioneria meritava il 10 per la fantasia, ma ha ottenuto un sonoro zero per la furberia, non potrebbe essere il Presidente del Consiglio dei ministri Conte solo per due ragioni, una anagrafica, l’altra professionale, visto il suo incarico di docente in diritto privato, non in ragioneria. Eppure, mettendo da parte i Salvini e i Di Maio che la “docenza” neppure sanno che cosa sia (in compenso sanno esercitare a pieno l’indecenza), il risultato sulla “manovra” sembra molto, molto vicino a meritarsi quel voto “zero” incassato a suo tempo dal compito in classe del mio compagno di studi, con l’aggravante odierna dell’inganno mediatico.

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