Giuseppe Conte al Senato: cerchiobottismo e doppiogiochismo? di Enzo Sanna

di Enzo Sanna. Assistendo alla diretta del discorso di Giuseppe Conte al Senato ho provato qualche attimo di spaesamento. Alcuni passaggi, (solo alcuni, purtroppo) suonavano familiari alle mie tube di Falloppio allenate da una vita alla musica “di sinistra”, di quella che il renzismo ha tentato di sopprimere.
Si ripropone presto, però, il ritorno alla realtà con la maldestra slinguazzata del neo Presidente del Consiglio nei confronti dell’operato del Presidente della Repubblica Mattarella, oggetto sino al giorno prima di offese e cialtronerie che nessuna “gomma” potrà cancellare. Non ha sentito, il nostro eroe, la necessità di domandare scusa di ciò, proseguendo poi con le (poco) abili giravolte da giocoliere circense nell’illustrazione del “suo” programma. Confesso inoltre: mi infastidisce dover riconoscere che Renzi nel suo intervento abbia mirabilmente “letto la vita” ai novelli quaquaraquà, almeno sino al momento in cui ha tentato la maldestra autodifesa del proprio scellerato operato di governo, causa prima di quanto oggi è cronaca e per un po’ sarà, nostro malgrado, vita quotidiana. Piccola nota di costume: avete notato, in conclusione dell’intervento di Renzi, il sorriso scambiatosi tra i “vice-Conte” Salvini e Di Maio?
Somigliavano tanto a quelli dell’ottobre 2011 tra la Merkel e Sarkozy nei confronti di Berlusconi. Chissà se anche il finale della “favola” non finisca per rivelarsi simile. Intanto la capogruppo grillina Taverna slinguazza, senza provare vergogna, la memoria del de cuius Casaleggio (ma c’è da scommettere che lo slinguazzato sia in realtà il giovane erede di costui al quale i grillini verseranno una quota della loro “diaria” di parlamentari). Cosa si sarebbe detto di Berlusconi che slinguazza Confalonieri, Presidente di Mediaset nonché Presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano (non ridete, vi prego; è tutto vero)? Oppure di Renzi che slinguazza Marchionne? Ops, perdoni chi legge; questo è successo davvero.
Però la slinguazzata della Taverna passerà alle cronache come doveroso omaggio e non per ciò che è: una miserabile “performance” senza scopo se non quello di ingraziarsi un “extra-parlamentare”, come un tempo venivano definiti i politici senza “cadrighe”. Ma cosa mai sarà questo conflitto d’interessi citato dal “premier” Conte? L’impressione è che siamo in presenza di una penosa commedia recitata da ancor più penosi attori, alla faccia del neo presidente Conte il quale sbandiera la stantia retorica del nuovo che invece sa di stantio, se non di muffa.
La dice lunga la pena di vedere Di Maio battere le mani sugli interventi di Giuseppe Conte solo dopo aver guardato se Salvini dall’altro lato applaudiva. Nessun applauso, invece, quando Conte cita Dostoevskjj su Puskin, e poi cita il sociologo Ulrich Beck e poi ancora, in una bolgia di mirabile erudizione, approda a Kotler e al suo “Bisogna ripensare il capitalismo”. Evvai! Al cospetto di tanta sapienza, chi scrive è tentato di genuflettersi di fronte allo schermo TV, ma solo per evitare di intraprendere una lunga e presumibilmente noiosa ricerca “in rete”, quella tanto cara ai grillini. Poi mi chiedo, ma il grillino a cui hanno affidato il compito di rappresentarli sui “media”, tale Casalino, avrà impiegato qualche minuto secondo a istruirsi in materia, magari durante la pubblicità della colta trasmissione “Grande Fratello”?
Dopo tanta erudizione (di Conte, s’intende) assistiamo a una caduta verticale di sapienza. La solita solfa che destra e sinistra non esistono più, lo fa ripiombare verso la pochezza grillino-leghista e lui, con pudicizia intrisa di destrezza tipica dell’abile mescolatore di carte cerca l’applauso più che specificare i contenuti del “suo” programma. Eccolo allora esibirsi in concetti quali: “bisogna essere pragmatici”, “ascolto, esecuzione, controllo”, “fine al business dell’immigrazione”, “diritti sociali”, “daspo per i corrotti” e amenità varie sulle quali rischiamo di ritrovarci tutti o quasi concordi. L’avvocato conduce la sua arringa a difesa della maggioranza tentando di convincere la “giuria”, cioè gli elettori tutti, della bontà del programma di governo.
Arriva puntuale, però, lo scivolone sulla Russia: cerchio-botte tra USA e Russia. Altro scivolone quando cita il concetto della “Certezza della pena”. La sua ricetta? Eccola: costruire nuove carceri. Ma guarda un po’, neppure una parola che riguardi l’implemento degli agenti di Polizia penitenziaria. Qualcuno in malafede sosterrà ora che la faccenda è sottintesa! Ma neppure per sogno. Dice ancora, con enfasi: “Non siamo e non saremo mai razzisti”! Ma intanto volge lo sguardo verso la zona di destra dell’emiciclo, quella pregna di leghisti xenofobi e razzisti e degli autodefinitisi “patrioti”, cioè i fratelli d’Italia, non da meno dei leghisti in materia. Ops! Il cerchiobottista cambia argomento e risorge parlando di flat tax, ma illustra tutt’altro concetto. Che fine ha fatto l’aliquota unica? Vabbe’, la norma costituzionale sulla progressività della fiscalità verrà assicurata dagli sgravi, però se ne parlerà addivenire. E noi staremo a vedere.
E circa il “reddito di cittadinanza”? A Sentire Conte sembra essere divenuto né più né meno che la vecchia arcinota cassa integrazione. L’articolo ha ampiamente superato i limiti volumetrici di “leggibilità”, pertanto è bene chiuderlo rimandando il seguito alle successive puntate nella convinzione che la “telenovela” sarà pregna di colpi di scena. Intanto chiediamoci se Conte sia un cerchiobottista o un doppiogiochista. Forse né l’uno né l’altro, ma di certo un acrobata che mette a frutto le proprie capacità di “avvocato difensore”, cioè di colui che (non me ne vogliano gli avvocati) assume il ruolo dell’azzeccagarbugli di manzoniana memoria (permettete anche a chi scrive qualche misera quanto banale citazione, anche se Manzoni non è né russo, né tedesco, né americano, ma solo un povero bauscia meneghino).

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