Governo, fine corsa. di Antonello Laiso

di Antonello Laiso. Abbiamo assistito in diretta alla discussione in Senato del Premier Conte, che è stato  probabilmente il miglior tecnico che ha svolto  quel’alto ruolo istituzionale di Governo  di questo matrimonio che non s’aveva da fare tra lega e M5stelle.
Un matrimonio quasi obbligato celebrato circa un anno fa’ per oggettiva mancanza di altre compagini possibili di Governo con le quali il Movimento 5 stelle vincitore delle elezioni cercava quel forno per un alleanza che poi si è rivelata fallimentare come io stesso avevo previsto, e tanti altri.
Quelle dure frasi rivolte dal Premier in aula hanno raggiunto finanche le coscienze, hanno  manifestato palesemente un intolleranza a chi sebbene di tolleranza  ne ha avuta tanta  a comportamenti dichiarati dallo stesso non siano stati conformi a quei ruoli istituzionali che ci si aspetta,  ed ancora a quelle regole democratiche che impongono una centralita’ della nostra Costituzione che sembra venuta meno.
I colpi di scena in questo periodo sono stati diversi, dalle indagini della magistratura per quei diktat ai non  sbarchi, a per finire  quello dei rubli di mosca che saranno pure fantasia fino a prova contraria, ma una fantasia perchè non relazionata, in quel’aula dove si doveva?
In tanti asseriscono Il Premier persona stimata da tutti, ha staccato postuma  quella spina  dopo aver capito che tale spina  provocava quei black out  di corrente non solo nel alleato di coalizione ma finanche in quel’ Eurozona la quale sempre piu ci guardava e tollerava con sospetto e dalla quale ci stavamo allontanando sempre di più?
La tolleranza ha avuto quel’epilogo che quasi sempre si verifica in tutte le situazioni e non solo in politica, la tolleranza, diventa un crimine quando si applica al male scriveva Thomas Mann, ma mai per allusioni all’oggetto.
Il Senato non e’ un luogo sacro dove baciare con discrezione e dignita’ un Rosario, ne’ tantomeno quel luogo dove si citano i versi secondo Matteo, abbiamo assistito in diretta anche a questo, la politica e’ cosa diversa dalla religione la religione e’ sacra la politica per niente, non si puo’ servirsi di simboli religiosi che potrebbero venir visti come strumentalizzazione ideologica, come ha giustamente proferito il premier Conte.
Accostare i simboli religiosi agli slogan politici non ha nulla a che vedere con la liberta’ di coscienza religiosa non solo ma si rischia di offendere il sentimento dei credenti e del principio di laicita’ fondamenta dello stato moderno.
Quel sovranismo tanto decantato mal si puo’ conciliare con quelle norme comuni Europeee che abbiamo sottoscritto e che debbono essere rispettate da uno dei paesi fondante quella stessa unione.
Brexit Regno Unito, docet….

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