Grillo a Genova si becca i “vaffa” dagli angeli del fango!

Forse ha fatto bene Renzi a starsene a casa, o forse è stato meglio andarci a Genova a costo di beccarsi qualche insulto come, invece, ha fatto Beppe Grillo? 
Fatto sta che anche sul leader dei 5Stelle, appena smontato dallo scooter con cui è arrivato a Sant’Ilario per far visita agli alluvionati, si è abbattuta l’onda della contestazione! 
Una contestazione che nasce dalla disperazione e dalla rabbia della gente che non ne può più di uno Stato inefficiente e incapace.
Quando aveva deciso di visitare le strade della “sua” Genova annegate dall’alluvione, Beppe Grillo non avrebbe mai pensato di essere travolto da tanta rabbia come succede ad un “politico” qualsiasi. 
Ma, agli occhi dei volontari che da giorni combattono contro il maltempo d’autunno e spalano fango a mani nude, il leader del Movimento 5 Stelle non è diverso dagli altri politici: “Sfrutta una tragedia per un paio di fotografie da lanciare sui quotidiani”, dicono gli alluvionati. Un angelo del fango gli grida dietro: “Vieni qua, ti metti un po’ di fango e ti fai fare le foto…”, e un altro: “Vuoi una pala, vieni a spalare”. 
Ma lui, il leader del cambiamento a 5Stelle, il guru della democrazia dal basso, non ci pensa proprio a sporcarsi le mani di fango e neppure fa la finta di prendere una pala: “Ci sono già i parlamentari. Se vi fa piacere prendetevela con me se vi fa piacere sfogarvi”, urla ai volontari. Uno di questi gli replica: “Noi abbiamo bisogno che il Comune faccia il Comune, la Regione la Regione, lo Stato lo Stato”. “Ma non lo fanno… risponde Grillo che, più volte, rischia di perdere la pazienza con i giovani che lo contestano più apertamente: “Noi siamo dalla stessa parte. Tutti i nostri parlamentari sono a spalare. Andate a far spalare Renzi. I nostri parlamentari sono abituati a spalare merda in Parlamento, figuriamoci se hanno paura a venire a spalare fango qui”. 

Ma lui non si sporca le mani, non impugna la pala, non aiuta i volontari. Si rimette il casco, mette in moto lo scooter e se ne va. Loro, invece, cittadini e volontari, rimangono lì, chini nella melma e con il fango fino alle ginocchia, a sudare, a spalare il liquame che devasta la città. Sono anni che chiedono aiuto allo Stato, mai in cambio ricevono solo promesse, lungaggini burocratiche e pure la beffa di vedere retribuiti con stipendi d’oro e premi di migliaia di euro quei dirigenti che dovrebbero controllare ma non controllano, che dovrebbero prevenire ma non prevengono, che dovrebbero intervenire ma non intervengono mai! Così oggi si consuma l’ennesimo dramma di una tragedia annunciata, ma che nessuno si è mai sforzato di evitare.
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A CHE SERVE PRENDERSELA CON GRILLO. di Davide Marciano. Stamani, come promesso dal palco di Roma, Beppe Grillo ha fatto visita alle zone alluvionate di Genova. Non è mancata la contestazione da parte di alcuni cittadini che l’hanno invitato a spalare fango insieme a loro. Fin qui tutto normale: siamo in democrazia, l’esercizio del diritto di critica è aperto a tutti. E un personaggio divisivo come Beppe Grillo non può essere simpatico al 100% della popolazione perché in quel caso, e solo in quel caso, si verificherebbero situazioni assimilabili alla dittatura. L’evento non è sfuggito al Tg1 che ha aperto l’edizione delle 13,30 con un servizio dedicato alla contestazione a Grillo, parlando di altri fatti molto più importanti come gli scandali dell’Expo o quelli della Guardia di Finanza dopo solo 20 minuti. E’ indispensabile continuare a servire il sistema per i camerieri della Rai: l’unica speranza, a questo punto, è che l’azienda vada a picco e che faccia la fine dell’Unità, sebbene ci sia sempre da dispiacersi quando un giornale chiude i battenti.
La realtà è che sparare addosso a qualcuno per nascondere il proprio disastro è facile. Genova è una roccaforte del centrosinistra da una vita, hanno costruito fin dentro i fiumi, molto probabilmente a suon di mazzette, come il modello di sviluppo nostrano insegna. Ora nel giro di qualche anno succede il finimondo – e succederà per sempre fin quando la popolazione della città non sarà dimezzata e metà dei mostri di cemento non saranno abbattuti – e la colpa di chi è? Di Beppe Grillo che, in tutto questo tempo, ha fatto il comico e da relativamente poco ha iniziato ad interpretare la speranza di milioni di persone. Una speranza che si sostanzia, appunto, nel rifiuto del sistema che ha prodotto tutto questo schifo e propone un modello alternativo, non per forza migliore ma certamente diverso.
In tutto ciò la vergogna non è nemmeno la contestazione in sé: un politico non può essere simpatico a tutti. Lo schifo è l’informazione di regime che ancora una volta ha colto l’occasione per distrarre, per parlare di gossip: gli “angeli del fango” che spalano, i contestatori di Beppe Grillo eccetera eccetera. In tutto ciò non si è ancora vista una schifezza di inchiesta tesa ad accertare le responsabilità, un servizio che spiega 50 anni di speculazioni edilizie che hanno stuprato il territorio ricoprendolo di cemento. Sarebbe troppo complicato, se l’informazione facesse la sua parte, mantenere l’ordine pubblico e confidare nella pigrizia di un popolo dormiente.
_________________________________________________________________________________________ GRILLO, CHE PECCATO SEI GIA’ IERI. di Massimo Gramellini. Tu, il rabdomante della rabbia, per anni hai intercettato l’umore dei disperati. Poi succede che Genova, la tua città, venga sommersa dall’alluvione. La notizia ti sorprende a una kermesse romana del tuo movimento. L’istinto fin qui infallibile dovrebbe indurti a fare la cosa giusta: tornare subito a casa per metterti a spalare in silenzio, intestandoti una campagna finalmente positiva. Invece resti al caldo di Roma a grilleggiare contro tutti, senza accorgerti che sei sempre meno efficace. Non esalti né spaventi più. Semplicemente annoi. 
Al quinto giorno ti degni di farti vedere a Genova. Arrivi in centro con una scorta arrogante, da mandarino della nuova Casta, e ti becchi la contestazione di ragazzi che probabilmente ti hanno pure votato. Il distacco tra te e loro è emblematico: quelli fanno e tu parli, quelli ricostruiscono e tu continui a distruggere. Perché persino lì, in mezzo al dolore, non trovi di meglio che indicare bersagli contro cui sfogare il rancore.
Agli Angeli del Fango che ti danno del pagliaccio come a un Mastella qualunque, additi il solito capro espiatorio, la stampa, accusandola di avere taciuto le vere cause della tragedia. Ma quando fai l’elenco di quelle cause si scopre che sono le stesse che ingombrano le prime pagine dei giornali. Sei fuori forma, incoerente, confuso. Dopo averli umiliati, ti offri ai cronisti per un’intervista in cambio di duemila euro da versare a un tuo fondo per gli alluvionati. Tu, di grazia, quanti ne hai messi? Dici ai ragazzi che non hai problemi a spalare il fango con loro, però poi non lo fai e ti dilegui con la tua scorta. Hai perso il tocco, Beppe Grillo. Che peccato, sei già ieri.

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