Historia magistra vitae, ma non per tutti.

di Clemente Luciano. Pare che tal Marco Bussetti, professore di educazione fisica alle scuole medie, sia ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Conte. Forse non sa nemmeno lui come e perché sia lì, ma insomma in un governo dove Di Maio fa il Ministro del Lavoro, anche Bussetti poteva ben ambire ad essere ministro.
E questo tal Bussetti, per cercar di giustificare la propria esistenza in vita (politica, per carità) se ne è venuto col dire che è meglio che la Storia sia abolita dall’esame di maturità e poi, magari dello stesso insegnamento della Storia.
Abolire la storia e perchè? La motivazione che adduce il (nostro malgrado) Ministro è che pochi studenti affrontano la prova di storia all’esame di maturità. E allora togliamola di mezzo. Così, come si toglie un prodotto dal commercio perché i clienti non lo comprano più. La logica è quella del la merce da supermercato: non si vende, si toglie dagli scaffali. Solo che la scuola non è un mercato e non è una classifica da hit parade.
L’eliminazione corrisponde peraltro a una idea che purtroppo ha preso piede negli ultimi anni, e che vede la scuola concepita in termini di gradimento. Forse bisognerebbe spiegare al ministro, ammesso che poi lo capisca, che abolire la storia è togliere la memoria e la capacità critica e comporta una minor consapevolezza del presente, non consente di capire come e perché questa sia il mondo in cui oggi noi viviamo. Conoscere cosa ci ha preceduto è uno strumento essenziale per sapere, valutare (conoscere per deliberare diceva un “certo” Luigi Einaudi); è uno strumento di libertà e consapevolezza. Certo, agli attuali governanti, impegnati tutti nel presente a raccattare voti con reddito di cittadinanza e immigrati, e capaci di (stra)parlare solo su Facebook e con tweet, non è che la cosa possa interessare più di tanto.
E del resto alla Pubblica Istruzione Bussetti ha avuto “illustri” predecessori, come Valeria Fedeli ad esempio, che voleva abolire il tema di italiano dagli esami di stato. Sì, proprio quella Fedeli che nel suo curriculum scriveva di essere laureata, scoprendosi poi che non aveva nemmeno la maturità. Per fortuna che fuori e al di là della rozzezza e del becerume di questo governo ci sono altre sensibilità, un altro modo di pensare. Come quello di Liliana Segre, senatrice a vita e sopravvissuta alla Shoah e testimone dei lager nazisti di Auschwitz-Birkenau che ha detto: “Avevo già pensato, di chiedere al ministro che rimettesse nelle ultime classe dei licei lo studio della storia del ‘900 con tutte le guerre, lo sterminio degli armeni, le pulizie etniche, la Cambogia, tutto quello che c’è stato di brutto. E invece adesso addirittura lo tolgono dall’esame di maturità. O come quello di Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera: “Il ricordo è protezione dalle suggestioni ideologiche,dalle ondate di odio. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri del razzismo”.
Già. Questa gente nemmeno si rende conto di come la storia fa parte del presente, e senza la consapevolezza di ciò che è accaduto non daremmo un senso alla nostra scena politica e sociale. La Storia può sembrare tema di nicchia, discussione da intellettuali da salotto: e invece la Storia siamo noi, come dice il titolo di un bel programma Rai “La Storia la facciamo noi, gente comune, nella ordinarietà dei nostri giorni“. Ma oggi, al di là di quel tal Bussetti e di quella tale che lo ha preceduto al Ministero, la storia dello studio della Storia soffre di schizofrenia: da una parte assistiamo al successo di programmi di storia, come “La Grande Storia” di Paolo Mieli o quello di Alberto Angela “Ulisse: il piacere della scoperta” o le fiction basate sulla storia, dall’altra vediamo che la storia com’era un tempo, quella che aveva peso politico, sta scomparendo.
Forse ciò è dovuto anche perché siamo nell’epoca dei social e del web, dove tutto si basa sul virtuale e non sul reale che è poi quello che la Storia analizza e mette a fuoco. E’ questa l’epoca delle “fake news”, delle storie false inventate da dilettanti o (peggio) dai professionisti del web che tendono di distorcere la storia e di conseguenza la realtà: fenomeno inquietante, perchè così la storia viene falsata, inquinata e alla fine distrutta e soppressa come Memoria.Ecco perché la storia va insegnata e studiata, e bene, per sviluppare il senso critico”, per conoscere cosa siamo e che vie e che temperie umane abbiamo addosso e da cosa ci deriva il nostro essere. E per capire che futuro vogliamo dare alle nostre esistenze. Perchè la storia non è una merce qualsiasi che può essere rimossa dagli scaffali di un supermercato.
P.S. A proposito di storia e memoria e, a puro scopo esemplificativo, vorrei ricordare qualche nome che in passato ha ricoperto la carica di ministro della Pubblica Istruzione prima dei sopra citati Bussetti e Fedeli: Francesco De Sanctis, Vittorio Emanuele Orlando, Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Adolfo Omodeo, Guido De Ruggiero, Vincenzo Arangio Ruiz, Giovanni Spadolini,Tullio De Mauro.
Ma vaglielo a spiegare a un leghista o a un 5 Stelle che gente erano costoro.

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1 Response

  1. TEODOLINDA ha detto:

    Povera Scuola in Italia

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