Grecia: chiuso per sciopero! A seguire l’Italia?

Proseguono in Grecia gli scioperi e le manifestazioni di protesta contro la politica governativa nel settore della pubblica amministrazione. Dopo lo sciopero di cinque giorni degli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori, ora tocca ai dipendenti pubblici scendere in piazza per difendere salario e posto di lavoro contro la decisione del governo di mettere in mobilità 25.000 impiegati statali entro la fine del 2013. A fianco dei travet pubblici sono scesi in piazza anche i lavoratori del settore privato. A scioperare sono anche i medici ospedalieri, gli avvocati e i dipendenti degli Istituti previdenziali e quelli dell’Ufficio di Collocamento. Problemi anche per chi deve usare i mezzi di trasporto pubblico a causa dei cambiamenti dei percorsi dei treni suburbani dovuti all’astensione dal lavoro degli addetti del settore. Anche i siti archeologici sono vittime delle agitazioni dei lavoratori. Quello di Knossos, sull’isola di Creta, visitato da circa 6.000 persone al giorno, è rimasto chiuso a causa dello sciopero proclamato dai custodi che protestano contro il licenziamento di 250 dipendenti del ministero della Cultura. E accanto ai lavoratori ellenici scendono in piazza anche giovani, anziani, studenti, mamme e bambini. Insomma, tutti i cittadini si riversano nelle strade e riempiono le piazze per protestare contro le manovre “lacrime e sangue” che la Troika ha imposto alla Grecia per… restare in Europa e nell’euro!
E se Atene piange, Roma non ride di certo. Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, suona l’allarme: senza Imu non garantiamo il pagamento degli stipendi agli impiegati comunali. E facendo eco ai vari “asfaltamenti” e “in fronte non ho scritto Jo Condor” di questi ultimi giorni, lancia anche lui la sua perosonalissima boutade: “non facciamo le buste paga con il lapis il 29 settembre”! Se “entro domenica non saranno trasferiti dal governo ai Comuni i 2,4 miliardi che coprono la cancellazione della prima rata dell’Imu molti Comuni al 30 settembre non saranno in grado di pagare gli stipendi ai dipendenti”. E Bruxelles, di rimando, preme sull’aumento dell’Iva dopo la soppressione dell’Imu prima casa. Di fatto l’Italia è già sotto commissariamento Ue. Entro fine anno, infatti,  la crisi economica diventerà talmente insostenibile che obbligherà il governo a chiedere il sostegno al “Fondo Salva Stati”. E allora cadremo definitivamente sotto le grinfie della Troika che detterà per filo e per segno a Via XX Settembre tutte le misure economiche delle prossime manovre finanziarie. L’ingresso nell’Euro è stato fallimentare per come è stato gestito. Ha dimezzato il potere d’acquisto dei salari, triplicato il costo della vita, aumentato la disoccupazione e annientato la competitività del made in Italy nel mondo. Siamo precipitati nella crisi e nella recessione più nera dal dopoguerra ad oggi. L’Euro ha scaricato sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle pmi, tutto il peso degli “aggiustamenti” di bilancio, all’insegna di tagli indiscriminati al welfare e attuando una politica di austerità che ha fatto più danni di quanti già non ce ne fossero, creando solo depressione, disoccupazione e povertà. Dal tunnel della crisi si esce soltanto rinegoziando il debito pubblico, rimettendo in discussione il tema della sovranità monetaria, attuando le riforme strutturali di cui il Paese ha assoluta necessità e rifondando un’Europa che sia più dei cittadini e meno delle banche. Pensare di farlo in questo Euro, a queste condizioni di austerità e con questa classe dirigente è pura follia.

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