Grazie ai nostri ‘calabraghe’ più olio tunisino e meno mare nostrum!

di Grazia Nonis. A Strasburgo, Zanonato, la Kyenge e altri dieci eurodeputati di sinistra hanno votato a favore dell’importazione dell’olio tunisino senza dazi. Zanonato s’è giustificato dicendo che se anche avesse votato contro, la misura sarebbe passata ugualmente.
Entrambi i ministri si sono arrampicati fin in cima all’Everest per difendere questa scelta molto europea ma molto poco italiana, affermando che la Tunisia è un paese alleato, attualmente in difficoltà e che quindi va aiutato. Hanno omesso di dire che al Parlamento europeo si sta discutendo per un ulteriore sostegno economico alla Tunisia. E non si parla di noccioline, bensì di 500 milioni di euro.
Quindi, perché togliere anche i dazi? Nel frattempo, la Kyenge, che non sapevo fosse una sommelier dell’olio, ha affermato che gli italiani potranno sempre scegliere se comprare “l’oro giallo” prodotto con olive italiane oppure comunitarie, tunisine o marocchine. Già, perché basta leggere l’etichetta. Peccato che la nostra oleologa non sappia che solo comprando prodotti D.O.P. o I.G.P. si ha la garanzia della provenienza delle olive. Alcuni grandi marchi, quelli che noi compriamo abitualmente e che non costano un patrimonio, indicano sull’etichetta che trattasi di “Olio ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici”.
Altri, invece: “Oli extra vergine di oliva originari dell’Unione Europea”. In pochi: “Olio italiano”, e cioè ottenuto spremendo olive di albero con radici in terra italiana, oppure prodotto e imbottigliato in Italia ma con materia prima estera? Nel girare sottosopra le bottiglie del supermercato, ne ho trovata una, né Dop né Igp, che recita: “Olio prodotto in Italia da olive coltivate in Italia”, e mi sono affrettata a comprarla. Insomma, mandiamo i ministri italiani a Bruxelles con l’intento di rappresentarci degnamente, di tutelare il nostro paese, il made in Italy e di battersi per noi, e invece scopriamo che vanno a fare le pecore, che seguono il gregge e votano per compiacere, per aiutare altri paesi tranne il nostro, o chissenefrega.
Un Vero Ministro si sarebbe legato alla poltrona, tappezzato di cartelli con su scritto “NO”! Una tale cagnara da costringere i colleghi dell’Unione a pensarci su, a rimandare, a riflettere prima del voto. I giornali di tutta Europa ne avrebbero parlato e forse questa bestiata, come tante altre genialate diventate leggi grazie ai “nostri” calabraghe, non sarebbe passata. Nel frattempo, e scusatemi se salto giù da un ulivo per fiondarmi su un peschereccio, siamo ancora in tempo per evitare l’altra porcata relativa alla cessione di grosse quote di acque territoriali sarde ai francesi, in cambio di porzioni di mare dell’isola d’Elba.
In pratica, il governo Renzi ha ceduto alla Francia le acque più pescose a nord della Sardegna. Eh sì, perché dopo sei anni di negoziati avvenuti tra il 2006 e il 2012, sotto i governi Berlusconi, Prodi, ancora Berlusconi e poi Monti, si scopre che è già stato siglato un accordo internazionale tra l’ex Ministro degli esteri francese Laurent Fabius e quello italiano Paolo Gentiloni, il 21 marzo 2015 a Caen, in Normandia. Ci hanno barattato il mare. Badate bene, accordo che il Parlamento italiano è chiamato a ratificare. Ma anche no! Perché è ora di finirla di essere troppo “Gentiloni”.

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