Gli dei dello sport. Diego Armando Maradona. di Alberto Sigona

di Alberto Sigona. Diego Armando Maradona (Argentina 30 ottobre 1960) è ritenuto da tutti uno dei maggiori fuoriclasse di tutti i tempi (il più grande degli anni Ottanta), di certo il più forte che abbia mai calcato i campi della Serie A italiana. Era un centrocampista che all’occorrenza si trasformava in attaccante (sulle orme di Di Stefano e Crujff), basando il suo gioco sulla sua sconfinata tecnica, avendo il dribbling ed il tocco di palla come punti di forza straordinari, per una classe cristallina che ha avuto rarissimi eguali nella storia (inferiore solo a Pelè, Messi e forse Di Stefano). Giocatore completo sotto ogni aspetto, Maradona sfornava assist in ogni modo, segnava gol a volte fantastici (anche se in rapporto al talento non ne ha fatti tanti), ed era altresì magistrale sui tiri da fermo, rigori e punizioni. Ha iniziato la sua leggenda in Patria con l’Argentinos Juniors a quasi sedici anni (!?). Vi restò cinque stagioni per un totale di 166 partite e 116 gol (nel 1978 divenne capocannoniere del campionato argentino metropolitano con 22 reti, per poi ripetersi nel 1979 con 14 gol e nel 1980 con 25; il suo miglior anno fu il 1980 quando giocò 45 match segnando 43 gol), consacrandosi come un campione assoluto. Nel 1981 passò al Boca Juniors, restandovi un anno, prendendo parte a 40 partite, segnando 28 reti, vincendo il Campionato. Nel 1982 avverrà il trasferimento in Spagna, destinazione Barcellona (58-38). Qui per Maradona vi saranno più ombre che luci a causa di un’epatite, che lo fermerà per alcuni mesi, e di alcuni infortuni, il più grave avvenuto alla quarta giornata di campionato 1983-’84 , durante l’incontro fra Barcellona ed Athletic Bilbao, mentre la partita era sul 4-0 a favore del Barça. Qui Maradona subì un fallo killer da parte del difensore dell’Athletic Andoni Goikoetxea; si temette sul serio per la prosecuzione della sua carriera e che comunque non potesse tornare più quello di prima. In effetti si dice che l’infortunio gli abbia causato per sempre la perdita del 30% della mobilità della caviglia coinvolta nell’incidente. Ripresosi completamente dall’infortunio, il Barcellona, forse perché ormai riteneva Maradona un lontano parente del fuoriclasse che fu, decide di venderlo al Napoli per 13 miliardi di lire. Nella città partenopea fu accolto come un messia, e Maradona ricambierà appieno l’affetto – spesso sfociato nel fanatismo e nell’idolatria (c’è chi sinora lo paragona a San Gennaro) – facendo sognare come non mai una città italiana, Napoli, ed il Napoli, regalando magie a non finire in oltre sei stagioni, per quello che diverrà il più grande calciatore che si sia mai visto su di un campo italiano. Con gli azzurri giocò 259 partite siglando 115 gol, trascinando i partenopei alla conquista dei primi 2 Scudetti della sua storia ed ad una Coppa UEFA. A livello personale fu una volta capocannoniere della A con appena 15 gol . La magica esperienza italiana di Maradona finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari (1-0) che diede il responso di positività alla cocaina: il Napoli, ormai privato del suo dio, chiuse la stagione 1990-1991 al settimo posto. Con l’addio al Napoli possiamo dire che si concluse la vera carriera di Maradona, che proseguirà fra mille vicissitudini di ogni genere sino al 1997 (col Boca Juniors), quando dovrà arrendersi all’anagrafe ed ad un fisico debilitato da una vita sempre più sregolata (si scoprì anni dopo come fosse tossicodipendente a tutti gli effetti), che successivamente lo avrebbe quasi portato alla morte. In carriera, a livello di club, siglò 312 gol su 588 partite, facendo registrare il 53% di media realizzativa, equiparabile a quella di un bomber puro. Nei vari campionati di massima divisione: 490 partite e 259 gol. Maradona dal momento del suo addio al calcio italiano avrà anche innumerevoli problemi giudiziari, spesso legati proprio all’uso ed abuso di cocaina. Attualmente il peggio pare essere alle spalle, ma Maradona (che nel 2005-2006 fu anche ct dell’Argentina) ci ha insegnato che con lui non si può mai sapere. D’altronde, senza il suo carattere controverso ed il suo stile di vita fatto di eccessi, forse Maradona non sarebbe diventato la leggenda assoluta che conosciamo. Probabilmente è stato il giocatore più idolatrato di tutti i tempi. Personalmente lo ritengo fra i primi 5 all time, inferiore soltanto a Pelè (inarrivabile per chiunque), Messi e Di Stefano.

Con l’Argentina Maradona ha partecipato a quattro edizioni dei mondiali: 1982, 1986, 1990, 1994 (quando fu squalificato per cocaina), andando a segno nelle edizioni del 1982, 1986 (doppietta in Semif.) e 1994 (ai Mondiali del 1990 segnò solo ai rigori nella semifinale contro l’Italia). Fu Campione del Mondo 1986, quando realizzò ai Quarti un gol mitico all’Inghilterra, ritenuto quasi all’unanimità il gol del secolo (a nove minuti dall’inizio del secondo tempo, Héctor Enrique passò la palla a Maradona circa dieci metri all’interno della propria metà campo. Maradona iniziò poi la sua corsa di 60 metri in 10 secondi diritto verso la porta inglese, lasciandosi alle spalle cinque giocatori inglesi -Hoddle, Reid, Sansom, Butcher e Fenwick- ed alla fine anche il portiere Shilton, prima di depositare in rete il pallone del 2-0 per l’Argentina.); Maradona mise a segno il suo incredibile show cinque minuti dopo l’altro famoso e controverso episodio per cui è spesso ricordato ovvero quello della Mano de Dios. Maradona ha successivamente dichiarato che non avrebbe potuto segnare un gol così bello se non avesse giocato contro l’onesta squadra inglese, che non lo mise a terra come invece avrebbe fatto la maggior parte delle difese. Nel ’90 fu Argento ad Italia ’90, perdendo in Finale con la Germania.
I suoi 91 incontri e 34 reti – 8 iridati – (37%) con la Nazionale argentina costituirono due record, successivamente battuti.

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1 Response

  1. L'AUTORE ha detto:

    ERRATA CORRIGE
    D. Maradona fu ct dell’Argentina fra il 2009 e 2010, prendendo parte ai Mondiali di Sudafrica 2010

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